Ue: conti italiani a rischio se salta riforma pensioni
09/01/2009
Roma, 23 gen (Velino) – Oggi la Commissione europea ha diffuso il documento in cui valuta il programma di stabilità di cui il governo ha presentato la nota di aggiornamento a fine dicembre. La valutazione, peraltro ampiamente anticipata nei giorni scorsi, sui conti pubblici italiani è sostanzialmente positiva per l’anno in corso ma puntellata di riserve per gli anni a venire.
Una delle riserve di maggiore spessore riguarda la spesa pensionistica. In sostanza la Ue dice: se non si procede nell’attuazione delle riforme pensionistiche già varate – inclusa ovviamente l’ultima del governo Berlusconi – la sostenibilità dei conti pubblici dell’Italia è a rischio. Il programma di stabilità italiano – si legge sul rapporto – per gli anni 2006-2011 è ”ampiamente coerente” con l’obiettivo di riportare il deficit sotto il 3 per cento entro il 2007.
E’ dal 2008 in poi che si concentrano i timori di Bruxelles. ”Dopo il 2007 – si legge infatti nel rapporto – non ci sono dettagli sulla strategia di aggiustamento dei conti, e questo rappresenta un rischio per il raggiungimento degli obiettivi di bilancio e rende difficile fare una appropriata valutazione”.
Considerando “l’altissimo livello del debito” e la crescita della spesa la Commissione europea paventa il rischio che il deficit torni a superare la soglia del 3 per cento da qui al 2010. Il capitolo di spesa nel mirino della commissione europea è proprio quello relativo alla previdenza. Ecco perché al fine di contenere il deficit e frenare l’impennata del debito tra gli interventi da attuare prioritario è quello sulle pensioni. Ma Bruxelles non chiede una nuova riforma ma solo l’applicazione di quella già adottata “per evitare significativi aumenti nella spesa legata all’invecchiamento della popolazione”.
Un monito delo stesso tenore era stato inviato in occasione del rapporto trimestrale della Ue diffuso a dicembre. Bruxelles già in quel rapporto come del resto nel documento diffuso oggi considera l’Italia, sul fronte dei conti pubblici, tra i paesi “a medio rischio” ma rispetto ai costi dell’invecchiamento della popolazione ritiene sia sotto la media europea ma – questo il punto nevralgico – grazie alle riforme delle pensioni già varate. Se queste venissero messe in discussione allora per l’Italia i rischi sui conti aumenterebbero anche alla voce “pensioni”. Insomma, per Bruxelles i risparmi garantiti dalla riforma Maroni-Tremonti sono già stati contabilizzati, metterli in discussione esporrebbe l’Italia a una situazione di criticità ulteriore rispetto alle zavorre che si porta dietro, alto debito pubblico in testa. In un’intervista alla Repubblica Lorenzo Bini Smaghi, rappresentante italiano nel board della Bce, aveva sostenuto che “è sempre più urgente la riforma del sistema previdenziale, a partire dall’innalzamento dell’età pensionabile”: “È un errore dire ‘l’età pensionabile non si tocca, l’Italia può davvero permettersi il lusso di mandare la gente in pensione a 57 anni? In Germania si va in pensione a 67 anni, in Svezia a 65”. Ma i sindacati e l’ala radicale dell’Unione continuano a replicare alla Ue: “Non si sana il debito sulle spalle dei pensionati”.
Fonte:
Il Velino
Raffaella Malito