Senato, Prodi ottiene la fiducia
09/01/2009
ROMA – Il governo Prodi ottiene la fiducia al Senato. Il primo banco di prova del nuovo esecutivo è superato con il punteggio di 165 sì e 155 no. Nessun astenuto.
Un esito che fa tirare al premier un sospiro di sollievo. «Meglio di così non poteva andare. Sono molto contento, abbiamo una maggioranza al Senato che è maggiore di quella del ’96», commenta a caldo Prodi.
SENATORI A VITA – «Abbiamo una maggioranza coesa e compatta», garantiva d’altronde già in mattinata il Professore durante la replica a Palazzo Madama (dove veniva ribadita anche la necessità del ritiro dall’Iraq). I primi segnali sono subito incoraggianti: i sette senatori a vita, i primi ad essere chiamati al banco della presidenza per esprimere la preferenza, accordano tutti e sette la fiducia. Non senza qualche polemica.
FISCHI A SCALFARO – Veri e propri cori da stadio e fischi partono dai banchi del centrodestra quando a votare si reca Oscar Luigi Scalfaro. Per cercare di placare il clima interviene il presidente del Senato Franco Marini: «I commenti – prorompe Marini- sono inaccettabili da una parte e dall’altra».
IL TEST DEL SENATO – Quel che più conta è però la prova di compattezza dell’Unione che disponeva di 157 voti (considerato che Marini, per prassi, non esprime la sua preferenza), gli stessi 157 voti che mette insieme la Cdl. Alla fine il totale del centrosinistra fa 165 contro 155 no. Un margine molto simile a quello registrato nella votazione per l’elezione del presidente del Senato. A Marini andarono infatti 165 voti contro i 156 ottenuti da Andreotti, candidato del centrodestra.
RETROMARCIA DI DI PIETRO – Un margine che poteva essere intaccato solo da improvvise defezioni da parte dei cinque senatori dell’Italia dei Valori. Due di loro, Fabio Giambrone e Sergio De Gregorio, si erano infatti dichiarati insoddisfatti della definizione degli incarichi di governo (in particolare protestano per il no a Leoluca Orlando viceministro per gli Italiani nel Mondo) e avevano minacciato di non votare la fiducia. E invece in mattinata è tutto rientrato: l’Italia dei Valori voterà sì al governo Prodi. Una decisione presa dopo un incontro con il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Ricky Levi. Spiega Giambrone: «Non ce la sentiamo di assumerci la responsabilità davanti al Paese di bloccare alla nascita il governo Prodi». «Tuttavia – osserva il senatore dipietrista – resta il dissenso rispetto alla scelta assunta sugli italiani nel mondo».
LE QUOTA ROSA – Nella giornata della fiducia, Prodi torna anche sulla questione della presenza femminile nel governo annunciando novità per la Bonino, neo ministro degli Affari europei («le darò il portafoglio», ha garantito il premier) e respingendo le critiche per il poco peso dato alle donne nella sua squadra: « Ne volevo otto ma a sei ci sono arrivato. Ho dato il segno che ho potuto dare. – spiega il presidente del Consiglio – Sono i partiti che non mi hanno proposto un numero di donne sufficienti per arrivare ad otto». Intervenendo al Senato poi ribadisce l’impegno del Parlamento al fine di approvare una legge «per garantire quote precise per l’ingresso delle donne in politica».
Fonte:
Corriere della Sera
19 maggio 2006