Rovereto vara il distretto delle fonti alternative

09/01/2009

Claudio Pasqualetto

ROVERETO
Sole, vento e idrogeno: giusto per partire. In realtà il distretto delle energie alternative che si va costituendo a Rovereto guarda molto più lontano. Cerca una stretta integrazione con il territorio, punta a creare una filiera industriale leggera nelle strutture ma di valore internazionale, vuole sfruttare ogni possibile sinergia nella ricerca con l’altro grande “tema” che sta crescendo nell’area, quello del biomedicale strettamente collegato al Centro interdipartimentale Mente-Cervello che l’Università di Trento ha spostato qui dotandolo di sofisticati strumenti, oltre che di validi ricercatori, che lo rendono leader mondiale.

«L’obiettivo è quello di legare le tante idee che ci sono in start up mirati, che trasformino progressivamente in soft una presenza industriale che in passato è stata hard» dice Mario Marangoni, presidente dell’omonima industria della gomma, oltre che della Fondazione Caritro, che da tempo coltiva questo progetto. «E a conferma che abbiamo visto giusto – aggiunge – sta il fatto che non appena ci siamo mossi si sono fatte avanti più di 150 aziende pronte a investire nel settore, aziende che hanno tutte una attività propria di ricerca che va messa in rete, collegata a quella dell’Università e dei suoi partner mondiali».

Davide Bassi, rettore dell’Università di Trento, ricorda che il dopo manifatturiero ha solo tre strade sicure: l’energia, l’ambiente, la salute. Esattamente quelle che l’ateneo sta portando sul territorio. Per l’energia, in particolare, nella convinzione che non è certo pensabile una virtualizzazione dell’impresa, si sta lavorando su alcuni filoni specifici, a cominciare dall’idrogeno, e si punta anche su una attività di regolamentazione e certificazione da mettere a disposizione di altri poli di eccellenza: un dialogo è già in corso con i laboratori e la fabbrica delle nanotecnologie sorti fra Venezia e Padova. E Lorenzo Dellai, presidente della Provincia, non solo garantisce il sostegno locale, nazionale ed europeo agli investimenti ma è pronto a sostenere una progettualità più ampia, di scenario, per creare un terreno già preparato a questa evoluzione industriale.

Il problema principale, oggi, sembra quello di non perdere tempo, di cogliere rapidamente l’opportunità. Impresa e ricerca ci sono, bisogna coinvolgere il territorio. Rovereto è il cuore industriale del Trentino: sede in passato di un manifatturiero anche pesante, è in fase di migrazione verso un’impresa più varia e leggera. L’occupazione, dopo una lieve flessione, è tornata ai massimi livelli, ma anche urbanistica e pianificazione sociale devono accompagnare questo cambiamento. «Abbiamo creato per questo, inserito nella progettualità del Festival dell’Economia di Trento, un laboratorio di economia e trasformazione urbana – spiega l’urbanista Giulio Andreolli – per individuare una strategia di ri-generazione economico-industriale applicabile al territorio».

Il perché lo ricorda Marangoni: «Le imprese hanno la cultura dell’innovazione, l’Università ha la cultura della ricerca ma perché l’operazione riesca, perchè questo distretto non sia effimero o virtuale, occorre costruire una cultura di contesto in cui muoversi, in cui inserire la nostra operatività».

Fonte:
Il Sole 24 Ore