Rapporto Italia 2007: Il sistema produttivo italiano è in crescita

09/01/2009

(AGO PRESS) Un sistema economico costituito da oltre 4.000.000 di imprese, circa una ogni 14 abitanti, rende l’Italia un caso unico in Europa. Il nostro Paese, infatti, concentra il 25% delle aziende con meno di 10 addetti e supera di poco il 7% per quelle con oltre 250 addetti.

Il quadro emerge dalla lettura del Rapporto Italia 2007 elaborato dall’Eurispes. Ciò che ne risulta è caratterizzato da una forte dicotomia tra piccole (fino a 20 addetti) e grandi imprese (oltre i 250): le prime concentrano gran parte dell’occupazione ed una percentuale molto più esigua di valore aggiunto, mentre le seconde contribuiscono all’occupazione con una percentuale minima e producono oltre il 30% della ricchezza nazionale. Inoltre, l’incidenza delle grandi imprese italiane è inferiore a quella di tutti gli altri paesi dell’Ue a 15.

Il punto di debolezza maggiore delle medie imprese italiane è rappresentato dagli investimenti nell’innovazione. Sono comunque numerosissime le medie imprese italiane leader mondiali in produzioni di nicchia, che contribuiscono a mantenere alto il valore del made in Italy.

Tra il 2000 e il 2005 il numero delle imprese è aumentato complessivamente del 7,4%. In questo stesso arco di tempo, i pesi relativi dei diversi settori si sono spostati in maniera significativa: l’incidenza dell’agricoltura, dell’industria e del commercio, considerata nella sua globalità, è diminuita, a tutto vantaggio dei servizi alle imprese e alle persone: si tratta di un cambiamento nel senso della modernità, al quale si collega anche la terziarizzazione della nostra economia.

Dopo un lustro di costante riduzione di tutti gli indicatori economici e sociali, finalmente l’industria italiana sembra avere imboccato la strada della ripresa. Un indicatore delle buone performance dell’industria è rappresentato dall’indice degli ordinativi che in molti casi, pur non raggiungendo i valori del 2000, ha comunque fatto registrare nel 2006 incrementi positivi in quasi tutti i settori rispetto all’anno precedente. L’indice generale degli ordinativi ha fatto registrare un +9,3% nel 2006 rispetto al 2005. Nel dettaglio, il settore con il maggior incremento degli ordinativi è quello della produzione di metallo e prodotti in metallo (+22,1%). L’industria delle pelli e delle calzature ha fatto registrare un ottimo risultato (+11,2%), e le buone performance si sono estese anche ad altri settori della produzione: apparecchi elettrici e di precisione (+2,3%), produzione di mobili (+4,4%), tessile e abbigliamento (+9,6%), settore del legno (+8%), apparecchi meccanici (+ 6,8%), mezzi di trasporto (+5,3%), chimici e fibre sintetiche (+ 5,9%).

Per quanto concerne il fatturato delle imprese, si assiste ancora una volta ad una forte impennata dei fatturati nell’industria estrattiva (+12,8,%). Questo dato è decisamente influenzato dall’andamento del prezzo del petrolio e contrasta in maniera evidente con i dati relativi a tutti gli altri settori, che presentano livelli di crescita del fatturato più modesti.

Per la prima volta in sei anni aumenta in modo consistente il fatturato del settore delle pelli e calzature che, rispetto al 2005, registra un incremento superiore del 10,3%. Anche negli altri settori, torna il segno positivo: alimentari e bevande (+3,1%), tessile e abbigliamento (+6,7%), legno (+6,7%), chimiche (+5,3%), gomma e plastica (+9,8%), metalli (+13,2%), apparecchi meccanici (+2,5%).

L’Italia è da sempre fanalino di coda europeo nella gara ad attrarre investimenti esteri (IDE): il nostro Paese non solo lascia la top 10 delle mete di investimento al mondo, ma scende dal nono al diciannovesimo posto.
Cina e India a parte, sono comunque i paesi emergenti, quest’anno in misura ancora maggiore, a fare la parte del leone nella classifica, in Asia, America e nell’Europa dell’Est. Polonia, Russia, Repubblica Ceca, Ungheria, Turchia e Romania migliorano tutte il proprio posizionamento rispetto al 2004, anche sensibilmente: la Turchia passa dal 29° al 13° posto, la Romania addirittura dal 42° al 25°.

Anche Brasile e Messico fanno un balzo in avanti, così come l’Asia centrale. Se si prendono in considerazione i paesi che arretrano, oltre agli Usa in calo di una posizione, anche altri grandi paesi industrializzati extraeuropei registrano consistenti perdite. Giappone e Canada, entrambi a meno cinque, sono quest’anno rispettivamente al quindicesimo e al ventunesimo posto.
«La nostra – sottolinea il Presidente dell’Eurispes – è un’economia bipolare. Da un lato, si assiste ad un progressivo indebitamento delle famiglie, dall’altro, le imprese sono in crescita.
Negli ultimi cinque anni vi sono stati cambiamenti nella distribuzione del reddito come non si vedevano da decenni: l’inflazione conseguente all’introduzione dell’euro e le politiche fiscali hanno determinato uno spostamento dell’equilibrio fra famiglie e imprese che si era instaurato negli ultimi decenni del secolo scorso, e non solo sul piano fisico delle disponibilità di mezzi di pagamento ma soprattutto sul piano delle aspettative delle famiglie».

Fonte:
Agopress