Vola la meccanica agricola in America Latina

09/01/2009

L’anno che si è appena concluso verrà ricordato negli annales economici italiani come il peggiore l’andamento del commercio estero. Di fatto, sebbene ufficialmente non via il dato annuo, i dati riferiti ai soli primi dieci mesi del 2005 mostrano il saldo commerciale con l’estero con un pensante rosso pari a 7 miliardi di euro, tra i più alti degli ultimi anni.

Ma se l’andamento complessivo è di marcata incertezza, vi sono all’interno del made in Italy comparti che di incertezza non ne sanno proprio, anzi. Secondo un recente report delle Camere di Commercio italiane all’estero, l’export di macchinari per l’agricoltura e per la lavorazione dei prodotti alimentari verso l’America Latina ha archiviano un vero e proprio boom: un incremento dell’83% nei primi nove mesi del 2005, passando dai 28 milioni di euro del 2004 agli oltre 51 milioni di euro del 2005.

Dati che confermano il successo italiano nella meccanica e in particolare in quella agricola, ma che fanno tornare alla mente anche alcuni limiti dell’export stesso. “Ci sono buone possibilità d’investimento per gli industriali italiani”, spiega il rapporto delle camere di commercio che sollecitano però gli imprenditori a “rischiare di più nell’area e di favorire il passaggio di know how tecnologico dal nostro paese verso quegli stati, considerato anche l’enorme quantità di materie prime che essi possono offrire”. Senza un’adeguata politica di penetrazione infatti, tali risultati potrebbero diminuire nel tempo.

Dalle Camere di Commercio all’Estero arriva anche un piccolo vademecum per chi intende operare in questi mercati.

La Colombia per esempio è uno dei principali esportatori di banane fresche verso Usa e Stati Uniti. L’area coltivata raggiunge il 18% della superficie nazionale. Elevata anche la produzione di ortaggi.

Il Costa Rica può da anni contare su una presenza stabile degli imprenditori italiani. Le esportazioni alimentari sono cresciute del 25% nei primi sette mesi del 2005. I prodotti più esportati sono: caffè, banane, zucchero e conserve gelatine. Inoltre il Costa Rica è il principale importatore di alimenti dalla regione centroamericana. “Si tratta di un Paese in grande espansione – osservano le camere di commercio – che finora ha guardato con molto interesse all’import di macchinari per l’agroalimentare dall’Italia”.

L’Ecuador primeggia per il basso costo della manodopera: un operaio specializzato costa mediamente 158 euro al mese. Questo paese è leader mondiale per la produzione di banane, con vendite sul mercato internazionale di oltre 4 milioni di tonnellate. Elevata anche la produzione di cacao e caffè. Le conoscenze tecniche però sono limitate e quindi per le imprese italiane investire in questo settore “sembra una buona opportunità?.

L’agroindustria è un settore portante dell’economia anche in Perù e questo Paese si sta imponendo all’estero per la qualità della sua produzione di asparagi, mango, uva e avocado.

Il basso costo della manodopera è un fattore rilevante anche nella Repubblica Domenica, dove un operaio specializzato costa al mese 135 euro. La produzione agricola è circa il 6% del Pil. Costante la domanda di joint ventures e investimenti dall’estero, soprattutto in infrastrutture dedicate alla trasformazione della materia prima in semilavorati per l’esportazione. Tra i settori più interessanti: la coltivazione della canna da zucchero.

In Venezuela, l’agricoltura influisce per il 5% del Pil. La produzione si concentra soprattutto su: canna da zucchero, banane, granoturco, riso, arance, tabacco, cacao e caffè. Lo scorso anno le esportazioni sono cresciute dell’81,40% che, alla luce degli scarsi investimenti nel settore, potrebbero tradursi per l’Italia anche in buone possibilità per il trasferimento di know how.

Fonte:
Praxa
Mia Economia