Agroalimentare: +15.35% export italiano verso gli Usa

09/01/2009

Le esportazioni agroalimentari verso i Paesi delle area Nafta (Usa, Canada, Messico) sono in forte crescita nel 2005. Tra gennaio e settembre di quest’anno il nostro export nei confronti degli Usa è aumentato del 15.35% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Si tratta dell’incremento più elevato rispetto ai nostri maggiori concorrenti nell’area, ovvero Canada, Messico e Francia.

Negli Usa l’Italia è il quarto fornitore di prodotti agroalimentari, prima di Francia e Australia. Nei primi sette mesi dell’anno, verso il Canada, l’agroalimentare italiano ha registrato una crescita del 13.38%. In Messico, invece, le nostre esportazioni del settore sono diminuite di circa il 25%, ma in compenso il flusso di vino italiano verso quel Paese è aumentato del 16%.

L’agroalimentare italiano nei Paesi Nafta si caratterizza per la sua forte riconoscibilità, per il suo legame al territorio, e per la qualità dei prodotti grazie anche ai marchi protetti. Eppure c’è l’esigenza di una promozione continua e di una lotta più serrata alle contraffazioni per controbattere la concorrenza di alcuni Paesi che stanno emergendo in questi anni, come Australia, Cile, Sud Africa, la California e la Nuova Zelanda. Insomma non si può abbassare la guardia, anzi bisogna rafforzare le campagne di sensibilizzazione per far conoscere la qualità del mangiare made in Italy.

Negli Usa assistiamo a un sempre maggiore interesse per il cibo di casa nostra, percepito come salutare e gustoso. Attualmente l’Italia è il primo Paese fornitore di vino, con un aumento dell’export del 13.7% rispetto allo scorso anno. Gli Statunitensi sono fortemente legati ai marchi italiani, ma, per la Camera di Commercio Italiana a New York, non è possibile competere nei settori dei grandi fabbisogni, poiché la politica agricola nazionale garantisce l’autosufficienza. Pertanto si deve puntare sui prodotti o di nicchia o con una forte caratterizzazione territoriale o di tipicità.

La promozione non deve quindi solo toccare il prodotto a se stante ma anche la zona di provenienza, con la cultura, la storia, le tradizioni e il territorio, portando vantaggi anche in altri settori come quello turistico e culturale. Inoltre serve uno sforzo comune tra produttori, camere di commercio, Regioni, Ministero delle Politiche Agricole e l’Unione Europea per tutelare maggiormente i prodotti tipici.

Discorso simile per il Canada, dove i prodotti agroalimentari tipici italiani sono presenti da diversi anni sul mercato, grazie anche alla presenza di una numerosa comunita` Italiana, che ha giocato un ruolo fondamentale, almeno inizialmente. Bisogna però rafforzare la presenza italiana attraverso spot televisivi, articoli su riviste specializzate, eventi di promozione, oltre ad affidare la distribuzione dei nostri prodotti a compagnie locali che conoscono meglio i gusti della popolazione. I settori dove l’Italia è più concorrenziale sono: lattiero – caseario, oleario, vitivinicolo.

L’orientamento verso un mercato di nicchia è ancor più valido per il Messico. Chi acquista cibo o vino italiano ha di solito una capacità di spesa superiore alla media. I ristoranti sono ancora il principale canale per la distribuzione. Sarebbe indispensabile un intervento promozionale incentrato proprio sull’informazione e sulla degustazione dei vini, capace di ‘guidare’ un consumatore ancora poco esperto ma in compenso molto attratto dal mangiare “made in Italy.

Fonte:
Assocamerestero