Ricerca, idee per 45 milioni
09/01/2009
Sono oltre 100 le imprese coinvolte nell’alleanza tra università e industria
Laura Di Pillo
MILANO – Novantuno progetti avviati, per un valore di oltre 45 milioni di euro. Con 108 imprese coinvolte, 15 amministrazioni pubbliche, 18 università e Centri di ricerca. Sono i numeri del primo bilancio delle attività della Fondazione Politecnico di Milano a due anni dalla nascita. Un percorso iniziato proprio per rafforzare la collaborazione tra il mondo accademico, imprese e istituzioni pubbliche.
Un rapporto complesso anche per la diffidenza con cui si sono guardati per lungo tempo aziende e atenei, nonché la scarsa propensione del sistema produttivo nazionale a investire in innovazione. «Le università – ha sottolineato il rettore del Politecnico, Giulio Ballio – vengono usate come grandi supermercati della ricerca. Le aziende comprano e poi tornano solo quando hanno bisogno, con pochi investimenti a medio termine».
Un rischio denunciato ieri nel corso del convegno «Quando l’innovazione fa sviluppo e il ruolo delle Fondazioni». In Italia – spiega Ballio – «di innovazione vera e propria se ne fa poca e di solito ci si accontenta di qualche miglioramento di prodotto perché le università e le aziende non seguono progetti impegnativi insieme». Insomma indispensabile cambiare ottica. «Se vogliono veramente innovare, devono lavorare con le università per un certo periodo, mettendo a disposizione risorse anche umane che facciano ricerca». Ma il rettore del Politecnico ammette che la situazione sta migliorando: «Dall’inizio dell’anno – ha spiegato – quattro o cinque grandi imprese sono venute da noi per chiederci di lavorare insieme su progetti di medio lungo termine. Forse oggi – ha scherzato Ballio – le aziende italiane sono talmente alla frutta che si accorgono di aver bisogno dell’università».
Partnership che nel caso del Politecnico è già ampiamente rodata. «Nel 2004 i nostri 1.200 docenti hanno acquisito circa 70 milioni di euro di finanziamenti, almeno due terzi provengono dal sistema produttivo e un terzo da finanziamenti pubblici». E la Fondazione Politecnico è di fatto motore di questa collaborazione: 12 i soci fondatori tra cui Pirelli, Aem, Siemens, Banca Intesa, Camera di Commercio di Milano, Comune di Cremona, Regione Lombardia. «Abbiamo cercato di attivare progetti concependoli fin dall’inizio insieme alle imprese – specifica il presidente Giampio Bracchi – e sviluppandoli con i ricercatori delle aziende e quelli dell’università». Un modello di lavoro che funziona. «I nostri partner – continua – si impegnano con noi a sviluppare progetti congiunti per un certo volume di attività. Noi con loro e insieme alle altre imprese troviamo fonti complementari di finanziamento».
Intanto il Politecnico ha anche avviato una raccolta fondi fra le imprese «per lavorare insieme su progetti di ricerche e innovazioni», ha chiarito Bracchi. Un invito a superare le diffidenze e lavorare non solo per singoli progetti è venuto da Gianfelice Rocca, vice presidente di Confindustria per l’education. «L’università deve avere più umiltà, spesso gli imprenditori si sentono trattati con sufficienza quando varcano le porte degli atenei e anche le imprese devono avvicinarsi di più alle università è importante integrare le conoscenze». Indispensabile in questa fase – ha chiarito Rocca – «concentrare le risorse sul manifatturiero evitando di distribuirle a pioggia». E un avvertimento: «Le fondazioni universitarie non devono diventare solo un modo di sorpassare le difficoltà burocratiche e amministrative. Le norme introdotte dal decreto sulla competitività relative alla deducibilità senza limiti delle donazioni aziendali alle università potranno certamente dare un grosso impulso a questa azione».
Il Sole 24 Ore
3/6/2005