Romania e Bulgaria ufficialmente nell’Ue

09/01/2009

Con il nuovo anno, Romania e Bulgaria hanno fatto il loro ingresso ufficiale nell’Unione europea, portando così a 27 il numero complessivo dei Paesi membri. Con l’ingresso di Sofia e Bucarest e trenta milioni di nuovi cittadini europei, il baricentro dell’Ue si sposta ancora di più ad est, dopo la grande ondata di adesioni del maggio 2004, quando entrarono dieci nuovi Paesi, otto dei quali appartenenti all’ex blocco comunista. Si tratta di un avvenimento di portata storica per la Romania e la Bulgaria che salda i Balcani all’Europa e che arriva 17 anni dopo la caduta del Comunismo. Una sfida che a partire da oggi vedrà i due Paesi dell’est impegnati a portare a compimento quelle riforme necessarie a colmare il ritardo che li separa dagli altri membri dell’Unione. Le due nazioni portano in dote tassi di crescita invidiabili dal punto di vista della vecchia Europa, attestandosi fra il 5 e il 6%. Ma i problemi rimangono, soprattutto in alcuni settori come la lotta alla corruzione, la gestione dei fondi agricoli e strutturali, gli standard di sicurezza alimentare per l’export di latte e carne e per quanto riguarda la Bulgaria del trasporto aereo. Il 31 dicembre, a poche ore dall’ingresso nell’Ue, la Bulgaria ha ufficialmente chiuso due reattori di concezione obsoleta della centrale nucleare di Kozlodoui, l’unica sul suoterritorio, conformandosi così alle condizioni poste da Bruxelles, per ragioni di sicurezza, per la sua adesione all’Unione. “Per noi non è un giorno di gioia, questa chiusura è come se ci fossimo tolti il pane di bocca per gettarlo anziché sfamarci “, ha dichiarato Stamen Stamenov, ingegnere alla direzione della distribuzione della Compagnia nazionale di elettricità bulgara (Nec).

Inoltre ieri la moneta unica europea, nel giorno del suo quinto anniversario, ha accolto in Eurolandia un tredicesimo Stato, la Slovenia, dal maggio 2004 membro dell’Ue. A due anni e mezzo dallo storico allargamento dell’Ue a dieci nuovi stati membri, Lubiana è l’unica capitale a presentarsi puntuale all’appuntamento con l’Euro. In dote ha portato uno Stato delle finanze pubbliche in buona salute, valutato positivamente da Bruxelles. Ora sarà compito del governo sloveno non tradire le aspettative degli altri partner di Eurolandia, mettendo in campo politiche e riforme strutturali in grado di mantenere i conti a posto rendendoli sempre più solidi, come ha ricordato nei giorni scorsi il commissario europeo agli affari economici e monetari, Joaquin Almunia.

“L’adesione di Romania e Bulgaria all’UE e l’adozione dell’Euro da parte della Slovenia –ha dichiarato Gianni Pittella, presidente della Delegazione Italiana nel Gruppo del PSE al Parlamento europeo- trasformano il primo gennaio 2007 in una tappa fondamentale per l’Europa. Si completa il quinto allargamento della nostra storia che segna la riunificazione pacifica dell’Europa dell’Est e di quella dell’Ovest e si rafforza la moneta unica che, grazie alla Slovenia, coprirà una popolazione di ben 316 milioni di persone. Se vogliamo che questi traguardi siano il punto di partenza di un’Europa più forte bisognerà impegnarsi da subito in importanti riforme. Su tutte quella del metodo decisionale, perché l’UE a 27 ha bisogno di più politica ed il Trattato di Nizza non può più essere la base sulla quale crescere. Impegnarsi per allargare l’utilizzo dello strumento della maggioranza e non insistere sul metodo dell’unanimità, nelle decisioni da prendere in seno al Consiglio, eviterebbe il rischio di una pericolosa paralisi dell’ iniziativa politica “.

“L’ingresso nell’Ue della Romania –ha commentato Enrico Pollo, presidente dell’Associazione degli imprenditori italiani in quel Paese- è un consolidamento per chi ha già relazioni commerciali di import-export tra l’Italia e la Romania e costituisce un incentivo per le piccole e medie imprese italiane che, aiutate dalla semplificazione burocratica e dall’abbattimento di tasse e dazi, potranno accedere più facilmente ai mercati rumeni, soprattutto nei settori dei beni di consumo, alimentari e moda in primis. Allo stesso modo, anche le aziende rumene sono agevolate a fare altrettanto sui mercati italiani”. “Il più grosso problema da risolvere – continua Pollo – è la corruzione e la giustizia: il sistema giudiziario rumeno è arcaico e non funziona, costituendo un impedimento per gli imprenditori che vogliono investire in questo Paese. Per quanto riguarda invece i problemi connessi agli standard di sicurezza alimentare per l’export, si è fatto e si sta facendo molto per l’adeguamento, ad esempio attraverso la chiusura di macelli nella zona del Danubio, colpita dalla peste suina “.

Fonte:
News ITALIA PRESS