Svolta per Telecom, il cda Pirelli verso il sì alle offerte di AT&T e América Móvil
09/01/2009
Olimpia, holding che controlla un quinto del capitale di Telecom Italia, potrebbe andare per due terzi in mani americane. Un consiglio d’amministrazione straordinario di Pirelli, che si è riunito domenica 1 aprile, ha «valutato favorevolmente» due proposte d’acquisto – sul 66% del capitale della controllata, valore complessivo poco meno di 5,3 miliardi di euro – avanzate dai colossi della telefonia AT&T (Stati Uniti) e América Móvil (Messico).
Quest’ultima è la prima compagnia latino-americana, con un valore di Borsa di 70 miliardi di euro contro i 43 di Telecom; ha sede a Città del Messico, conta 108 milioni clienti in 14 Paesi e fa capo al magnate Carlos Slim Helu, terzo uomo più ricco del mondo nel 2006, secondo la rivista Forbes (con un patrimonio di 49 miliardi di dollari). America Movil ha già rilevato da Telecom Italia Tim Peru, ribattezzata Claro. At&T è un gigante che capitalizza ancora di più: 246 miliardi di dollari, sei volte l’ex monopolista italiano, quinto nella classifica delle maggiori società negli Stati Uniti. Il gruppo è attivo in 22 Stati e controlla il numero due della telefonia mobile, Cingular. Il quartier generale è a San Antonio, in Texas.
La Bicocca ha tempo fino al 30 aprile per chiudere il contratto ed entro un anno, grazie a un’opzione di vendita, potrebbe cedere tutta la quota rimanente. A stretto giro di posta, nella tarda serata di domenica, il governo ha fatto sentire la sua voce attraverso il ministro delle Comunicazioni, Paolo Gentiloni, che ha espresso «grandissima preoccupazione». Il ministro ha aggiunto di essere stato informato soltanto nel pomeriggio della riunione straordinaria del cda di Pirelli e che seguirà «con grande attenzione l’evolversi della situazione».
I termini dell’offerta. Entrambi i pretendenti intenderebbero acquistare una quota pari a un terzo del capitale di Olimpia, oggi posseduta per l’80% da Pirelli e per il 20% dalla famiglia Benetton tramite la holding Sintonia, che ha appena sostituito Edizione Holding. Le azioni Telecom Italia detenute da Olimpia sarebbero valutate 2,82 euro, ben oltre l’attuale quotazione di mercato (la chiusura delle contrattazioni in Borsa venerdì aveva fissato il prezzo a 2,135 euro). Va sottolineato che tale valutazione lieviterebbe a 2,90 euro per effetto del dividendo che da Telecom Italia “sale” nella catena di controllo sino a Pirelli. Il consiglio d’amministrazione della Bicocca ha dato mandato al presidente Marco Tronchetti Provera di procedere nelle negoziazioni.
Nel comunicato del gruppo, tra l’altro, si legge che «è riconosciuto a Mediobanca e Generali il diritto di prelazione sulle azioni Olimpia, in base a quanto previsto dal patto di consultazione stipulato in data 18 ottobre 2006 (che in teoria aveva blindato il controllo Telecom per il 23,2% estendibile fino al 29%, ndr). L’esecuzione dell’operazione è pertanto subordinata al mancato esercizio di tale diritto».
Gli scenari in Italia. Non è affatto scontato che il Leone triestino e la banca di Piazzetta Cuccia esercitino la prelazione. Anche perché in questo caso il prezzo dovrebbe adeguarsi all’offerta che arriva da oltre oceano. In effetti, dopo il recente varo del piano industriale che aveva visto affermarsi la linea del presidente di Telecom, Guido Rossi (tra i registi dello stop al tentativo di Tronchetti di accordarsi con gli spagnoli di Telefonica), il gruppo della Bicocca aveva optato per valutare le offerte del mercato sul proprio 80% in Olimpia. Sembrava che i 2,7 euro chiesti da Tronchetti fossero troppi per chiunque. Anche per le cordate che andavano formandosi attorno a grandi gruppi bancari italiani, da Intesa Sanpaolo a Mediobanca, da Generali a Capitalia.
L’offerta di At&T e del gigante telefonico centro-americano arriva come un fulmine a ciel sereno. Il governo Prodi, attraverso lo stesso ministro Gentiloni, aveva chiarito soltanto pochi giorni fa di non potere essere «indifferente al destino della rete di Telecom Italia, in quanto infrastruttura non replicabile e strategica, cui il Paese non può rinunciare». Gentiloni aveva anche auspicato che il sistema industriale e finanziario italiano sapesse «reggere questa sfida». Cosa accadrà adesso che il controllo dell’ex monopolista, la spina dorsale della rete fissa di telecomunicazioni nazionale, può finire non in Spagna, ma addittura al di là dell’Altlantico? Palazzo Chigi tornerà a tessere la tela per convincere grandi soci finanziari e industriali italiani a rimettersi in pista con una contro-offerta adeguata alle aspettative di Pirelli? Certo è che il prezzo resterà il primo nodo da sciogliere. Soprattutto dopo che dall’illusione di acquistare a 2,4 euro ci si ritroverà a dover sborsarne almeno 3 per ogni azione Telecom in carico a Olimpia.
A tarda sera, intanto, da San Antonio il portavoce di At&t, Michael Coe, ha fatto sapere che se andasse a buon fine, l’ingresso in Olimpia (e quindi in Telecom Italia) «calzerebbe a pennello» rispetto alle esigenze della società. «Adesso siamo un gruppo internazionale – continua Coe – ed è molto importante per i nostri clienti avere solidi asset e solide relazioni intorno al mondo».
Fonte:
Il Sole 24 Ore
Alberto Annicchiarico