Alfaparf mette le ali al business dei capelli

21/07/2015

IL GRUPPO DI BERGAMO, SPECIALIZZATO IN PRODOTTI A USO PROFESSIONALE, CONTINUA A CRESCERE IN ITALIA E SOPRATTUTTO ALL’ESTERO: “MERITO DELLE NOSTRE STRATEGIE MA ANCHE PERLA MINORE ATTENZIONE PER IL SETTORE DELLE MULTINAZIONALI” .

Raddoppiare il fatturato consolidato, di 207 milioni nel 2014, nel giro di 5 anni, triplicare l’Ebitda, ridurre l’indebitamento. Sono questi gli obiettivi di Alfaparf, azienda della cosmesi, conosciuta in Italia soprattutto per Dibi il suo marchio più famoso, quello dei macchinari per il corpo utilizzati in 1300 centri estetici del paese. Eppure Dibi è solo una piccola parte del giro d’affari. Il core business di questa realtà con quartier generale a Osio Sotto (Bergamo) restano i prodotti per capelli, soprattutto a uso professionale, che valgono il 55% dei ricavi totali. Ed è in questo settore che Alfaparf continua ad investire: «Grandi multinazionali come P&G (Wel-la), L’Oréal, Henkel (Schwarzkopf) — spiega il direttore generale Giuseppe Gennero — stanno puntando sempre di meno su quel canale e per aziende come la nostra si stanno creando interessanti spazi di crescita». Le strategie perseguite finora dal gruppo bergamasco stanno dando i loro frutti. Nonostante i ricavi realizzati al 70% in moneta diversa dall’euro, e dunque penalizzati dalle svalutazioni, la crescita nel 2014 è stata del 2% a valore. «A parità di cambi — sottolinea Gennero —avremmo segnato un +10%, visto che le quantità vendute sono aumentate del +7%”. Un incremento importante quello dell’Ebitda che è arrivato a 33 milioni (+50%)». L’utile netto è stato di 5,8 milioni. L’indebitamento è invece a 86 milioni di euro, di cui 60 che risalgono all’acquisizione del gruppo Gts (Dibi) a fine 2009. Anche il 2015 è partito bene, segnando un +22% di ricavi nei primi sei mesi e lasciando prevedere di raggiungere a fine anno i 240 milioni di fatturato consolidato. «Merito dell’aumento delle vendite nel settore parrucchieri (+22%). Dell’espansione all’estero (Europa, Nord America e Asia) dei prodotti viso e corpo (+70%) e delle apparecchiature. E della forte crescita del private label, soprattutto sulle tecnologie per il colore dei capelli», afferma il direttore, ex manager L’Oréal. Oltre al settore professionale, Alfaparf ha puntato, seppur in modo cauto, sul retail. Ha stretto in esclusiva due accordi con la grande distribuzione organizzata: uno in Italia con Tigotà (gruppo Gottardo) per la vendita dallo scorso maggio della linea per capelli “Salone Milano” in 400 negozi per la pulizia della casa e della persona. L’altro in Turchia, con il colosso cinese Watsons per portare shampoo e balsamo nei 150 drugstore di quel paese. I rapporti instaurati con Watsons potrebbero poi, in un prossimo futuro, aprire agli italiani le porte di nuovi territori, come la Cina, primo mercato al mondo per lo skin-care. Oltre alle mire sul paese del Dragone, il gruppo di Osio intende rafforzarsi in America Latina, aumentando allo stesso tempo la penetrazione sui mercati ricchi con l’apertura di due nuove filiali in Europa e Asia, che andranno ad aggiungersi alle 20 sparse per il globo, di cui ben 13 concentrate nelle Americhe. La società continuerà a investire sul canale professionale capelli e a focalizzarsi in modo deciso sull’espansione della divisione prodotti per il corpo. «Stiamo facendo l’inverso — commenta Gennero — di quanto facevamo in L’Oréal, dove c’era l’ossessione di crescere sui mercati emergenti, perché sui quelli maturi avevamo già quote altissime». Del resto Alfaparf è ormai da oltre 20 anni nei paesi Latino americani, con una fabbrica in Argentina e una in Venezuela che producono solo per il mercato locale. E altre due fabbriche, in Messico e in Brasile che forniscono il mercato globale. Lo stabilimento più grande è oggi quello italiano di Osio Sotto. «Qui — conclude il direttore — produciamo 35 milioni di pezzi, su 100 milioni a livello mondo, quelli a più alta tecnologia». 

Fonte: Repubblica.it