Unione: Tassa di successione sopra i 500 mila euro
09/01/2009
Annuncio di Prodi. Treu: esentate prima casa e piccole aziende
Il ministro Tremonti va all’attacco: è un’iniziativa ingiusta
ROMA — «La misura dovrà essere studiata», precisa il leader dell’Unione Romano Prodi. Ma che uno dei primi atti dell’Unione, sempre se la coalizione di centrosinistra vincerà le elezioni, sarà il ripristino della tassa sulle successioni e le donazioni, è ormai assodato. «Un’iniziativa più che altro simbolico, che riguarderà i patrimoni più consistenti, e con una soglia tale che consentirà di esentare sia la prima casa di abitazione, naturalmente a meno che non sia una reggia, sia le piccole imprese familiari», spiega il senatore della Margherita Tiziano Treu.
Dal quartier generale di Prodi si anticipa pure che il valore al di sotto del quale non si pagherebbe l’imposta potrebbe essere di 500 mila euro: quello che era una volta un miliardo di lire. E il gesto è davvero simbolico, per due motivi almeno. Il primo è politico: l’abolizione della tassa sulle donazioni e le successioni è stato infatti il primo atto del governo di Silvio Berlusconi. Il secondo, invece, è squisitamente tecnico: la tassa sulle successioni e le donazioni ha sempre dato un gettito molto modesto. Prima della sua abolizione, nel 2001, non superava i 1.000 miliardi di lire, circa 500 milioni di euro. A quel punto, però, il gettito era stato già sforbiciato di circa 700 miliardi di lire.
A fine 2000, quando i sondaggi già davano in vantaggio lo schieramento del centrodestra, l’esecutivo di Giuliano Amato volle giocare d’anticipo rispetto a Berlusconi, che da tempo aveva annunciato l’intenzione, una volta al governo, di abolire la tassa sulle successioni e le donazioni. Venne così approvata una legge collegata alla Finanziaria 2001 (la stessa a cui vorrebbe ora tornare Prodi, modificando però la soglia) che esentava dal pagamento dell’imposta gli eredi in linea retta, figli e coniugi, per i patrimoni fino a 350 milioni di lire. Il provvedimento aboliva anche la cosiddetta «tassa sul morto», cioè il prelievo compreso fra il 4% e il 20% introdotto nel 1942, durante la guerra, e che gravava sui beni prima della suddivisione fra gli eredi. Inoltre venivano modificate le aliquote, allora variabili da un minimo dell’8% per gli eredi in linea retta al 36% per gli altri, riducendole a una forbice compresa da un minimo del 4% a un massimo dell’8%.
Tutto questo mentre la tassa di successione agitava anche la campagna elettorale statunitense. Favorevole alla sua abolizione era il futuro presidente repubblicanoGeorge W. Bush, nonostante un appello per il mantenimento dell’imposta firmato da personaggi come Bill Gates e David Rockfeller. Contrario, il presidente uscente democratico Bill Clinton, che aveva addirittura posto il veto su una legge approvata dal Senato nella quale si prevedeva appunto la cancellazione di quella tassa.
Sulla decisione annunciata da Prodi, nel centrosinistra c’è appena qualche distinguo. Mentre i commenti dell’attuale maggioranza sono categoricamente negativi. Uno per tutti, quello di Giulio Tremonti, che considera «ingiusta» la proposta del leader dell’Unione. «Tu hai per esempio un albergo, lo vuoi dare ai tuoi figli che già ti hanno affiancato. Rimettere la tassa di successione è sbagliato anche economicamente, perché colpisce l’impresa nel suo passaggio più difficile, da una generazione all’altra », argomenta il ministro dell’Economia. Che se l’Unione dovesse vincere le elezioni prevede: «Arriverà una gragnuola di patrimoniali».
Fonte:
Corriere della Sera
Sergio Rizzo