Alitalia, oggi vertice governo-sindacati Colaninno: l’alternativa è il fallimento
01/09/2008
ROMA
I sindacati «devono comprendere che l’alternativa è il fallimento». Così Roberto Colaninno, presidente della Compagnia Area Italiana, spiega in un’intervista al Financial Times la sua strategia per vincere le resistenze nel difficile negoziato su Alitalia. «Questa non sarà una normale trattativa sindacale», aggiunge il manager.
Nella conversazione con il quotidiano britannico, Colaninno esorta gli italiani «a dire "basta" e smettere di piangere e parlare al bar senza fare nulla». Se il Paese non si libera di questo atteggiamento, aggiunge, «il futuro italiano sarà molto scuro». Dal suo punto di vista, il dossier Alitalia «è un sfida molto eccitante». E aggiunge: «Mi piace molto. Fa parte della mia personalità». Ma, nonostante l'avvertimento di Colaninno, i sindacti paiono intenzionati a chiedere oggi al governo di fare un passo indietro nel percorso avviato per il salvataggio di Alitalia. Sosterranno l’esigenza di riaprire il dossier del Piano Fenice, chiuso prima di discuterne i contenuti con i rappresentanti dei lavoratori, e giudicato dalle sigle troppo debole per aprire la strada ad un percorso di rilancio che giustifichi l’alto prezzo da pagare in posti di lavoro.
Solo di fronte ad una strategia industriale convincente, avvertono le sigle, ci sarà poi la disponibilità a parlare di esuberi e ammortizzatori sociali. Aprire un confronto che non sia spalle al muro non sarà facile. È chiara la posizione del governo: la soluzione trovata è «l’unica scelta possibile», come alternativa «c’era solo il fallimento». Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi lo ha sottolineato giovedì, dopo il decreto che ha ritoccato la procedura prefallimentare dell’amministrazione controllata spianando la strada al piano dell’advisor Intesa Sanpaolo: il commissario, nominato venerdì scorso, ha ora poteri adeguati per cedere in tempi stretti gli asset operativi di Alitalia ad una newco, che può contare sulla cordata di 16 investitori italiani destinata a crescere, e che creerà la «nuova Alitalia» integrando anche Air One.
Il compito più difficile sarà poi quello di gestire quel che resta della «vecchia» compagnia: esuberi, debiti, asset da liquidare, azionisti e obbligazionisti da indennizzare. Domani il tavolo governo-sindacati verrà aperto, presso la sede del ministero del Lavoro di via Flavia, con una relazione del neocommissario straordinario di Alitalia Augusto Fantozzi. Il confronto con le nove sigle sindacali sarà «a tutto campo» – ha preannunciato il ministero -, non solo sui temi del lavoro ma con tutti i ministri interessati ai diversi aspetti dell’operazione: l’azionista di controllo di Alitalia, il ministro dell’Economia Giulio Tremonti; per i Trasporti, Altero Matteoli; per lo Sviluppo economico, Claudio Scajola; e per il Lavoro, Maurizio Sacconi.
I sindacati sono «abbastanza delusi», dice il leader dei piloti, il presidente dell’Anpac Fabio Berti, «perchè – spiega – ci aspettavano un confronto preventivo per discutere le linee strategiche del piano». L’Anpac sarà al tavolo con «lo spirito di affrontare i temi industriali, e di non parlare di esuberi fino a quando non sarà di fronte ad un percorso che possa portare ad un risanamento effettivo». Al contrario «di fronte di un piano non condiviso, e che a nostro giudizio possa pregiudicare le prospettive di rilancio, le reazioni saranno durissime, anche perchè non partiranno solo dai vertici sindacali ma dai lavoratori stessi stremati da anni di crisi». «L’auspicio è quello di trovarci di fronte ad una trattativa vera», dice Franco Nasso, il segretario generale della Filt-Cgil: il confronto, sottolinea, «deve partire dal profilo industriale del piano, e dai problemi che emergono dai contenuti del progetto che solo indirettamente abbiamo appreso» per discutere solo dopo «degli effetti sul lavoro».
Per un sì delle sigle serve un piano che sia «finalizzato al rilancio». La UilTrasporti garantisce «uno spirito costruttivo». «Vogliamo conoscere il progetto, e speriamo che sia un piano coerente», dice il segretario nazionale Marco Veneziani. «E solo successivamente parleremo degli esuberi, che auspichiamo siano molto meno di quelli che si leggono da indiscrezioni». Andranno gestiti «insieme al sindacato, e va chiarito che nessuno deve restare a terra». L’ad di Intesa Sanpaolo, Corrado Passera, venerdì ha avvertito: senza il sì dei sindacati il piano può naufragare.
Fonte:
La Stampa