Al via l’era delle banche senza frontiere

09/01/2009

Sarà un week end di gran lavoro per banchieri europei. I destini dell’olandese Abn Amro potrebbero essere decisi già domani: il board si riunirà assieme a quello dell’inglese Barclays. Ma su quel dossier-fusione è pronto a intervenire anche lo spagnolo Santander, con la britannica Royal Bank of Scotland e la belga-olandese Fortis. A fianco di Barclays, d’altra parte, sono pronti altri membri della top ten di Eurolandia: l’iberico Bbva e la francese Bnp-Paribas. Che però sarebbe in agguato anche altrove. Ieri la connazionale Société Générale, guidata da Daniel Bouton, è volata in Borsa anche sull’ipotesi di un’offerta di Bnp – otto anni dopo il primo tentativo – anticipando le mosse di UniCredit, che ieri ha ammesso l’esistenza di «contatti esplorativi». Basterà a sopire le attese di blitz immediati, sapere che Alessandro Profumo è in Portogallo, per un fine settimana di relax?

n Italia, l’attesa per il risiko europeo è tutta concentrata proprio su UniCredit, unico player in grado di giocare un ruolo attivo nel riassetto continentale, ormai in fase di decollo. Intesa-Sanpaolo, prima banca italiana, per sua stessa ammissione (ma anche per l’indole dei suoi grandi azionisti, abituati a giocare in casa) esclude aggregazioni paneuropee. Mentre Capitalia appare sempre più una «preda». A muovere con chance di successo, dunque, può essere solo l’UniCredit. Facendo valere la sua capitalizzazione di 77 miliardi di euro che la pone al secondo posto dell’area euro, dietro al Santander, e al quinto posto nell’Europa «allargata» alle spalle di Hsbc, (156 miliardi), Ubs (96), Rbs (94) e Sch (86).

Un’eventuale aggregazione di UniCredit con Société Générale (che vale circa 68 miliardi), creerebbe con 145 miliardi di capitalizzazione il vero campione europeo, con posizioni di leadership in una macroarea che unisce Francia, Nord Italia, Germania, Austria e Nuova Europa.
>n disegno ambizioso che, malgrado le smentite degli ultimi giorni, sia Profumo che Daniel Bouton avrebbero più volte esaminato negli ultimi anni. E che sarebbe facilitato, anche se non è certo il motivo dominante, dall’avere entrambi come socio il gruppo assicurativo britannico Aviva, più volte candidato a una fusione con Generali.

Ma i tempi di una fusione UniCredit-SocGen, più volte evocata sul mercato anche in passato, sono davvero maturi? Nelle ultime settimane un’accelerazione sembra esserci stata («UniCredit parla di contatti esplorativi»), anche se ora i tempi rischiano di allungarsi, se il titolo SocGen dovesse ancora «volare via», rendendo poco conveniente l’aggregazione agli occhi del management di UniCredit. A sei anni di distanza, allora era il 2001, brucia ancora il fallimento del tentativo con Commerzbank, saltato proprio per le anticipate reazioni di mercato.

Dal vertice di Piazza Cordusio non filtrano né commenti né indiscrezioni. Ma da una ricognizione all’interno dei soci italiani di UniCredit, l’attesa per una nuova fase nel processo di crescita è forte. «Prima della fine dell’anno, ci aspettiamo che Profumo ci porti una proposta concreta da esaminare — spiega uno dei grandi azionisti — sappiamo che le opzioni sono più di una, in Italia e all’estero». L’opzione Société Générale, forse la più adatta a completare quel disegno paneuropeo caro a Profumo e già avviato con la tedesca HypoVereins Bank, è a portata di mano. Ma potrà realizzarsi solo se, oltre alle condizioni di mercato, non vi sarà l’opposizione di Bnp Paribas, prima banca francese con una capitalizzazione analoga a quella di UniCredit.

Bnp Paribas non ha mai rinunciato all’idea di completare il disegno originario di maxi-polo francese (all’epoca, il merger doveva essere a tre: Bnp, SocGen, Paribas). Chissà se per aprire la strada a UniCredit in Francia, chiederà contropartite in Italia. L’acquisizione di Bnl, avvenuta a prezzi tanto elevati da permettere una ritirata senza danni a Unipol, è considerata insufficiente dai francesi che vogliono ancora crescere in Italia.
La quasi certa sistemazione definitiva dell’olandese Abn Amro e le probabili scelte della francese SocGen, ormai rinviate a dopo l’insediamento del nuovo Governo a Parigi, aprono a tutti gli effetti il grande risiko europeo.

Difficile, malgrado i tanti rumors, che siano coinvolti i grandi campioni nazionali. La Germania difficilmente «perderà» Deutsche Bank, al centro di un interesse dell’americana Citigroup, né sono prevedibili scossoni — almeno nell’immediato — sui due leader di Spagna (Santander e Bbva) e Francia (Credit Agricole e Bnp Paribas). Ma dopo Abn Amro, tutti gli anelli deboli del sistema europeo sono destinati a diventare possibili prede.

Chi non ha la taglia troppo grande per potersi difendere, né troppo piccola da sconsigliare battaglie per la sua conquista, è a rischio. Vale per i francesi di SocGen (che pur capitalizzando 67 miliardi hanno un’azionariato frammentato e poco coeso), ma vale soprattutto per la tedesca Commerzbank, per la franco-belga Dexia e per l’italiana Capitalia.

Fonte:
Il Sole 24 Ore
Alessandro Graziani