Quanto dura la festa brasiliana

18/08/2010

La borsa ha recuperato oltre l'80% nel giro di un anno, a un certo punto l'azionario contava per un sesto di tutti i portafogli presenti sui mercati emergenti. Lo scenario di oggi del Brasile e' qualcosa di incredibile, per tutti un esempio: a San Paolo i nuovi appartamenti hanno visto a febbraio una crescita dell'84% annuale delle vendite, il mercato auto (come sanno bene alla Fiat) e' aumentato a marzo del 30%.

Mentre l'Europa attraversava un momento drammatico, con la crisi del debito sovrano della Grecia, le tensioni sulla Spagna, il Brasile registrava una crescita del 9% della propria economia. Uno dei sostegni principali al boom brasiliano un cliente che per altri invece e' un problema, ovvero la Cina.

Pechino importa in modo massiccio da circa 7 anni un po' di tutto dal Brasile, dalla soia all'acciaio, in modo cosi' impetuoso da mettere in moto il classico circolo virtuoso, con un aumento dei posti di lavoro, dei consumi interni e un rafforzamento dell'industria nazionale.

Ma a mettere da parte i tanti numeri da sogno della crescita brasiliana, gli investitori piu' attenti sembrano iniziare a fare altre considerazioni. Ci sono gli scettici che temono che l'economia del paese si stia infilando in un collo di bottiglia, la capacita' produttiva potrebbe faticare a tenere il passo con la domanda, gli investimenti si contraggono mentre la spesa pubblica continua a crescere.

La Borsa brasiliana ha perso l'11% nel primo semestre, i prezzi dell'acciaio diretto alla Cina sono in calo, visto che Pechino sta cercando di raffreddare la bolla del mercato immobiliare mentre adesso compra il 31% di soia in meno dall'estero. Senza contare che la crescita zoppicante dell'Europa – che rimane il punto di riferimento dell'export brasiliano – potrebbe creare altra tensione, dando vita allora a un circolo non piu' virtuoso ma vizioso.

E ancora, gli investimenti esteri in Brasile nel 2009 si sono fermati a 26 miliardi di dollari, a picco del 42% rispetto ai 45 miliardi del 2008, un calo piu' pesante rispetto alla media globale, come ha riportato Unctad. Il risultato e' che gli investimenti esteri sul Pil pesano molto meno rispetto alla media del sud America, mentre il tasso di risparmio al 15% viene visto come troppo basso.

La riforma delle pensioni non arriva, la spesa per coprire i salari pubblici e' in pratica raddoppiata tra il 2003 e il 2009, soldi sottratti a investimenti sulle infrastrutture e sul sistema scolastico.

Dall'altra la crescita stratosferica fino a ora ha delle sue precise spiegazioni, il paese conta su enormi riserve di materie prime, che spaziano dal petrolio fino alla produzione di carne, mentre una eta' media piuttosto bassa rinvia il problema delle pensioni, dell'assistenza e garantisce un pubblico pronto a lavorare e a spendere per parecchio tempo.

Fonte:
Leonardo.it