S&P’s minaccia il Brasile: il downgrade entro due anni è dato “uno a tre”

07/06/2013

"L'outlook negativo riflette il fatto che ci sia almeno una probabilità su tre che il crescente fardello del debito sovrano e l'erosione della stabilità macroeconomica portino ad un downgrade (…) nei prossimi due anni".  Il protagonista (o la vittima) di questa vicenda è il Brasile mentre la 'voce narrante' appartiene all'agenzia internazionale Standard & Poor's.

 

L'economia carioca era stata, nel recente passato, una vera e propria 'reginetta' nel ballo delle agenzie di rating. Ecco allora che anche il solo cambio di outlook, ora con una sfumatura 'pessimista', fa riflettere i mercati (e gli investitori) sul futuro del Paese emergente; un po' come succede, nella nostra martoriata Europa, quando arriva il puntuale declassamento e le paure tornano a farsi concrete. Il rating Brasiliano regge ancora: il presente mostra 'fiero' la sua tripla B per il lungo termine e l' "A-2" per quello a breve. L'agenzia di rating, però, mette tutti sul chi vive: l'economia che cresce ad un ritmo molto lento (per un Brics), la politica fiscale espansiva e gli "ambigui segnali di policy"  nel prendere decisioni sono la base logica di questo cambio di prospettive sul Brasile.

Sebastian Briozzo, analista di S&P's ha puntualizzato: "La debole crescita riflette la modesta performance dell'export così come il calo degli investimenti privati parzialmente causati dagli ambigui segnali di policy che giungono dal Governo che ha [così] smorzato la fiducia degli investitori". Il 2011 si era chiuso con una crescita del 2,7% mentre l'anno scorso assistemmo ad un magrissimo +0,9%. Questo 2013 sembrerebbe ora orientato verso un più che modesto 2,5% cristallizzando, così, i connotati di una realtà economica ben distante dai ritmi dei Pesi emergenti teorici raccontati nei testi.

I Brics soffrono, inutile negarlo: il loro destino è legato a doppio filo con quello dell'economia globale, Usa ed Europa su tutti. Ecco allora che assume un ruolo fondamentale il riuscire a resistere agli shock esterni che, seppur momentanei, potrebbero interrompere di netto la crescita di quei Paesi emergenti che non si sono tutelati da tali rischi.

"Una continua lenta crescita economica, più deboli fondamentali esterni e fiscali e una perdita della credibilità politica economica (…) potrebbero diminuire la capacità del Brasile di gestire uno shock esterno"  ha chiosato l'agenzia di rating S&P's.

Il Brasile, insomma, è stato avvertito: se è vero che non c'è uno sviluppo completo della crescita potenziale sposando la piena autarchia, è altrettanto vero che -specie di questi tempi- è ormai indispensabile crescere avendo, al contempo, uno solido scudo nei confronti degli shock esogeni.

Fonte:
International Business Times