Allarme di Confindustria: Pil a -0,3% nel 2005
09/01/2009
Da Viale dell’Astronomia riviste al ribasso le previsioni per quest’anno. Nel 2006 con interventi incisivi di sostegno allo sviluppo possibile previsione di crescita dell’1,2%
Roma, 12 lug. (Adnkronos/Ign) – Confindustria prevede una crescita negativa per quest’anno del -0,3%, ma positiva e pari allo 0,8% per l’anno prossimo. Le previsioni macroeconomiche sono contenute nel rapporto del Centro studi di Confindustria, che nel rapporto di previsione del dicembre scorso aveva indicato per il 2005 un tasso di crescita pari all’1,4%.
Questa previsione, spiega il Csc, faceva affidamento sulla tenuta dei consumi e dell’export, nonché sul proseguimento della buona dinamica degli investimenti in costruzioni. Gli ultimi dati della contabilità nazionale che hanno fatto segnare due trimestri negativi di crescita, hanno portato tutti gli analisti a rivedere le loro previsioni congiunturali a ribasso.
Particolarmente sorprendente è stata la caduta delle esportazioni e il rallentamento significativo registrato dagli investimenti in costruzioni. I consumi continuano ad essere la componente della domanda che tiene di più, sebbene anche la loro dinamica si sia deteriorata
Il prodotto interno lordo nel 2006 crescerà dello 0,8%: secondo il Csc gli investimenti nel 2006 potrebbero crescere dell’1,9% mentre i consumi dell’1,0%. Ma, secondo Confindustria, è possibile delineare per il 2006 uno scenario di crescita del Pil maggiore, a fronte di interventi incisivi di sostegno allo sviluppo, in particolare con una riduzione del carico fiscale (taglio dell’Irap alle imprese e cuneo fiscale per 4 miliardi di euro). In questo caso il Pil nel 2006 potrebbe crescere oltre quota 1,2-1,3%.
Secondo questa seconda ipotesi il Pil aumenterebbe dello 0,4-0,5% -aggiuntivi rispetto allo 0,8% dello scenario di base- a seguito, in parte, del recupero di competitività del sistema -quantificabile in uno 0,2%- e, in parte, al miglioramento del clima di fiducia delle imprese e delle famiglie -quantificabile in un altro 0,2-0,3%. In particolare, l’effetto sarebbe positivo per gli investimenti (+2,1%) e i consumi privati (+0,6% sempre in termini aggiuntivi) sostenuti, i primi, da migliorate aspettative di crescita e i secondi da un aumento dell’occupazione (35-40 mila unità) e diminuzione dell’inflazione (-0,2%)
Da viale dell’Astronomia arrivano dati anche sul rapporto deficit-Pil che nel 2004 dovrebbe attestarsi al 4,2-4,3%. A fronte di un disavanzo programmato nell’autunno scorso pari al 2,7% del Pil, nel 2005 i conti pubblici molto probabilmente si chiuderanno con un disavanzo del 4,2-4,3%, stima il Csc, considerando l’esaurirsi delle misure una tantum del 2005, il deficit tendenziale del 2006 potrebbe avvicinarsi al 4,8-4,9%. In buona misura ciò è dipeso dal drastico ridimensionamento delle prospettive di crescita nel 2005, continua il Csc, da modesta espansione (per il 2005 la previsione del governo era 2,1%, quella del Csc a dicembre 2004 era pari a 1,4%) a sostanziale recessione (-0,3%).
Il Csc stima che gli interventi che il governo ha concordato con la Commissione europea per un piano di rientro graduale possano portare nel 2006 a una crescita del Pil pari allo 0,8%, riportando il deficit tendenziale intorno al 4,0%.
Poi l’inflazione che nel 2005 dovrebbe restare vicino alla media dell’area euro, fermandosi al 2,0% in media d’anno. Nel 2006 dovrebbe aversi una lieve discesa della componente energetica e un rallentamento dell’inflazione all’1,8%, che si manterrebbe poi stabile nel corso del 2007.
Infine Il cambio euro-dollaro che dovrebbe oscillare, per la restante parte del 2005, intorno ai livelli attuali e chiudere con una media di 1,25. Le pressioni al ribasso sul dollaro esercitate dal disavanzo esterno americano dovrebbero tornare a prevalere nel corso del 2006, portando il cambio di nuovo in prossimità di 1,28 dollari per euro a fine anno.
Per il presidente di Confindustria Luca Cordero di Montezemolo, il mancato taglio dell’Irap pesa sulla crescita. ”Lo scenario di rinvio, di non decisione, vale mezzo punto di crescita del Prodotto interno lordo”, sottolinea all’apertura dei lavori del seminario del centro studi di Confindustria. Il presidente ribadisce che ”non è poca” la differenza tra uno scenario propositivo con la messa in atto di interventi di politica economica ed uno invece in cui manca l’impulso politico. ”Dopo i dati forniti a dicembre sulla situazione dell’economia italiana -commenta Montezemolo- sui quali tutti hanno discusso per mesi oggi il Csc mette a disposizione un’importante chiave di lettura e soprattutto di azione possibile. Siamo fiduciosi che si abbia la responsabilità di decidere per lo scenario più favorevole alle famiglie e alle imprese”.
IGN Economia
12/7/2005