Stop di Bruxelles alla procedura contro l’Italia

09/01/2009

La Commissione Ue fa retromarcia sulla procedura di deficit eccessivo contro l’Italia che «sembra aver preso misure coerenti con le raccomandazioni» del Consiglio Ecofin di luglio sul rientro del rapporto deficit-PIl sotto il 3% entro la fine del 2007, effettuando una correzione strutturale di almeno lo 0,8% del Pil nel 2006.

Per il momento, dunque, scrive Bruxelles nella bozza di comunicazione che verrà discussa formalmente dell’esecutivo europeo mercoledì 22 febbraio,

«non sono necessari ulteriori passi nella procedura di deficit eccessivo». Non mancano però le ombre: la Commissione invita Roma a «prevedere un percorso più rapido di riduzione del debito pubblico, in particolare rafforzando il percorso di rientro verso l’obiettivo di medio termine (pari al 60% del Pil). E ancora: Bruxelles rileva che nel complesso i rischi per le proiezioni di bilancio contenute nel programma di Stabilità dell’Italia «sembrano essere sul versante negativo». Esistono infatti «incertezze significative» riguardo all’attuazione della Finanziaria 2006, in particolare degli «ingenti risparmi sulla spesa» e in un orizzonte temporale più ampio «non vi sono informazioni sulle misure previste e le dimensioni del risanamento fiscale
potrebbero essere sottostimate». Entrando nel merito della sostenibilità dei conti pubblici
in rapporto al nodo dell’invecchiamento demografico, il documento spiega poi che «l’Italia sembra correre rischi medi». L’aumento della spesa legata all’invecchiamento della
popolazione fino al 2050 si prevede sarà infatti «moderata, ma questa prospettiva si impernia sulla piena attuazione della riforma delle pensioni del 2004 e di quelle precedenti».

Pensioni: Italia tra i Paesi che beneficiano delle riforme. L’Italia viene citata anche tra i paesi che beneficiano delle riforme attuate nel suo sistema pensionistico, secondo quanto emerge dal rapporto Ue sugli effetti dell’invecchiamento della popolazione sulle finanze pubbliche dai paesi europei approvato ieri dal Consiglio Ecofin. «Vediamo i benefici che le riforme hanno sortito negli Stati che le hanno adottate, come Italia, Finlandia, Germania, Francia, Svezia e Austria», ha detto il Comissario agli Affari Economici Joachim Almunia, ricordando che il rapporto indica «proiezioni di lungo termine a politiche invariate, cioè se non si fa nulla per cambiare la rotta». Secondo il rapporto, la spesa italiana per la previdenza è pari al 14,2% del pil, il livello più alto dell’Europa allargata, ma l’aumento sarà solo dello 0,8% nel 2030 e dello 0,4% nel 2050. Altri paesi invece dovranno far fronte ad aumenti sostanziosi, come la Spagna, che vedrà la propria spesa, attualmente pari all’8,6% del pil, crescere del 3,3% nel 2030 e del 7,1% nel 2050. «In assenza di misure di contrasto incisive», si legge nel rapporto, il potenziale di crescita economica dell’Europa a 25 è destinato a scivolare dal 2,2% nel 2004-10 all’1,4% tra il 2030 e il 2050. Soddisfatto il ministro dell’Economia Giulio Tremonti: «Il tempo è galantuomo», ha osservato, rilevando come l’azione fatta per contenere la spesa pensionistica venga finalmente «riconosciuta all’Italia». Per Tremonti: «Siamo avanti a tutti gli altri».

Fonte:
Il Sole 24 Ore