Agricoltura: il biologico italiano torna a livelli record

09/01/2009

“Il biologico italiano ha assoluta necessità di un quadro di sostegno stabile che si concretizzi soprattutto nella creazione di infrastrutture, quali centri di stoccaggio, di primo confezionamento e di trasformazione, collegate in maniera efficace ala grande distribuzione. Il tutto sostenuto da una campagna informativa e promozionale da sviluppare in tutto il paese”. Lo ha sostenuto il presidente della Cia-Confederazione italiana agricoltori Giuseppe Politi intervenendo oggi al dibattito organizzato dal ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali sul tema “La situazione e le proposte tra sviluppo rurale e mercato: l’agricoltura biologica che vogliamo” nell’ambito del Sana di Bologna.

“E’ indispensabile -ha aggiunto Politi- dare risposte valide ad un settore, quale quello dell’agricoltura biologica, che nello scorso anno ha fatto registrare una crescita pari al 21,7 per cento, ponendo il nostro paese al quarto posto nel mondo, dopo Australia, Cina e Argentina, e al primo in Europa. E’ necessario dare impulso ai prodotti bio italiani (ortofrutta, olio, vino di particolare pregio) orientandoli in maniera efficace verso i mercati nazionali ed internazionali. Un’azione oggi quanto mai opportuna soprattutto in un momento in cui buona parte della distribuzione nord europea si rivolge per questi stessi prodotti alla sponda sud del Mediterraneo”.

“La Cia -ha sottolineato il presidente- è impegnata in questa direzione e l’Anabio, la nostra associazione dell’agricoltura biologica, porta avanti un’azione tesa a individuare i problemi che vivono gli operatori cercando di fornire tutte le risposte necessarie perchè le aziende bio possano crescere senza condizionamenti e ostacoli. Un’azione rivolta in particolare ai giovani che hanno dimostrato attenzione verso questo tipo di agricoltura. Sta di fatto che oltre il 58 per cento delle imprese biologiche viene gestita da produttori con meno di 49 anni”.

Politi ha evidenziato che un aspetto fondamentale e caratteristico del biologico italiano è quello della presenza di tantissime piccole e medie imprese che con tenacia e convinzione di sono dedicate con passione alla difesa della biodiversità. “Verso queste aziende, che quasi sempre orientano la loro produzione alla vendita diretta, alla trasformazione, ai mercati locali, bisogna -ha rilevato il presidente- intraprendere velocemente alcune precise azioni che abbiano un minimo impatto finanziario: semplificazione delle norme sanitarie, burocratiche e fiscali, istituzioni di laboratori collettivi, attivazione dell’interesse da parte della ristorazione e promozione territoriale”.

“Comunque, per tutto il nostro biologico -ha detto Politi- può essere utile un marchio made in Italy ma va avviata subito una discussione sulle modalità, le percentuali di prodotto, l’organo a cui demandare i controlli i cui costi non possano ricadere ancora sui produttori”.

“Questa azione -ha concluso i presidente della Cia- deve trovare adeguata collocazione e corrispondenza nel Piano d’azione pluriennale nazionale, concepito in stretto collegamento con i nuovi piani di sviluppo rurale”.

Fonte:
Trendo Online