Prima era per l’apertura di un conto corrente che consentiva l’accredito dello stipendio. Poi per la richiesta di un prestito e oggi per un finanziamento di mutuo per comprare casa o per aprire un’azienda. Queste le motivazioni che negli ultimi anni hanno portato gli immigrati ad entrare in banca.
Un fenomeno, quello della bancarizzazione, che in pochissimo tempo ha fatto passi importanti nella realta’ finanziaria italiana, dal momento gli stranieri rappresentano una vera fortuna per gli istituti di credito smuovendo un giro d’affari milionario. Tanto che si stima che 2015 ci saranno oltre 3 milioni di conti correnti intestati a immigrati, vale a dire il 10% di quelli presenti nel BelPaese.
Eppure va sottolineato che l’interesse per l’emigrato come operatore economico e’ iniziato solo dal 1998 con il primo prodotto bancario confezionato sui suoi bisogni. E soltanto dal 2005, per volonta’ dell’Associazione bancaria italiana, si e’ permesso al migrant banking di entrare a pieno titolo in banca.
E, quindi, chiaro il motivo per cui questo settore fa gola a molti: i nuovi clienti non hanno solo bisogno di un semplice servizio di base. Le loro esigenze finanziarie si fanno sempre piu’ complesse con domande di prestiti, mutui e di rimesse di denaro che inviano alle famiglie rimaste nei Paesi d’origine.
Cosi’ come viene ribadito dal periodico rapporto Abi-Cespi (Centro studi di politica internazionale), secondo cui il sistema bancario italiano ha intermediato un volume complessivo di rimesse pari a 210,05 milioni, per un totale di 92.020 operazioni con un ammontare medio di circa 1.500 euro per ogni transazione. Un importo superiore di quasi 7 volte superiore al dato rilevato a livello internazionale di circa 223 euro.
L’indagine ha anche messo in evidenza come gli immigrati che trasferiscono somme all’estero preferiscono utilizzare le banche per importi sopra il migliaio di euro rispetto agli altri canali, per i quali transitano rimesse di entita’ assi piu’ ridotta ma con frequenze assai maggiori.
Dal punti di vista geografico, nella classifica delle rimesse per nazionalita’, spicca il Marocco con un volume complessivo di oltre 27 milioni di euro. Seguono la Romania (oltre 22 milioni di euro), la Moldava (oltre 15 milioni di euro) e il Brasile (poco piu’ di 10 milioni di euro). Poi ancora Albania, Ucraina, India, Senegal, Bangladesh, Peru’, Ecuador e Filippine.
Secondo quanto ha potuto rilevare il rapporto, l’immigrato si rivolge in banca in prevalenza con l’obiettivo di aprire un conto corrente per esigenze familiari. Ma aumentano anche gli imprenditori stranieri: a fine 2009 erano 52.924, circa il 3,5% del totale dei correntisti immigrati.
Infine, il Rapporto Abi-Cespi 2010, focalizza l’attenzione sulla tipologia dei clienti. Numeri alla mano, 96 conti su cento registrati alla fine del 2009 appartenevano a famiglie o a singoli. Di questi, il 18% era titolare di un conto nella stessa banca da piu’ di cinque anni. Quasi un terzo, poi, ha chiesto una qualche forma di credito: soprattutto prestiti (34%) e credito immobiliare (28%). E con tassi di regolarita’ nei pagamenti molti alti: otto stranieri su dieci hanno rispettato sempre le scadenze.
Fonte: miaeconomia
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