Tav fuori dal programma, duello nell’Unione

09/01/2009

L’opera non compare nel testo. Prodi e Fassino: ma è strategica. Verdi e comunisti: nostra vittoria

ROMA — Nelle 281 pagine del programma dell’Unione presentato venerdì non si parla della Tav (treni alta velocità) in Val di Susa, come ha notato il Sole 24 Ore di ieri. E su questa omissione si è riaccesa la polemica nel centrosinistra. Il sindaco di Torino ed autorevole esponente dei Ds, Sergio Chiamparino, da sempre favorevole al progetto, ha definito ieri «grave» l’assenza di ogni riferimento alla realizzazione della Torino- Lione, annunciando che avrebbe sollecitato una presa di posizione di Romano Prodi e di Piero Fassino. Che in effetti è arrivata nel corso della giornata.

Il segretario dei Ds, torinese, ha sottolineato: «La Torino-Lione e l’Alta velocità dalla Val di Susa a Trieste sono una priorità di governo del centrosinistra ed è destituita di fondamento ogni diversa ipotesi». Per il leader dell’Unione: «Appare strumentale affermare che la linea ferroviaria Torino-Lione non rappresenti una priorità solo perché nello stesso documento sono riportati a titolo di esempio soltanto le linee del Brennero e del Gottardo ».

Prodi definisce quindi la Tav in Val di Susa opera di «importanza strategica». Resta il fatto che nel programma non viene citata, e non c’è una parola neppure per altre grandi opere (se non per bocciarle) come il Mose, il sistema contro l’acqua alta a Venezia.

GLI ANTI TAV—Del resto ha pesato la posizione della sinistra dell’Unione. Al contrario di quello che dice Prodi, il leader dei Verdi, Alfonso Pecoraro Scanio, spiega che l’assenza di ogni riferimento all’Alta velocità in Val di Susa non è casuale, «ma è una nostra precisa vittoria». Non solo. «Fassino dice invece che è una priorità? Non so dove lo ha letto — continua Pecoraro —. Certamente non nel programma che hanno sottoscritto tutte le forze dell’Unione. Prodi dice che è un’opera strategica? Sì… per il futuro».

IL MOSE—Il presidente dei Verdi rivendica anche un’altra omissione nel programma dell’Unione, quella sul Mose: «Noi siamo per la sospensione del progetto ed è chiaro che, siccome nel programma abbiamo scritto che tutte le opere vanno fatte col consenso degli enti locali, quando parleremo col Comune, si passerà alle opere alternative che questo propone». Anche per Rifondazione comunista la Tav non ha speranze.

Dice Paolo Ferrero: «Non è tra le priorità del programma. La connessione ferroviaria Est-Ovest può essere fatta col potenziamento delle linee attuali, compreso il raddoppio della Ventimiglia- Savona. Il problema — continua Ferrero — è che Chiamparino, in realtà, è contro la costruzione dell’Unione perché ripropone un’idea della sinistra che, anziché dialogare con i movimenti sociali, vi si contrappone». Netto Marco Rizzo, europarlamentare del Pdci: «La Tav non è una priorità. La priorità è la sicurezza dei treni».

GRANDI OPERE — Al di là della polemica sul cosiddetto «corridoio 5», il voluminoso programma licenziato da Prodi dà lo spunto per un’analisi sull’impostazione del centrosinistra sul tema delle opere pubbliche. L’Unione afferma che l’Italia ha «una rete infrastrutturale satura, inadeguata e pesantemente sbilanciata a favore del trasporto su gomma ». Ne discende una politica che non prevede grandi opere («la legge Obiettivo si è rivelata un fallimento»), ma una serie di interventi per spostare il traffico su rotaia e via mare, con particolare attenzione al Sud.

Con una importante premessa metodologica: le priorità saranno individuate «sulla base delle risorse finanziarie disponibili», «con il coinvolgimento attivo degli enti territoriali » e «alla luce delle risultanze della valutazione ambientale strategica». Niente opere faraoniche, quindi, a partire dal ponte sullo Stretto di Messina «inutile e velleitario». Sul fronte energetico viene ribadito il no al nucleare, non si cita il carbone, mentre si punta sulle energie rinnovabili, sul gas, compresi gli impianti di rigassificazione, da realizzare però d’accordo con gli enti locali.

Fonte:
Corriere della Sera
Enrico Marro
13 febbraio 2006