Adottare un bambino in Brasile
09/01/2009
Per comprendere certe situazioni – si sa – bisogna «calarsi nei panni». Ma l’adozione internazionale appare una specie di mare magnum di cui il golfo brasiliano non manca di gorghi, correnti e altre “trappole”. Magari non proprio mortali, ma che possono lasciare tramortiti chi vi si avventura. Prima di tuffarci, sarà quindi il caso di indossare pinne e boccaglio dell’aspirante genitore che avvia la procedura dell’adozione consultando la miniguida che abbiamo predisposto qui di seguito.
Identikit della famiglia multietnica
Uniti in matrimonio da almeno tre anni (oppure cumulati fra matrimonio e dimostrabile convivenza). Idonei a educare, istruire e mantenere i minori. Di istruzione medio alta, impiegati, residenza in Italia centro-settentrionale, 40 – 45 anni il padre, 35 – 39 anni la madre; disponibili ad adottare un minore di 0-6 anni o più.
Vi riconoscete? È il profilo del genitore italiano adottivo multietnico, secondo i dati raccolti nel rapporto della Commissione per le adozioni internazionali “Coppie e bambini nelle adozioni internazionali sui fascicoli dal 2000 al 2007. In dettaglio, il 45 per cento dei genitori adottivi ha un diploma di istruzione superiore, il 34 per cento è in possesso di laurea.
Liguria, Toscana, Veneto, Lombardia, Emilia Romagna sono i bacini più ricchi di genitori adottivi internazionali e, non a caso, più ricchi tout court. Perché conta anche questo aspetto: per l’adozione in Brasile le pratiche per i servizi degli enti italiani costano mediamente 4mila euro, quelle per i servizi degli enti esteri circa 6500. Si aggiungano varie spese vive e la disponibilità a viaggiare e soggiornare nel Paese per un periodo che va dai 30 ai 50 giorni e che comprendono un periodo di affido preadottivo monitorato dai servizi territoriali.
L’esperienza di Aibi
Una testimonianza diretta sulle adozioni in Brasile è offerta da Irene Bertuzzi, direttore e fondatore con il marito Marco Griffini, dell’Associazione amici dei bambini (Aibi). «Il Brasile è la culla di Aibi ed è stato per anni l’unico paese per le adozioni internazionali dell’associazione, nata 22 anni fa, proprio con la nostra adozione di un bambino brasiliano. Dunque il Brasile è la nazione a cui siamo affettivamente più legati», racconta Bertuzzi.
Logo dell’Aibi
«Molte cose sono cambiate dal 1986, sia in peggio che in meglio – continua la fondatrice di Aibi -. Un miglioramento è senz’altro la pubblicazione dello statuto Ecas, che decreta la centralità del bambino e volta a ottenere che questi rimanga nella sua terra di origine. All’epoca le adozioni nazionali in Brasile erano poche, mentre col passare degli anni hanno preso piede e oggi vi sono molte famiglie brasiliane che si dichiarano disponibili ad adottare bambini brasiliani».
Dato che Aibi opera in ben 29 nazioni, abbiamo chiesto a Bertuzzi se e quali siano le specificità nella realtà adottiva brasiliana. «I bambini brasiliani – ci ha risposto – sono quelli che soffrono di più, subiscono spesso violenze fisiche e psicologiche: dato che la dichiarazione dello stato di abbandono ha tempi molto lunghi, si allunga la permanenza in istituto (quella media va da 3 ai 6 anni), così poi diventa difficile trovare coppie disponibili ad adottare bambini già grandi. Vi sono addirittura casi in cui bambini di 8, 9, ma anche 12 o 14 anni rifiutano di essere adottati. E poi in Brasile molto spesso si hanno gruppi di fratelli e sorelle, magari tre o quattro, e diventa improponibile per le famiglie adottarli, soprattutto se alcuni sono adolescenti, con tutte le problematiche connesse».
Le parole della fondatrice di Aibi trovano effettivamente rispondenza nei dati statistici che abbiamo raccolto sul requisito brasiliano della dichiarazione dello stato di abbandono e sull’età elevata dei bambini. Bertuzzi specifica anche che «i tempi di permanenza per la coppia in Brasile sono molto più lunghi che in altri Paesi. Orientativamente, si tratta di due mesi, ma senza sapere bene perché dato che la legge prevede che al 30° giorno sia emessa la sentenza, che solitamente al 40° giorno passa in giudicato».
Interessante rilevare dalla testimonianza di Aibi che l’adozione, sia nazionale che internazionale, in Brasile non è fenomeno omogeneamente diffuso. L’associazione opera prevalentemente negli stati di San Paolo, Minas Gerais e Bahia, anche con interventi di cooperazione internazionale. «Ma vi sono stati brasiliani in cui l’adozione è pressoché impossibile, perché non è molto conosciuta o in alcuni casi è addirittura innominabile, vista con sospetto – osserva Bertuzzi -. Circolano strane voci, il sospetto di trapianto degli organi dei bambini, di business loschi, nonostante vi sia una convenzione internazionale ratificata a L’Aja e nonostante, nel caso specifico, Aibi invii anche relazioni post adozione corredate di foto, seppure la legge brasiliana non le richieda».
Bambini in un orfanatrofio brasiliano
Le domande di adozione sono molte e numerose sono anche le testimonianze della responsabile e delle stesse aspiranti famiglie multietniche che ogni anno si rivolgono all’associazione. Mediamente Aibi riceve circa 2500 richieste all’anno, ma sono soltanto 100-120 le famiglie prese in carico e inserite in lista di attesa ogni anno, anche nel rispetto delle quote indicate dalla Commissione per le adozioni internazionali.
«I tempi variano dai due ai tre anni di attesa – conferma Bertuzzi – e comunque la nostra associazione è molto rigorosa. Non andiamo a caccia di “clienti” come una sorta di agenzia cui le famiglie possono rivolgere le proprie richieste. Viceversa, abbiamo parametri rigidi e rigorosi: alle coppie adottive di Aibi è infatti richiesta grande disponibilità: ad adottare in qualsiasi paese, ad adottare bambini grandicelli e anche bambini con problemi. Di norma la coppia non può chiedere di adottare un bambino o bambina di una determinata nazionalità a meno che non vi siano precise motivazioni come, ad esempio, una precedente esperienza di volontariato in una certa nazione o simili. La scelta del paese di origine del bambino è ponderata su una serie di varianti, compresi i requisiti dettati dal singolo paese straniero».
Attualmente in Italia vi sono ben tre coordinamenti nazionali che raggruppano gli enti autorizzati all’adozione: “Oltre l’adozione” (di cui fa parte anche Aibi, insieme ad altri nove enti), il Cea (Coordinamento enti autorizzati) e “Talenti”, oltre a un movimento che raggruppa altri enti a sé stanti, per un totale di circa 70 enti autorizzati. Secondo la responsabile Aibi tali coordinamenti sono utili anche per discutere le linee politiche da portare in Commissione per le adozioni internazionali.
Dal bambino immaginato al bambino reale
Il fenomeno delle adozioni internazionali è in continua crescita: se nel 1982 vi furono meno di 300 adozioni internazionali, già nel 1991 se ne registrarono oltre 2700. Nel 1999, nel 2004 e 2007 sono state perfezionate più di 3mila adozioni internazionali. Attualmente le domande di idoneità in attesa sono più di 12mila.
Il Brasile copre da solo quasi un decimo delle adozioni internazionali ma altri paesi non sono da tralasciare. In un’immaginaria classifica Russia, Colombia e Ucraina lo superano. Seguono Vietnam (7,7%), Etiopia (7,5%), Polonia (5,8), Cambogia e India, rispettivamente con il 4,77 e il 4,15 per cento. In aumento sono segnalate le adozioni in Cina, Lettonia, Mali, Senegal e Repubblica dominicana.
Numeri a parte, diventare «famiglia multietnica» significa passare da quel sogno che chiamiamo bambino immaginato a quel tenero enigma di carne che è il bambino reale. Adottare significa comprenderlo al di là delle ideologie, senza discriminazione di sesso, colore, etnia, età, credo politico e religione.
Va anche detto per chiarezza e onestà che adottare è un’impresa quasi titanica. L’amore non basta a sbrigare pratiche, varcare i confini, destreggiarsi nel diritto internazionale, dunque affidiamoci agli enti valutando che siano autorizzati e idonei a realizzare il desiderio di genitorialità e il migliore destino per i bambini che attendono di incontrare i genitori.
Ci sembra anche urgente riprendere l’appello lanciato da Aibi sul fatto che in alcuni stati del Brasile non si prenda neppure in considerazione l’eventualità che l’adozione, nazionale o internazionale, possa essere una valida alternativa alla vita in un istituto. Spesso – racconta l’associazione – manca anche la volontà di mettere in moto un processo che possa dare ai bambini abbandonati un progetto di vita, limitandosi a un approccio di tipo assistenziale. Vi è dunque da augurarsi che lo scenario subisca nuovi, positivi, rivoluzionari cambiamenti.
Scheda Aibi
Nome dell’organizzazione: Associazione Amici dei Bambini
Anno di costituzione: 1986
Sede segreteria nazionale: Via Marignano 18, Mezzano di San Giuliano Milanese 20098 (Milano)
Recapiti: tel. 02/988.221 – fax 02/98.23.26.11
E-mail: aibi@aibi.it
E-mail Adozione Internazionale: ai@amicideibambini.it
Sito web: www.aibi.it
Altre info: Amici dei bambini è una ong costituita da un movimento di famiglie italiane che, avendo accolto un bambino abbandonato, tramite l’adozione, o in temporanea difficoltà familiare, con l’affido, hanno deciso di mettersi al servizio dei bambini, ovunque essi vivano.
La sua mission è rispondere all’emergenza abbandono e fare in modo che ogni bambino abbandonato possa vivere e crescere in una famiglia, per sentirsi veramente figlio. Dargli l’occasione di instaurare una relazione nella quale riceva gratuitamente amore e impari, a sua volta, a donare amore.
Altri progetti:
sostegno a distanza
adozione internazionale
campagne d solidarietà
Miniguida all’adozione in Brasile
Sedici enti
Sono 16 gli enti autorizzati dalla Commissione per le adozioni internazionali in Brasile. Interessante lo spettro di posizioni più o meno laiche: si passa dagli Amici delle missioni indiane onlus agli Amici di don Bosco, dall’associazione Amici dei bambini all’associazione I cinque pani, di chiara matrice cattolica (alcune sono l’evoluzione di poli di sostegno di missionari), per arrivare a organizzazioni non governative (ong) e associazioni dichiaratamente laiche e apartitiche, fra cui la Fondazione Avsi, Associazione volontari per il servizio internazionale, l’ong Cifa e il Ciai (Centro italiano aiuti all’infanzia, che non adotta in Brasile se pure autorizzato.
L’affinità religiosa può essere un discrimine nella scelta dell’ente cui rivolgere la propria candidatura, ma si possono anche valutare i Paesi di intervento dell’associazione, le relative quote di adozioni e liste di attesa. Secondo i dati della Commissione, le autorizzazioni per adozioni in Brasile nel 2007 sono state così distribuite:
Associazione di volontariato per famiglie e adozione Il Mantello: 56
Aipa, Associazione italiana pro adozioni: 48
Aibi, Associazione amici dei bambini: 40
Cifa onlus: 24
Le restanti associazioni e ong incluse nell’Albo degli enti autorizzati hanno ottenuto dalle 5 alle 9 autorizzazioni per l’anno 2007.
Il Progetto São José, (24 autorizzazioni), Sjamo, São José amici nel mondo (17) e Rete speranza onlus (20 autorizzazioni, più 3 in Bielorussia), hanno operato soltanto in Brasile.
Tutti gli enti esaminati affermano di non avere alcuno scopo di lucro nella gestione dei servizi per l’adozione internazionale e riportano a chiare lettere gli estremi delle normative di riferimento, nonché le autorizzazioni ministeriali necessarie.
Tutti – (almeno all’apparenza) – mettono al centro la figura del bambino, il diritto di ogni bambino di essere figlio, rispondendo all’emergenza dell’abbandono, gettando le basi per rapporti “basati su scambio gratuito di amore”.
Strumenti e utilità
Nell’arcipelago di organi e regole, il sito dalla presidenza del Consiglio dei ministri (http://www.commissioneadozioni.it) è un porto sicuro. Vi si trovano informazioni su procedura, servizi, normativa, e – soprattutto – sull’Albo degli enti autorizzati a occuparsi della vostra adozione internazionale.
Va subito detto che gli enti in questione rovesciano – giustamente – la nostra prospettiva «adulta» per mettere al centro dell’esperienza il bambino. Leggiamo così che l’adozione è «l’ultima strada per realizzare l’interesse di un bambino se non è possibile aiutarlo all’interno della propria famiglia e del Paese di origine».
Scopriamo anche che i motivi dell’abbandono dei bambini variano di paese e continente; in Brasile ad esempio i minori possono essere adottati soltanto se dichiarati in stato di abbandono o se i genitori naturali sono destituiti di potestà genitoriale oppure se hanno prestato validamente il consenso all’adozione.
L’abbandono è decretato con provvedimento giudiziario e dopo alcuni tentativi di reinserimento. Anche per questo motivo i bambini idonei all’adozione in America latina possono avere già anche sei anni o più. In Sudamerica i servizi sociali intervengono con l’allontanamento dei minori dai nuclei familiari perché trascurati (47,8 per cento) e abbandonati (39,2). I bambini asiatici, invece, hanno mediamente meno di un anno o comunque un’età compresa fra uno e quattro anni; i bambini africani un’età media di quattro anni.
Mai più soli
Nel caso vogliate adottare un bambino la vostra idoneità all’adozione sarà analizzata al microscopio: reddito, salute, relazioni sociali, familiari e amorose, aspirazioni genitoriali, presenza di altri figli, tutto di voi sarà indagato, scandagliato e archiviato da una serie di competenti operatori e psicologi dei servizi socio-assistenziali degli enti locali, da giudici di tribunali per i minori e staff di eventuali Asl.
Associazioni e organizzazioni non governative si occuperanno invece di:
Iscrizione
Corso di informazione e formazione
Preparazione documenti
Inserimento in lista d’attesa
Preparazione, assistenza e inoltro domanda di adozione internazionale
Accompagnamento nel periodo di attesa dell’abbinamento adottivo
Preparazione all’incontro con il minore
Trasferimento all’estero
Adozione in paese straniero
Assistenza post adottiva
Enti autorizzati alle adozioni internazionali in Brasile
Dall’albo Comissione per le adozioni internazionali della Presidenza del Consiglio dei ministri
http://www.commissioneadozioni.it/
AGENZIA REGIONALE PER LE ADOZIONI INTERNAZIONALI – Regione Piemonte
http://www.regione.piemonte.it/adoz_internaz/
Ai.Bi. – ASSOCIAZIONE AMICI DEI BAMBINI
http://www.amicideibambini.it/
AMICI DI DON BOSCO ONLUS
http://www.amicididonbosco.org/
AMICI MISSIONI INDIANE (AMI) – ONLUS
http://www.amiweb.it/
ASSOCIAZIONE I CINQUE PANI
http://www.icinquepani.it/
ASSOCIAZIONE IL CONVENTINO
http://www.ilconventino.org
ASSOCIAZIONE ITALIANA PRO ADOZIONI – A.I.P.A. – ONLUS ERGA PUEROS
http://www.aipaweb.it/
AZIONE PER FAMIGLIE NUOVE-Onlus
http://www.famiglienuove.org/
CIFA ONLUS-CENTRO INTERNAZIONALE PER L’INFANZIA E LA FAMIGLIA
http://www.cifaong.it/
FONDAZIONE AVSI
http://www.avsi.org/
IL MANTELLO (Associazione di volontariato per la famiglia e l’adozione)
http://www.associazioneilmantello.it
ISTITUTO LA CASA
http://www.ist-lacasa.it/
NUOVI ORIZZONTI PER VIVERE L’ADOZIONE (N.O.V.A.)
http://www.associazionenova.org/temp/home.html
PROGETTO SAO JOSE’
http://www.progettosaojose.it/
RETE SPERANZA ORGANIZZAZIONE NON LUCRATIVA DI UTILITA’ SOCIALE ONLUS
http://www.retesperanza.org/
SENZA FRONTIERE – ONLUS
http://www.senzafrontiere.com/
Fonte:
Musibrasil