Alla conquista del mercato brasiliano con Simest

09/01/2009

INTERVISTA ALL’ING. MASSIMO D’AIUTO, DIRETTORE GENERALE DELLA SIMEST – “La competizione internazionale non si può solo vincere con le esportazioni. La partita si gioca sulla capacità di realizzare investimenti produttivi nei mercati strategici più importanti”

Investire all’estero per crescere in Italia; e per destinare alla ricerca e all’innovazione parte dei profitti ottenuti oltre confine grazie all’espansione commerciale nei mercati emergenti e all’ottimizzazione derivante da una migliore combinazione dei fattori produttivi. Secondo Massimo D’Aiuto, Direttore Generale della SIMEST – la finanziaria pubblico/ privata che sostiene i progetti di investimento delle imprese italiane all’estero e con un bilancio 2004 in utile per 8 milioni di euro, il risultato migliore dall’inizio dell’attività – è questa la direzione verso cui le aziende dovrebbero orientarsi per reggere alla forte concorrenza dei mercati internazionali.

Ing. D’Aiuto, qual è l’esperienza di SIMEST sul mercato brasiliano?
In America Latina in generale c’è una attiva presenza di imprese italiane attratte, oltre che da oggettive opportunità di sviluppo, da profonde radici culturali che tradizionalmente ci avvicinano e ci accomunano a questi Paesi. In Brasile, in particolare, c’è una forte presenza di aziende italiane, e tra queste ben 32 si sono avvalse di SIMEST per la costruzione dei propri progetti ai quali SIMEST ha conferito direttamente 24,6 milioni di euro, che hanno generato investimenti complessivi pari a 314 milioni di euro rappresentati in grandissima parte da esportazioni di macchinari e di impianti italiani. A queste si aggiungono 115 agevolazioni per un valore di crediti concessi di 715 milioni di euro.

In quali settori produttivi?
Il settore elettromeccanico/meccanico ha fatto la parte del leone, catalizzando la maggior parte degli investimenti, seguito dal tessile e abbigliamento, dall’edilizia, e via via dagli altri settori. Una considerazione particolare va fatta poi per il settore del legno e dell’arredamento, che ha visto SIMEST coinvolta nella realizzazione di un distretto italiano del mobile a Uberlandia.

Quali sono gli strumenti a disposizione delle imprese per “navigare” nella competizione globale?
La competizione internazionale ai nostri giorni non si può solo vincere con le esportazioni. La partita si gioca sulla capacità di realizzare investimenti produttivi nei mercati strategici più importanti per le imprese italiane. SIMEST oggi dispone di tutti gli strumenti necessari per accompagnare le aziende nei loro progetti di espansione all’estero. Strumenti finanziari come la partecipazione al capitale delle società, speciali fondi di venture capital destinati ad aree specifiche, il finanziamento di programmi per la penetrazione commerciale o per la realizzazione di studi di fattibilità, rappresentano la risposta alle esigenze di crescita delle imprese.

Si può affermare che fare business all’estero è più facile se si può disporre di specialisti nell’assistenza e consulenza per gli investimenti?
Certamente sì, soprattutto quando si parla di imprese italiane rappresentate per la maggior parte, come noto, da piccole e medie imprese. Nel nostro caso l’esperienza è un patrimonio realmente tangibile. Una piccola impresa investe all’estero al massimo una o due volte, noi lo facciamo una sessantina di volte all’anno. Il nostro fiore all’occhiello ed il sostegno più importante per le piccole e medie imprese sono infatti i servizi forniti ed affinati in 14 anni di affiancamento alle aziende in oltre 50 Paesi extra UE.