Riforma dell’Irpef, la prima aliquota calerà dal 23 al 20%
09/01/2009
Percorso a tappe, con un primo check sulle risorse a marzo, quando saranno noti i dati della Trimestrale di cassa, per poi suddividere gli interventi tra giugno, con l’assestamento di Bilancio, e settembre. Il piano fiscale per il sostegno dei salari – lo ha detto chiaramente il ministro dell’Economia, Tommaso Padoa-Schioppa al vertice di maggioranza – vedrà un primo passaggio a giugno, ma la parte più corposa sarà inserita nella Finanziaria 2009.
Il disegno complessivo si configura come una vera e propria manovra di redistribuzione che si dispieghi sul percorso triennale della legislatura.
Resta al momento senza risposta l’incognita maggiore, che pesa sull’esito dell’intera operazione: come reperire oltre 15 miliardi nel triennio? Come si copriranno gli oneri aggiuntivi della tornata contrattuale dei dipendenti pubblici? Il tutto in presenza di altri 30 miliardi di ulteriori correzioni necessarie dal 2009 al 2011 per raggiungere il pareggio di bilancio.
Cifre che peraltro non tengono conto di ulteriori interventi in corso d’opera, più che probabili, e degli effetti di possibili scostamenti dalle variabili macroeconomiche rispetto agli attuali target (Pil e deficit). Alla prudenza del ministro dell’Economia ha tuttavia risposto in serata una nota di Palazzo Chigi: il ministro è stato «chiaro e corretto» ma «la volontà del governo é chiarissima: le risorse necessarie verranno trovate».
Si parte dalle imposte sul reddito, attraverso la riduzione dal 23 al 20% dell’aliquota attualmente applicata fino a 15mila euro, cui seguirà (con proiezione triennale) il ritocco dell’aliquota del 27% (da 15mila a 28mila euro) e del 38% (ora da 28mila a 55mila euro). Attraverso la revisione degli scaglioni si punta a concentrare il beneficio sui redditi bassi e medi fino a 35-40mila euro. Operazione da condurre anche attraverso la revisione dell’attuale struttura delle detrazioni d’imposta: al momento, l’ipotesi più accreditata resta la dote fiscale per il figlio fino a 18 anni, ma sul tappeto vi è una lunga serie di subordinate.
Il disegno complessivo, al quale da tempo punta il vice ministro dell’Economia, Vincenzo Visco, è di uniformare di fatto al 20% sia l’aliquota per il primo scaglione Irpef, sia la tassazione sulle rendite finanziarie. Allo stesso livello dovrebbe confluire anche il prelievo sugli affitti (la cosiddetta cedolare secca). Prodi intende agire con prudenza, per evitare ripercussioni sui mercati finanziari, ma l’intento di intervenire è confermato. L’intero pacchetto si completa con l’annuncio della detassazione degli incrementi salariali, legata all’incremento della produttività.
Sull’effettiva disponibilità delle risorse al momento si gioca a carte coperte. Padoa-Schioppa ha detto chiaramente che il Governo non ha ancora individuato come reperire questa ingente mole di stanziamenti aggiuntivi. «Lo faremo con la lotta all’evasione e con il contenimento della spesa». Il ministro non evoca correttamente la tassazione delle rendite finanziarie come possibile fonte di gettito, perché se si deciderà di escludere i titoli in essere, addirittura potrà determinarsi un costo. Troppe sono ancora le variabili. È ipotizzabile che, in un contesto internazionale che potrebbe volgere verso il micidiale cocktail di stagnazione e inflazione (stagflazione), con un Pil che crescerà all’1%, il gettito aggiuntivo sia tale da garantire buona parte della copertura? Certamente, ma solo se verrà dall’ampliamento della base imponibile.
In poche parole, l’esito della partita è subordinato per gran parte agli incassi aggiuntivi che verranno dalla lotta all’evasione. Se i risultati saranno deludenti, il progetto subirà un drastico ridimensionamento. I risparmi di spesa, come noto (se realizzati) dispiegano a pieno i loro effetti nel medio periodo. Dunque, non li si può invocare come fonte di finanziamento di un mancato gettito sicuro e immediato. Se mai, potranno esser messi in campo a beneficio delle prossime tre manovre: 30 miliardi, a bocce ferme, per centrare il pareggio di bilancio e garantire che il debito scenda al di sotto del 100% nel 2011.
Non a caso, Padoa-Schioppa ha ribadito ieri che il risanamento dei conti non può essere “abbandonato”. Deve continuare a marciare insieme a «crescita ed equità».
Fonte:
Il Sole 24 Ore