Ue: alti i costi dei cc e poca concorrenza nel mercato delle carte di pagamento

09/01/2009

«La Commissione europea farà pieno uso dei propri poteri per contrastare le barriere alla concorrenza nel mercato delle carte di pagamento e là dove sono dovute a comportamenti anticoncorrenziali». Presentando il rapporto finale sul settore retail bancario, la commissaria all’Antitrust europeo Neelie Kroes ha confermato di non avere alcuna intenzione di procedere con il guanto di velluto nel comparto. L’inchiesta ha confermato che «esistono barriere alla concorrenza diffuse con un aumento non necessario dei costi dei servizi al dettaglio per le imprese europee e i consumatori», ha aggiunto Kroes.

Diversi i rilievi dell’Antitrust contenuti nel rapporto: l’alta concentrazione dei mercati in molti stati particolarmente per le carte di pagamento può permettere alle banche “incumbent”(che detengono posizioni forti nel mercato) di ostacolare i nuovi entranti e caricare alte tariffe; preoccupano l’ampia variazione delle tariffe nella Ue, le ampie variazioni nelle tariffe di interscambio tra banche cross-border che non si traducono pienamente i tariffe più basse per chi possiede le carte. Bruxelles, in ogni caso, «non chiede tariffe zero» di interscambio. Inoltre nel mirino sono l’elevata e sostenuta profittabilità particolarmente nell’emissione di carte: «Ciò indica che le banche in alcuni stati godono in misura significativa di un potere di mercato e possono imporre alte tariffe alle imprese e ai consumatori»; le regole e le pratiche che indeboliscono la concorrenza a livello del dettaglio e la divergenza degli standard tecnici che impedisce a molti fornitori di servizi di agire con efficacia su scala paneuropea.

Bruxelles rileva che in Austria, Finlandia e Portogallo le imprese hanno cominciato ad affrontare tali temi sulla base delle preoccupazioni della Commissione europea. «Diverse barriere esistono anche nel settore dei pagamenti»: Bruxelles ritiene che l’efficienza debba essere migliorata e deve ridursi il costo dei pagamenti al dettaglio per i servizi resi al consumatore. Il mercato retail è frammentato in spazi nazionali, diviso da diversi fattori: barriere alla concorrenza, diversità nella regolazione, nella tradizione legale e culturale. Cinque i motivi di preoccupazione: in alcuni stati la congiunzione di alta profittabilità, alta concentrazione del mercato ed evidenza di barriere alla concorrenza rendono possibile alle banche di influenzare il livello dei prezzi; alcuni registri dei crediti, conservando dati confidenziali, possono essere utilizzati per escludere nuovi entranti; alcuni aspetti della cooperazione tra banche, incluse le casse di risparmio e le banche cooperative, possono ridurre la concorrenza e impedire l’ingresso di concorrenti; il legame tra prodotti, per esempio forzare un cliente ad acquistare una assicurazione extra o aprire un conto corrente, è largamente diffuso. «Ciò riduce la scelta dei consumatori e aumenta il potere della banca di influenzare i prezzi e ostacola la mobilità del cliente. Tali rischi sono «alti». L’inchiesta indica chiaramente «che i margini di profitto delle banche sono più bassi se il cliente è più mobile».

La Commissione ritiene che «l’applicazione della legge di concorrenza può migliorare l’operatività dei mercati: in alcuni casi raccomanda che sia l’industria a prendere misure per risolvere i problemi individuati dall’inchiesta». In ogni caso al momento non ha considerato «se sia necessaria una regolazione ulteriore nel settore retail». Quanto ai livelli di redditività, Bruxelles tiene a precisare che «l’inchiesta non affronta il problema se nelle banche europee è troppo alta o bassa» limitandosi a rilevare l’esistenza di una correlazione tra elevata concentrazione dei mercati, alta profittabilità ed evidenza di barriere all’entrata erette dalle banche “incumbent”. Così come Bruxelles conferma la propria «neutralità» rispetto ai modelli di business, alla struttura delle banche e alla proprietà. Né viene proposta l’abolizione della tariffa di interscambio (la tariffa pagata all’emittente di carta di pagamento per ogni transazione al punto di vendita): Bruxelles si limita «ad assicurare che sia a un livello equo come risultato di una transazione che avviene in un contesto concorrenziale e sia sufficientemente trasparente per i partecipanti al mercato».

I costi dei conti correnti
Sono in Italia e Lussemburgo i costi più elevati per la clientela rispettivamente per mantenere e chiudere un conto corrente. È una delle indicazioni contenute nel rapporto tecnico finale della Commissione europea sulla concorrenza nel settore bancario retail in Europa. Il costo di gestione del conto in Italia è di 90 euro all’anno (40 euro in Germania); per chiuderlo 100 euro in Lussemburgo (in Italia 60 euro). In Italia e Germania nota però Bruxelles «la tariffa annuale per la gestione include un pacchetto di servizi gratuiti».
Nel rapporto si segnala che «in conseguenza di una decisione dell’Autorità nazionale del settembre 2006, i membri dell’Associazione Bancaria Italiana devono eliminare le
tariffe di chiusura» dei conti correnti. Nel corso di un briefing tecnico sul rapporto presentato oggi, la responsabile dell’unità servizi finanziari Irmfried Schwimann ha dichiarato che l’argomento dell’Abi secondo cui l’alto costo di mantenimento dei conti correnti in Italia dipende dalla quantità elevata di cointestazioni «va preso con molta prudenza, è ridicolo, perchè si può sostenere che ci sono molte cointestazioni proprio in quanto i costi sono elevati». Nello stesso rapporto tecnico della Commissione europea si afferma che «le caratteristiche dell’industria bancaria retail rendono difficile comparare prodotti simili e definire indicatori affidabili che permettano una valutazione della struttura competitiva». «Cionostante -prosegue il rapporto – il comportamento di prezzo delle banche fornisce alcune indicazioni iniziali del grado di concorrenza nel mercato».

La reazione delle banche
La Commissione europea sbaglia analisi, conclusioni e tempi. Pur dichiarandosi disponibile a «un dialogo costruttivo», la Federazione bancaria europea giudica sbagliato nelle conclusioni e nei tempi il rapporto finale sulle barriere alla concorrenza nel settore bancario retail. In un comunicato, la Fbe esprime «molte riserve su molti aspetti del rapporto, sulla metodologia seguita e si alcune delle conclusioni sui conti correnti e sui pagamenti in particolare sulle carte».

Fonte:
Il Sole 24 Ore
Antonio Pollio Salimbeni