«Ripresa debole». Ma la Bce non taglia i tassi

09/01/2009

Trichet frena sulla riduzione: salgono l’euro e i rendimenti dei bond, oro ai massimi dall’88

FRANCOFORTE – La Banca centrale europea ha lasciato invariati al 2% i tassi di interesse di base, deludendo le aspettative dei mercati finanziari. «La ripresa continua a procedere», ha detto il presidente della Bce Jean-Claude Trichet, nel giustificare il mancato ribasso.

Ammettendo, tuttavia, che gli ultimi dati rilevati lanciano «segnali contrastanti», accompagnati da «incertezze nel breve periodo». Pertanto, l’attuale orientamento «neutro» della politica monetaria «può cambiare», ha spiegato sempre il numero uno della Bce, lasciando la porta aperta a un possibile taglio dei tassi se la situazione economica dovesse peggiorare. Per ora, secondo Trichet, la crescita mondiale dovrebbe continuare «robusta», e non ci sono prove di una minaccia alla continuità della «sia pur modesta crescita economica» dell’area euro.

Tuttavia, per la prima volta, il comunicato di ieri – considerato il frutto di lunghe discussioni nel corso del Consiglio dei governatori – omette la considerazione usuale sui «rischi equilibrati» per quanto riguarda la crescita e sul livello «adeguato» dei tassi. E continua a sottolineare i pericoli incombenti dagli squilibri dei deficit degli Usa, dalla «debolezza del consumo privato» e dalle incertezze derivanti dalle politiche di bilancio e dal ritardo nelle riforme strutturali, che potrebbero avere un impatto negativo sulla fiducia.

La delusione dei mercati per il mancato ribasso è stata immediata: l’euro è schizzato verso l’alto, sfiorando quota 1,24. L’oro ha battuto il record degli ultimi 15 anni, toccando a 433 dollari l’oncia. E i rendimenti dei tassi d’interesse a dieci anni dei Bund tedeschi sono cresciuti di tre punti-base.

Nei giorni scorsi, al quotidiano tedesco Handelsblatt , Trichet aveva suggerito un «cambiamento di politica monetaria» se il consumo languente non avesse dato segni di ripresa. Dichiarazioni seguite da altre, di esponenti della Bce, che sottolineavano i «maggiori rischi sulla crescita». Invece, ieri, Trichet ha fatto apparentemente marcia indietro, spiegando che si è trattato di «poche frasi amplificate». E che il compito della Bce non consiste «nell’aggiustare l’andamento economico». Giustificazioni che, però, non hanno fugato l’impressione che i banchieri siano divisi sulla decisione da prendere sul costo del denaro.

Invece, ha sottolineato Trichet, «la nostra stella polare è la stabilità dei prezzi» e «ciò che facciamo» è «soppesare i rischi» a questo proposito. In marzo, i prezzi dell’area euro si sono attestati all’1,6%, ma potrebbero rivelarsi più «volatili» nei prossimi mesi, anche se in una prospettiva di medio lungo termine rientreranno «in linea» con il valore di prezzi stabili: inferiori, ma vicino al 2%.

Trichet ha anche avvertito che «dobbiamo tener conto del prezzo del petrolio», in crescita da giorni.
Sottolineando quanto sia «lampante che ogni aumento delle quotazioni crei problemi per la stabilità dei prezzi e per l’inflazione, oltre ad avere un impatto sulla ripresa globale». Si tratta di una nuova preoccupazione, unita a quella dell’aumento delle materie prime, che per adesso viene ancora controbilanciata dal «recente apprezzamento dell’euro», che frena anche i prezzi all’importazione.

Corriere della Sera 2/4/2004