Titoli di Stato, la scelta di Draghi Bce, piano da 50 miliardi al mese

22/01/2015

La grande giornata di mobilitazione dei mercati è arrivata. Oggi, alle 14.30, Francoforte sarà il centro del mondo finanziario: Mario Draghi inizierà la conferenza stampa per annunciare quantità, modi e tempi dell’acquisto di titoli degli Stati dell’Eurozona, sulla base di quel che avrà deciso il Consiglio dei governatori della Bce poco prima. L’opposizione aperta all’operazione da parte della Germania non si è materializzata: Angela Merkel è contraria ma dice che la Banca centrale europea è indipendente e che l’importante è che i governi non approfittino della liquidità creata da Draghi per smettere di fare le riforme strutturali promesse. Ciò nonostante, sarà fondamentale capire conseguenze e portata delle scelte fatte oggi: muoveranno i mercati subito e avranno conseguenze rilevanti in futuro.

L’attenzione è focalizzata soprattutto su tre elementi. Primo, l’ampiezza dell’operazione cosiddetta di Quantitative Easing (QE) sovrano. Ieri, indiscrezioni indicavano che Draghi potrebbe annunciare acquisti mensili per 50 miliardi da portare avanti per almeno un anno: come minimo, dunque, 600 miliardi. Si tratta di una cifra superiore a quella di 500 miliardi di cui si è parlato nei giorni scorsi, segno della volontà di fare sul serio nella lotta contro la deflazione e nello stimolo alle economie. Non tutti gli osservatori, però, ieri erano impressionati. In Germania – il Paese più seriamente contrario al QE – si faceva notare con una certa soddisfazione che il non avere posto un numero fisso al totale degli acquisti ma uno mensile significa che, potenzialmente, l’operazione potrà essere interrotta anche prima che sia trascorso un anno, se la situazione cambia; tra l’altro, la parola delle banche centrali è da qualche giorno meno sacra che in passato, dopo che la Svizzera ha sganciato il franco dall’euro nonostante un mese prima avesse assicurato del contrario.

Questa dei 50 miliardi mensili sembra essere la proposta che il Consiglio esecutivo dei sei membri della Bce farà al Consiglio dei governatori, altre 19 persone, 15 delle quali con diritto di voto (quattro sono esclusi a rotazione). Se passerà, dunque, come sarà da interpretare? Con una certa incertezza. Alla fine gli acquisti potrebbero essere massicci. Ma non è detto: speriamo – sostiene un economista decisamente contrario al QE, Michael Heise del colosso finanziario tedesco Allianz – «che la Bce mantenga il necessario grado di flessibilità nella struttura del programma di acquisti in modo che possa uscirne tempestivamente se necessario».
Secondo elemento sensibile, il confronto su chi deve prendersi il rischio (e i profitti) insito nei bond che si comprano, se la Bce o le banche nazionali. Chi è molto favorevole al QE vorrebbe che tutto fosse condiviso, per evitare frammentazioni del mercato finanziario. I tedeschi e i rappresentanti di altri Paesi del Nord preferiscono che ogni banca nazionale compri i titoli del proprio Paese (in quantità decise a Francoforte), li registri sui suoi libri contabili e se ne assuma il rischio. Un compromesso è possibile: 50 e 50, si è detto nei giorni scorsi. Vedremo. Infine, la composizione degli acquisti. Titoli scelti sulla base delle quote con cui ogni Paese partecipa alla Bce oppure sulla base delle dimensioni del debito pubblico di ogni Stato? Nella seconda ipotesi, l’Italia, che ha il debito pubblico maggiore, sarebbe la più avvantaggia dal QE. Tra poche ore vedremo quanta fermezza c’è nel grande passo.

 

Fonte:
Il Sole 24 Ore