Tra Fiat e Ibm, un patto da 1,8 miliardi

09/01/2009

A Big Blue la gestione di gran parte dell’It del Lingotto che esce dalla paritetica Global Value.

Un miliardo e ottocento milioni di euro. A tanto ammonta il valore dell’accordo di rinnovata partnership tra Ibm e Fiat, un patto da 200 milioni di euro all’anno per nove anni. Ma non si tratta del consueto e “normale” accordo di fornitura di tecnologie hardware e tanto software, soprattutto di terze parti, e qualche servizio. In ballo ci sono soprattutto i servizi e la gestione di buona parte dell’information technology del Lingotto.

In pratica, pur mantenendo un’attività interna di Information technology, Fiat si avvarrà dei servizi garantiti da ibm, che spazieranno dal governo materiale dell’It fino a servizi consulenziali di alto livello. Punto chiave del patto è l’uscita di Fiat da Global Value, ovvero dalla società paritetica di servizi informatici creata nel 2001 con l’obiettivo di erogare soluzioni informatiche all’interno sia all’esterno del gruppo torinese, su quello è che è usualmente chiamato mercato captive.

Infatti Fiat era entrata in un mercato, quello di servizi It, ben distante dal suo core business: ora fa marcia indietro, abbandonando un settore non più ritenuto strategico.

Big Blue dunque prende il pieno controllo di Global Value e assumerà la gestione diretta di una parte significativa delle attività di information technology e dei progetti che si legano alla trasformazione dei processi di business del gruppo torinese.

L’accordo prevede il completo rinnovamento dell’attuale infrastruttura informatica di Fiat anche attraverso azioni tese al consolidamento e all’ottimizzazione delle risorse hardware al fine di ottenere un sistema in grado di adattarsi dinamicamente alle variazioni organizzative di business e di mercato, secondo uno schema tecnologico-funzionale definito dal colosso di Armonk, secondo lo “slogan” del momento targato Ibm, come On Demand.

Il patto è un chiaro segno dei tempi. Le grandi corporation, come Fiat o Ibm, si concentrano sul proprio core business, ovvero su quello che sanno fare meglio. Big Blue pone così un nuovo tassello della strategia varata dal Ceo Sam Palmisano tesa a trasformare Ibm da società di hardware, software e servizi (tanti, visto che gran parte del fatturato è generato da Global Services) a operatore dedito all’Utility Computing, ovvero a erogare servizi informatici a sostegno dell’operatività aziendale come se fossero energia o acqua.

Fiat, invece, taglia rami poco strategici e si concentra sul suo core business affidando all’esterno gran parte della gestione del sostegno informatico ai processi operativi. L’accordo dovrebbe assicurare dunque a Fiat risparmi considerevoli e un incremento dell’efficienza.

Il Sole 24 Ore
Mario Cianflone
30 giugno 2005