Stop ai consumi contro i rincari di prodotti e tariffe
09/01/2009
di GIOVANNI LOMBARDO
È IL PIATTO «principe» che troneggia da sempre sulle tavole italiane. Ma oggi i «pastasciuttari» dovranno farne a meno, dovranno fare astinenza e resistere alla tentazione di spaghetti all’amatriciana, penne all’arrabbiata e rigatoni al ragù.
La pasta, infatti, da succulenta pietanza, diventa per un giorno il simbolo della protesta contro l’aumento di prezzi e tariffe. Rincari che, stando ai calcoli delle associazioni dei consumatori, comporteranno un stangata da 712 euro per le famiglie italiane. Scatta oggi lo sciopero della spesa indetto da Adoc, Adusbef, Federconsumatori e Codacons. E ci sarà anche la Coldiretti, l’organizzazione che rappresenta gli agricoltori, mentre Confagricoltura si è tirata fuori perché «simili iniziative, per quanto legittime, sono poco utili, e addirittura controproducenti», ha dichiarato il presidente Federico Vecchioni.
Pane e pasta sono tra i prodotti alimentari che stanno registrando rincari maggiori. L’aumento che di anno in anno e senza interruzioni subisce il prezzo del pane, denunciano le associazioni dei consumatori, rivela speculazioni inaccettabili: dal 1985 ad oggi, più 750 per cento in più. Ma il grano, afferma chi lo semina e lo raccoglie, è persino più economico: 23 centesimi al chilo ventidue anni fa, un centesimo in meno adesso. «C’è un divario enorme tra il prezzo alla produzione e quello alla vendita, al dettaglio», è l’accusa. I produttori di pasta si difendono. Secondo l’Unipi (Unione industriale pastai italiani) il prezzo della pasta, se si considera l’inflazione «non è aumentato di molto negli ultimi quindici anni».
È il prezzo del grano, sottolinea il vice presidente dell’associazione Furio Bragagnolo, «ad essere aumentato. La causa è strutturale: è cresciuta, infatti, la domanda, dovuta anche al suo utilizzo per le biomasse, ma è diminuita l’offerta». Gli aumenti in atto, quindi, alla fine saranno compresi fra 12-14 centesimi per un prezzo finale che, a seconda della qualità, oscillerà da 0,43 a 0,95 euro al pacco da mezzo chilo di pasta. Il Governo annuncia controlli contro le speculazioni.
Ma questo non basta alle associazioni dei consumatori che non fanno marcia indietro: chiedono un blocco immediato di prezzi e tariffe e invitano i politici a imitare il ministro della Giustizia Clemente Mastella, che ha scelto di abbracciare la protesta astendendosi dal consumo della pasta. Oggi alle 10,30 si terrà la manifestazione davanti a Montecitorio e, alle 12, i presidenti delle quattro associazioni dei consumatori saranno ricevuti dal presidente dell’Antitrust Antonio Catricalà a piazza Verdi, dove saranno regalati ai cittadini pasta, pane e latte.
Per aderire allo sciopero basterà rinunciare ad almeno un acquisto durante tutta la giornata, precisano le associazioni, che forniscono alcuni consigli pratici da seguire: evitare di fare la colazione al bar, portarsi pranzo e merenda da casa, rinunciare a sigarette e parrucchiere, evitare il taxi e preferire i mezzi pubblici, rinunciare a cinema, teatro e ristorante, limitare l’uso di cellulare, internet e apparecchiature elettroniche, non effettuare operazioni in banca se non strettamente necessarie. E ovviamente, non comprare e consumare pastasciutta.
Fonte:
Il Tempo
g.lombardo@iltempo.it