Troppo alti i prezzi di elettricità e gas

09/01/2009

Il divario con l’Europa si riduce, ma resta rilevante il costo per alcune classi di consumo
di Nicoletta Cottone

In Italia i prezzi dell’elettricità e del gas sono ancora troppo alti rispetto alla media europea. Lo ha sottolineato Alessandro Ortis, presidente dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas, in occasione della presentazione, questa mattina a Roma alla Camera dei deputati, della relazione annuale sullo stato dei servizi e sull’attività svolta.

Nonostante il decreto ministeriale di ieri per frenare l’aumento delle tariffe dell’energia, per il mercato vincolato, quello delle famiglie, le bollette elettriche sono aumentate del 4,6%, mentre quelle del gas del 4,3 per cento.

Energia
Anche se complessivamente rispetto all’Europa il divario ha iniziato a evidenziare una riduzione, l’elettricità pesa soprattutto sulle classi centrali di consumo industriale (tra i 2 e i 20 milioni di kWh/anno), dove lo scostamento dei prezzi italiani supera del 35% la media europea. Per le utenze con consumi più forti si registra, invece, un calo di 5 punti percentuali. Confrontando l’attuale tariffa con quella dello stesso periodo del 1999, anno di avvio della liberalizzazione, si riscontra un aumento del 20,8% a valore corrente e del 4,6% a valori costanti, a fronte di un aumento del 260% delle quotazioni petrolifere.
«Credo non sia totalmente vero – commenta Fulvio Conti, amministratore delegato di Enel, a margine della presentazione – che Enel abbia una posizione dominante sul mercato, e lo dimostra la stessa relazione, quando dice che i prezzi imposti dal mercato dipendono dai costi del combustibile che sono aumentati del 260%, così come quando ammette che i prezzi sono diminuiti».

Forti le differenze tra le diverse categorie di consumatori messe in evidenza dalla relazione dell’Autorità. Il single con bassi livelli di consumo (tra 600 e 1.200 kWh annui) paga prezzi che possono raggiungere la metà di quelli europei, mentre le utenze per famiglie numerose con consumi più elevati (fra 3.500 e 7.500 kWh) presentano livelli di prezzo, al netto delle imposte, con scostamenti dal 44 al 48% superiori rispetto alla media europea.

Al Governo e al Parlamento l’Autorità chiede di avviare la definizione di tariffe sociali. Il mercato, sottolinea l’Authority, è frenato da alcuni problemi: «Tra questi – sottolinea Ortis – la persistente incombenza dell’operatore dominante, una imperfetta partecipazione della domanda attiva, l’incompleto sviluppo dei mercati dei servizi di dispacciamento e della riserva».

Già nel febbraio scorso, l’indagine conoscitiva sullo stato di liberalizzazione del settore elettrico ha evidenziato «le gravi criticità riconducibili al ruolo dell’operatore dominante Enel», in grado di esercitare un elevato potere di mercato e, dunque, una forte influenza nella determinazione dei pezzi.
«Si avrà successo – dice il presidente della Camera, Pier Ferdinando Casini – se si avrà il coraggio di mettere in gioco le rendite di posizione che vengono dal passato e che oggi rischiano di penalizzare chi è disposto a dimostrare sul campo la sua capacità di competere».
Significativi miglioramenti si registrano sul fronte della qualità dei servizi elettrici e sui costi di trasmissione. La generazione italiana, invece, ancora ad alto prezzo, dipende per il 60% da gas naturale e olio combustibile, mentre la media europea si affida per il 60% a carbone e nucleare.

Gas
La concorrenza nel mercato italiano del gas naturale, sottolinea Ortis, stenta a decollare. I nuovi entrati hanno difficoltà nel provvedere autonomamente all’importazione, perché l’Eni dispone ancora del controllo sui diritti di trasporto per le infrastrutture di accesso, saturate in proprio e con parziali cessioni di gas decise dall’Eni stessa.

Il rapporto dell’Authority segnala che a partire dal 2000, spinti dall’effetto petrolio, i prezzi del gas, soprattutto per i consumatori industriali di medie dimensioni, hanno registrato aumenti notevoli, anche del 60% nell’arco di tre semestri. I prezzi sono poi stati riportati, nel biennio 2001-2002, su livelli più contenuti, anche se i valori di luglio 2004 risultano superiori del 20% a quelli del gennaio 1997.

I costi del gas sono tra i meno cari d’Europa per le piccole utenze domestiche, mentre l’onere del consumo di riscaldamento, individuale e collettivo, è del 14% superiore alla media europea. Risultano allineati alla media europea i costi per consumi intorno al milione di metri cubi all’anno, mentre per volumi più forti sono superiori. Per esempio, un’industria che consuma 10 milioni di metri cubi l’anno paga l’11% in più di un’azienda dell’Unione europea.
«Le terapie proposte dall’Authority – dice Paolo Scaroni, amministratore delegato dell’Eni – sono un unicum in Europa. Nella direttiva Ue non si parla di terzietà della rete. Di separazione sì, ma non di terzietà né di separazione degli stoccaggi, e nessuno si sognerebbe di parlare di cessione dei contratti a lungo termine».
L’ipotesi di “disaccoppiamento” tra i prezzi del petrolio e i prezzi del gas, per Scaroni è «una chimera che si segue da molti anni, ma non è né nel potere dell’Eni né in quello dell’Autorità intervenire».

Nella liberalizzazione del mercato del gas naturale il rapporto segnala una forte concentrazione in Eni delle attività di produzione, importazione, trasporto e vendita. Per ora l’ingresso di nuovi operatori, attraverso i programmi di gas release, non ha avuto effetto sui consumatori.

«Le infrastrutture di interconnessione con l’estero – spiega Ortis – sono per la maggior parte utilizzate per contratti di importazione, legate a clausole take o pay: buona parte di questi sottoscritti da Eni, poco prima dell’entrata in vigore della direttiva europea del 1998 sull’apertura dei mercati». L’Authority rileva che un particolare problema italiano è quello della eccessiva frammentazione della distribuzione del gas, articolata su circa 500 distributori, la cui riduzione deve essere ulteriormente in incoraggiata per ridurre costi e prezzi.

Il Sole 24 Ore
23 giugno 2005