Telecom Italia diventa spagnola

24/09/2013

Accordo di Telefonica con Generali, Mediobanca e Intesa Sanpaolo per salire dal 46 al 66% di Telco che controlla il 22,4% di Telecom Italia e nomina la maggioranza dei membri del consiglio di amministrazione (guarda il grafico con tutte le privatizzazioni). L'intesa, che dunque consegna in mani spagnole la maggioranza relativa del principale gruppo italiano di telecomunicazioni (leggi l’intervista a Massimo Mucchetti), è stata annunciata lunedì dopo che per tutta la giornata si erano susseguite le voci di un'intesa ormai vicina e mentre i titoli Telecom venivano attivamente scambiati in Borsa con una quotazione di chiusura in rialzo dell 4% a 0,59 euro.

L’ACCORDO – L'ok è arrivato dopo che si erano anche riuniti i consigli di amministrazione di Intesa San Paolo e Assicurazioni Generali, che hanno dato il loro via libera all'operazione. Più in dettaglio, Telefonica offre 1,09 euro per azione e acquista parte delle quote Telco: in una prima fase, gli spagnoli saliranno dal 46 al 66% di Telco, con un'opzione per incrementare a breve la partecipazione al 70 per cento. L’accordo è stato salutato positivamente dai mercati. In Borsa, martedì mattina, Telecom Italia ha aperto in rialzo: dopo essere salita del 2,5% circa, ha limitato il guadagno intorno all’1 per cento e poi si è riportata verso il +2 per cento. Boom di scambi: poco prima delle 10 erano già passati di mano 210 milioni di pezzi, a fronte dei 220 milioni dell’intera seduta di lunedì. In lieve calo, invece, Telefonica, che a Madrid cede lo 0,75% circa.

La vicenda Telecom vista dalla stampa spagnola La vicenda Telecom vista dalla stampa spagnola    La vicenda Telecom vista dalla stampa spagnola    La vicenda Telecom vista dalla stampa spagnola    La vicenda Telecom vista dalla stampa spagnola    La vicenda Telecom vista dalla stampa spagnola

LA CONFERMA – L'accordo è stato confermato all'apertura dei mercati da una nota ufficiale di Generali, Intesa e Medio Banca. Telefonica in una prima fase sottoscriverà, come detto, un aumento di capitale per complessivi 323 milioni di euro a 1,09 euro per azione. Telefonica salirà quindi al 66% di Telco dopo l'aumento di capitale da 323 milioni e realizzerà un secondo aumento di capitale da 117 milioni, dopo l'ok dell'Antitrust in Brasile e Argentina, per arrivare al 70% della holding. Telefonica potrà successivamente acquistare il 100% di Telco. Al momento però, in attesa delle autorizzazioni delle Autorità Antitrust dei vari Paesi, Telefonica manterrà i diritti di voto al 46% esprimendo, come ora, il 50% dei membri del consiglio di amministrazione della quota di Telco.

IL COMUNICATO DEGLI SPAGNOLI – In un comunicato gli spagnoli di Telefonica hanno evidenziato come l’aumento di capitale di Telco «porta stabilitá» nell’azionariato e mantiene «l’indipendenza» di Telecom Italia. Telefonica «ribadisce il suo impegno a contribuire allo sviluppo di Telecom Italia sul suo mercato interno con le sinergie e la condivisione delle migliori pratiche».

AZIONI – Il nuovo accordo tra Mediobanca, Generali, Intesa Sanpaolo e Telefonica prevede la possibilità di una scissione di Telco a partire da giugno 2014. I soci Telco, si legge sempre nella nota, «mantengono la possibilità di vedersi attribuire le azioni di Telecom Italia, uscendo così dal patto parasociale, attraverso la scissione di Telco, che potrà essere richiesta durante una prima finestra tra il 15 ed il 30 giugno 2014 ed una seconda finestra tra il 1 ed 15 febbraio 2015». Telefonica non potrà acquistare azioni di Telecom Italia spa salvo che «un soggetto terzo acquisti una partecipazione rilevante (del 10% o superiore)» nella compagnia italiana.

GENERALI – L'amministratore delegato di Generali Mario Greco ha espresso la propria soddisfazione per l'accordo raggiunto precisando che è in linea con gli «obiettivi di rafforzamento patrimoniale» del gruppo, a cui «permette di guardare con ottimismo alla distribuzione di un dividendo soddisfacente a fine anno».

LA RASSICURAZIONE – L'operazione non dovrebbe avere ricadute sul piano occupazionale, almeno a dare credito all'amministratore delegato di Telecom, Marco Patuano, che poche ore prima dell'intesa aveva rassicurato: «Non sono intenzionato a licenziare proprio nessuno», aggiungendo però che serve «un modello sostenibile nel lungo termine, che favorisca gli investimenti e quindi regole stabili pro-competitive e pro-investimenti». Ma i sindacati parlano di 16mila posti di lavoro a rischio.

IL NO DI CDP – Il via libera a Telefonica è arrivato dopo il rifiuto della Cassa depositi e prestiti a investire in Telecom, con quella che sarebbe stato di fatto un ritorno del gruppo nell'orbita pubblica: «Quando Vito Gamberale (amministratore delegato di F2i, ndr) ha parlato della disponibilità di Cassa depositi e prestiti a investire in Telecom Italia si è pronunciato a titolo personale, da cittadino: questa è una questione su cui noi non ci siamo mai pronunciati», ha detto il presidente di Cdp, Franco Bassanini chiudendo definitivamente la porta. «Invito a considerare il silenzio come un silenzio, non può avere altra interpretazione», ha aggiunto Bassanini. Dichiarazione che fa il paio con quella di Catricalà, vice-ministro allo Sviluppo Economico: «Un intervento diretto della Cassa depositi e prestiti nel capitale di Telecom non mi pare sia un argomento all’ordine del giorno».

SCORPORO SOLO TEORICO – Uno dei punti dolenti dell'operazione Telefonica è lo scorporo della rete di Telecom Italia, voluta dalle regole europee ma che diminuirebbe di molto il valore della società italiana. «In relazione a quanto riportato dalle agenzie di stampa in materia di scorporo della rete di accesso di Telecom Italia, il Commissario Antonio Preto precisa che le ipotesi per garantire la parità di accesso alla rete attraverso nuove regole, pur previste dalla recente raccomandazione della Commissione europea, sono allo stato puramente teoriche e non sono state oggetto di alcuna discussione in seno al Consiglio dell’Autorità», scrive l’autorità garante per le Tlc in una nota a proposito della discussione sullo scorporo della rete di Telecom.

LA NOTA – Comunicato diffuso per spargere acqua sul fuoco e che ha costretto comunque Franco Bernabè, presidente esecutivo di Telecom, a una precisazione: «Per procedere a uno scorporo non volontario, cosa che non è prevista da alcuna indicazione normativa a livello europeo, credo che servano motivi di una gravità eccezionale che non esistono assolutamente – aggiunge -. La dichiarazione fatta da Preto non può rispecchiare nè un orientamento della commissaria nè dell’AgCom».

 

Fonte:

Corriere della Sera