A Roma le opere di Candido Portinari in una Mostra promossa dall’Ambasciata Brasiliana

06/05/2009

 E' intitolata a lui la Galleria che ospita la mostra aperta a Roma nei giorni scorsi: una finestra sul Brasile e l'arte brasiliana, a partire da Candido Portinari, appunto, d'origine vicentina ma nato nel 1903 nella Fazenda di caffè Santa Rosa, nello Stato di San Paolo, Brasile. Trasferitorsi  nella stazione di Brodowski vicina due kilometri, nel 1912 partecipa ai restauri della chiesa parrocchiale ed è da lì che inizia la sua carriera artistica.

  Portinari non solo è riconosciuto come il più importante pittore brasiliano di tutti i tempi, ma è anche considerato uno degli intellettuali che più hanno caratterizzato il mondo culturale del grande paese sudamericano, accanto a personaggi come l'architetto Oscar Niemeyer e il Premio Nobel Jorge Amado, ai quali era peraltro legato da amicizia.

L’Ambasciata del Brasile, in collaborazione con l’ILA (Istituto latino-americano di Roma) ha deciso di ospitare le opere di nove grandi pittori, ognuno dallo stile differente, per meglio rappresentare la diversità del paesaggi brasiliano; dal la lussureggiante vegetazione della giungla ai colori vibranti dei fiori tropicali, dagli agglomerati urbani al crogiuolo di razze, e ancora  i festival folcloristici, le tradizioni, i riti e i miti della propria terra, di cui Portinari fa parte a pieno titolo.

Gli artisti prescelti sono fra i più importanti del Brasile. Noti in Europa, negli Stati Uniti ed in America Latina dove hanno esposto le loro opere, essi si sono spinti anche in Asia fino ad Hong Kong, Macao, Manila, Shanghai, Taipei, Tokyo, ed anche a Wellington, in Nuova Zelanda.
La loro visione personale dei molteplici aspetti del Brasile risente dell’influsso europeo sulla cultura indigena latinoamericana e sul patrimonio ancestrale africano.
Nelle loro esuberanti creazioni, che sembrano sorgere da impulsi del cuore, si scorge una meravigliosa fusione di fantasia e realtà. La poesia e la straordinaria bellezza dei colori conferiscono alla loro produzione un carattere onirico che trasforma e sublima gli oggetti rappresentati.

  Il Brasile – spiegano i promotori della mostra – è un paese che nasce già sotto il segno della modernità, con il primo ciclo della globalizzazione, caratterizzato dalle grandi navigazioni e dalle scoperte di nuovi mondi. In questi nuovi mondi che sorgono o risorgono  per la Storia  nelle Americhe, in Africa e in Asia  il Brasile emerge come la grande novità di civiltà: una società che fin dalla sua formazione, nel decorso del XVI secolo, già si definisce come multietnica e multiculturale, risultato della fusione delle religioni e culture di indigeni, europei e africani, provenienti rispettivamente dal sud dell’Europa e dal Nordafrica, ossia dal bacino del Mediterraneo.

  Questo primo modernismo del Brasile passa praticamente inosservato fino alle prime decadi del XX secolo, quando un gruppo di intellettuali ed artisti capeggiati, tra altri, da Mario de Andrade e Oswald de Andrade, concludono un vero lavoro di archeologia culturale, riscoprendo e portando alla luce, di questa che rappresenta la seconda modernità del Brasile, la matrice antropofagica della nostra cultura, la quale tutto divora, digerisce e sintetizza sotto una nuova forma di cultura ed identità, identità propriamente brasiliana, la cui dinamica aperta e pluralistica ha come punto di partenza e di arrivo il sincretismo religioso, culturale e artistico.

La mostra, presentata dalla curatrice Jacqueline Montagu, rivela attraverso le opere di grandi artisti brasiliani  soprattutto a partire dalla Settimana di Arte Moderna del 1922  come questo sincretismo culturale assimili in una fusione creativa di colori e forme, che emergono dalla stessa geografia fisica e umana del Brasile, le grandi avanguardie europee, dall’impressionismo e il fauvismo passando attraverso il cubismo e il surrealismo, fino a giungere all’astrattismo espressionista degli anni 40 e 50 e il concretismo degli anni 70.

“Il Brasile attraverso i suoi artisti” presenta al pubblico romano, nella Galleria Cândido Portinari, tutto il percorso ricco e completo dell’arte brasiliana durante il XX secol:  un dialogo permanente tra le sue radici mediterranee e le avanguardie europee, che non smette di sorprendere lo sguardo dell’europeo su questo paese, che André Malraux definiva come l’estremo occidente.

Cândido Portinari (1903 – 1962)  è considerato il più importante pittore del Brasile. I suoi lavori, presentati nei musei di tutto il mondo, sono regolarmente venduti alle aste di Christie’s e Sotheby’s a New York. I suoi due murali, “Guerra” e “Pace” si trovano nella sede delle Nazioni Unite quale dono del Governo Brasiliano.
Nel 1948 fu insignito della Legione d’Onore dal Governo Francese e nel ‘56 ricevette i Premi Guggenheim e Hallmarks. Cândido Portinari morì a Rio de Janeiro nel 1962.

Sessantasei anni, docente di matematica presso la Pontificia Università di Rio, il figlio di Candido, prof. João Cândido Portinari è l'anima del "Projeto Portinari", un'Istituzione che in oltre 25 anni di attività è riuscita a catalogare quasi 5.000 lavori e 30.000 documenti del pittore. Oltre a ciò, il Projeto Portinari si propone di divulgare con mostre, progetti educativi ed eventi in Brasile e nel mondo, la figura e l'opera di Cândido Portinari.

In Italia, la fama di Cândido Portinari, nonostante l'ancestrale legame delle origini venete, non è mai arrivata
. La prima e unica mostra con 200 opere la si deve a Giuseppe Eugenio Luraghi, già Presidente dell'Alfa Romeo e grande amico di Portinari, che riuscì ad allestirla al Palazzo Reale di Milano pochi mesi dopo l'improvvisa scomparsa del pittore. La mostra ebbe un grande successo ma sono rare le opere presenti in Italia

Tra gli asrtisti presenti alla mostra romana, che termera' il 23 maggio, Roberto Burle Marx (1909-1994), considerato il più grande paesaggista dei nostri tempi disegnò più di 2000 parchi e giardini, molti dei quali dichiarati monumenti nazionali. Ha progettato i giardini dell’UNESCO a Parigi, i giardini delle Nazioni Unite a Santiago, Cile, ed altri ancora in tutto il mondo. Quale autodidatta nel campo della botanica, raccolse una collezione di 3500 specie di piante, 13 delle quali portano il suo nome. Nel 1970 Burle Marx fu uno dei primi a protestare contro la distruzione della foresta amazzonica.

Carybé (1911 – 1997) Hector Páride Barnabó, detto Carybé, nacque a Lanus in Argentina. Si trasferì a Salvador da Bahia nel 1950, ottenendo la cittadinanza brasiliana nel 1957. Considerato tra i più illustri artisti del Brasile, le sue opere si trovano nelle collezioni dei principali Musei del Brasile, dell’Europa e degli Stati Uniti.
Pittore, incisore e scultore, tra i suoi lavori murali spiccano quelli dell’aereoporto Kennedy di New York e del “Memorial dell’America Latina” a São Paulo. Ha rappresentato il Brasile alla Biennale di Venezia nel 1957. Principale illustratore di Jorge Amado, è anche autore di più di una decina di libri.  Carybé morì a Salvador da Bahia nel 1997.

João Henrique (1935): Nacque a Muqui, nello Stato di Spirito Santo. I suoi paesaggi, con una tecnica eccezionale nell’uso dei colori, sembrano ricreare il Paradiso.
La poesia della sua pittura è stata decantata sia dai critici che dagli scrittori, come Vinicius de Moraes e Rubem Braga. Ha partecipato a esposizioni a Lisbona, Londra, Roma, New York, Hong Kong, Macao, Manila, Shangai, Taipei, Tokio e Wellington (Nuova Zelanda).

Antônio Maia (1928) Nacque a Carmópolis, nello Stato di Sergipe, è considerato un importante pittore contemporaneo. Si notano nelle sue opere, grazie all’uso di colori forti e simboli precisi, le caratteristiche della cultura popolare nelle sue manifestazioni di religiosità. Ha presentato la sua prima esposizione individuale nel 1960, partecipando da allora in poi a mostre di primo piano nelle principali gallerie e musei del Brasile, ricevendo numerosi premi. Ha presentato le sue opere in mostre individuali nelle maggiori città europee, nonchè a Washington DC, Santiago del Cile e Bankok, partecipando invece a mostre collettive a Hong Kong, Macao, Manila, Shangai, Taipei, Tokio e Wellington (Nuova Zelanda).

Lia Mittarakis (1935 – 1996) Nata e vissuta nell’isola di Paquetá, fu docente fino al 1964, anno in cui iniziò a dipingere i paesaggi dell’isola di Paquetá, tema ricorrente nei suoi lavori, che ricordano le antiche mappe geografiche, mentre la luminosità delle sue scene popolari trasmette un’atmosfera di allegria e innocenza.
Ha partecipato a numerose mostre in Brasile, Europa, Stati Uniti e Asia, ricevendo vari premi. Uno dei suoi quadri è stato scelto per la copertina del Time Magazine. È stata socia dell’Accademia delle Belle Arti del Brasile. Morì a Paquetà nel 1996.

Cândido Portinari (1903 – 1962) Nato a Brodosqui, nello Stato di São Paulo, Portinari è considerato il più importante pittore del Brasile. I suoi lavori, presentati nei musei di tutto il mondo, sono regolarmente venduti alle aste di Christie’s e Sotheby’s a New York. I suoi due murali, “Guerra” e “Pace” si trovano nella sede delle Nazioni Unite quale dono del Governo Brasiliano.
Nel 1948 fu insignito della Legione d’Onore dal Governo Francese e nel ‘56 ricevette i Premi Guggenheim e Hallmarks. Cândido Portinari morì a Rio de Janeiro nel 1962.

Marylu Prado (1929-2005)Nata nel 1929 a Rio de Janeiro dove morì nel 2005. Prado iniziò a studiare pittura a 15 anni con Eduardo Alvim Correa, Roberto Burle Marx e poi, a Parigi, con André Lhôte. Jorge Amado la considera ”un’artista astratta di rara qualità, di indiscutibile serietà e magia nell’uso dei colori”. Realizzò esposizioni individuali ad Amburgo, Roma, Parigi e al Museo delle Belle Arti di Rio de Janeiro nel 2002. Ha inoltre partecipato a mostre a Hong Kong, Macao, Manila, Taipei e Tokio.

Francisco Da Silva (1910 – 1985)Nato ad Alto Tejo nel Territorio di Acre, fu scoperto nel 1943 dall’artista svizzero Jean-Pierre Chabloz mentre stava decorando con gesso e carbone le pareti di capanne di pescatori.  Nel 1952 Chabloz scrisse nei “Cahiers d’Art” di Parigi un articolo sul pittore intitolato: “Un indio brasiliano reinventa la pittura”. André Malraux trova nelle sue opere “la magia della quasi dimenticata antica Asia”.
Ricevette un premio della Biennale di Venezia nel 1966. Ha esposto le sue opere in Europa, America Latina, Stati Uniti e Asia e i suoi lavori fanno parte di collezioni di numerosi musei. Una scuola di samba prese come tema per il Carnevale di Rio di Janeiro del 1977  “Il Mondo Fantastico di Chico Da Silva”. In quello stesso anno è stato realizzato un film dedicato alla sua vita e alle sue opere. Da Silva morì a Fortaleza nello Stato del Ceará nel 1985.

Rubem Valentim (1922 – 1991)Nato a Salvador da Bahia è un artista geometrico-astratto che trovò un originale vocabolario nei segni dei rituali afro-brasiliani. Nei suoi dipinti trasformò il suo patrimonio culturale in un linguaggio universale di equilibrio e di armonia. I suoi lavori fanno parte di collezioni permanenti dei maggiori musei. Le sue opere sono state incluse nella mostra “Body and Soul” del Museo Guggenheim di New York (18 ottobre – 28 maggio 2002). Valentim morì a São Paulo nel 1991.

Fonte:
Italian Network