Tango-bond, l’Fmi batta un colpo

09/01/2009

I 450 mila investitori italiani che hanno passato gli ultimi quaranta giorni ad arrovellarsi sull’offerta pubblica di scambio dei titoli argentini hanno dovuto affrontare un dilemma amletico. Aderire o non aderire.

Chiudere la porta in faccia alla proposta del 30% del valore nominale dei titoli argentini e mantenere il possesso dei vecchi titoli. Oppure, aderire al “ricatto” e sperare in una impennata sul mercato secondario delle nuove obbligazioni per ottenere qualcosa in più.

Nel primo caso, il pericolo reale è quello di ritrovarsi in mano della carta straccia. Titoli che non valgono più nulla e in alcuni casi risparmi di una vita vanificati: con l’unica chance delle azioni legali contro le banche e l’Argentina.

Nel secondo caso, invece, si perde la possibilità di agire contro l’Argentina, mentre si può puntare contro le banche per il restante 70%. E comunque si è recuperato solo il 30% di quanto versato anni fa.

Troppo facile dare consigli o suggerire soluzioni taumaturgiche. Anzi. Meglio astenersene. Un dato, però, emerge con chiarezza. I risparmiatori sono stati lasciati soli. Soli davanti a una situazione più grande di loro. Lì dove un intervento delle istituzioni internazionali sembrava doveroso.

E l’indice è puntato contro il Fondo monetario internazionale. Il Fondo, infatti, è l’organismo che vanta miliardi di crediti nei confronti dell’Argentina. E proprio per questo avrebbe dovuto pressare il governo sudamericano perché non si abbandonasse a una posizione così intransigente.

E invece non è stato neanche in grado di indicare una percentuale minima per l’offerta pubblica di scambio. Sarebbe stato importante. Avrebbe dato una certezza ai piccoli risparmiatori “arrovellati nel dilemma amletico”. A detta del governo argentino, infatti, anche una percentuale del 50% verrà considerata un buon risultato.

Eppure un prova d’appello c’è. Adesso si attendono i dati ufficiali: a quanto si è attestata la percentuale di adesione. Mettere un tetto del 90% sarebbe irrealistico, ma se l’adesione fosse inferiore al 70% allora l’Fmi avrebbe una chance per rifarsi. Per pressare il Governo argentino e dare finalmente una mano alle migliaia di piccole famiglie che hanno avuto la sventura di imbattersi nella saga dei Tango-bond.

ALAN FRIEDMAN
28/2/2005