Si è ridotto il rischio Paese
09/01/2009
Export – Nel Rapporto Coface 2005 la mappa mondiale dei mancati o ritardati pagamenti.
In Asia i livelli di insolvenza più bassi tra gli emergenti – In progresso anche Brasile e Turchia.
PARIGI – Esportare o investire all’estero rimane un mestiere da acrobati, ma nel 2005 i mercati internazionali saranno complessivamente un po’ meno disseminati di trabocchetti rispetto al 2004. La possibilità di incappare in ritardi nei pagamenti, o in vere e proprie insolvenze, tende infatti a ridursi sia nei Paesi ricchi sia nei Paesi in via di sviluppo.
La previsione, da maneggiare con prudenza come tutte le analisi economiche in un periodo di estrema incertezza e di scarsi margini di manovra, viene dal gruppo Coface, il colosso francese dell’assicurazione all’export. Presente in circa 100 Paesi, Coface proietta la sua banca dati, in pratica un ampio osservatorio dei comportamenti di pagamento delle imprese, sullo sfondo degli aspetti politici e macroeconomici dei singoli mercati.
Il risultato è un panorama dei rischi, ma anche delle opportunità, che le imprese incontrano sui mercati internazionali. In definitiva uno strumento di riflessione in più prima di dare il via libera a un’operazione di compravendita, o a un progetto di investimento. Coface ha presentato ieri a Parigi il suo rapporto sul rischio Paese nel mondo.
La ripresa dell’economia, e un miglioramento della solvibilità delle imprese, hanno caratterizzato soprattutto la prima parte del 2004, per poi perdere slancio nella seconda parte dell’anno, in particolare in Europa. Le cause? «La forza dell’euro nei confronti del dollaro, la fiammata dei prezzi del petrolio, e gli stretti spazi di manovra delle politiche economiche» dice la Coface. Risultato: nel periodo di osservazione che va dal gennaio 2004 al gennaio 2005 l’indice complessivo di rischio nel mondo, calcolato affiancando gli aspetti politici e macroeconomici a quelli micro, è sceso del 9 per cento.
La tendenza alla riduzione si è rivelata meno incoraggiante rispetto al periodo gennaio 2003-gennaio 2004, quando l’indice Coface segnò un significativo meno 18 per cento. E anche questa volta ci sono forti differenze da area ad area. A primeggiare come aree di rischio ci sono, nell’ordine, l’Africa, il Medio Oriente e l’America latina. L’area emergente che offre il profilo di rischio più basso è invece quella asiatica, mentre l’area che ha manifestato la più veloce tendenza al calo dei ritardati o mancati pagamenti, nel periodo di osservazione, è stata l’Europa centrale (-13%).
Nel 2005, secondo Coface, non dovrebbero verificarsi variazioni di rilievo nel rischio di credito, a condizione però che non intervengano shock dovuti a rialzi del petrolio e a ulteriori cali del dollaro nei confronti dell’euro.Le pagelle. Le pagelle dei promossi stilate da Coface, cioè dei Paesi che hanno visto migliorare sensibilmente il loro merito di credito (rating), vedono in prima fila solo due pesi massimi tra le nazioni industrializzate: la Francia e il Giappone, promossi da A2 ad A1 grazie all’aumento dei profitti delle loro imprese, e al miglioramento dei comportamenti di pagamento. Tra i Paesi emergenti si sono distinti invece l’India (promossa da A4 ad A3), il Brasile e la Turchia, fermi a B nella griglia del rating, ma entrambi premiati con la “sorveglianza positiva”. Le imprese dell’Europa occidentale, e in particolare della zona euro, devono affrontare la doppia sfida della perdita di competitività legata all’apprezzamento dell’euro e della domanda sottotono. «Tensioni sui margini – sottolinea Coface – sono da prevedere per le imprese dei Paesi la cui crescita, finora, si è basata sul dinamismo dell’export». Tra questi l’Italia (si veda anche il box qui sotto) e la Germania. Negli Usa, il buon andamento delle attività ha invece rafforzato la situazione finanziaria delle imprese, e ha permesso di ridurre la frequenza dei problemi di pagamento, e il colosso americano rimane parcheggiato in area A1.
Lo studio (che in Italia sarà pubblicato dal Sole 24 Ore e sarà presentato il 17 febbraio da Coface-La Viscontea) si sofferma anche sui rischi settoriali. Ad andare incontro a serie probabilità di ritardato o mancato pagamento sono soprattutto i comparti dell’abbigliamento, del trasporto aereo, del tessile, dell’informatica e delle costruzioni. Al riparo si trovano chimica e farmaceutica, meccanica e grande distribuzione. Rischio accettabile, infine, per auto e tlc.
Il Sole 24 Ore
Mercoledí 26 Gennaio 2005