Prodi al Quirinale per dimettersi

09/01/2009

Il premier dal presidente Napolitano rientrato da Bologna

La decisione dopo il voto al Senato, seguito da vertice di maggioranza e consiglio dei ministri. Diliberto e Giordano: voto di fiducia

ROMA – Alla fine arrivano le dimissioni. Dopo la bocciatura al Senato sulla politica estera, al termine del vertice di maggioranza e del consiglio dei ministri, Romano Prodi si è recato al Quirinale per dimettersi. Il primo a darne notizia è stato il ministro delle Infrastrutture, Antonio di Pietro, al termine del consiglio dei ministri. Pochi minuti dopo la conferma del ministro Mussi: «L’unica informazione che posso darvi è che Prodi è salito al Quirinale per dimettersi. Il resto spetta alle deliberazioni del presidente della Repubblica». Napolitano rientrato in

Tutto dunque secondo quanto preannunciato da D’Alema alla vigilia del voto: «senza maggioranza non c’è più governo». Anche se oggi l’ex presidente Cossiga (l’unico senatore a vita ad aver votato contro) ha ricordato che «per la Costituzione, il governo non ha il dovere di dimettersi perché le dimissioni ci sono solo su un voto di fiducia». E un voto di fiducia è stato invocato nel pomeriggio dai comunisti Diliberto (Pdci) e Giordano (Prc) per uscire dall’impasse, perché «il governo deve continuare».
«La questione di porre la fiducia al governo deve essere valutata dal presidente della Repubblica sulla base delle informazioni che riceverà da Romano Prodi. Noi tutti saremo con lui» ha assicurato il ministro dei Rapporti con il Parlamento Vannino Chiti.

VERTICE DI MAGGIORANZA – Intanto nel pomeriggio, subito dopo il voto, si è svolto un breve vertice di maggioranza a Palazzo Madama, seguito da un secondo vertice a Palazzo Chigi a cui hanno preso parte i vicepremier D’Alema e Rutelli, i ministri Parisi, Santagata e Fioroni. Presenti anche i vertici dell’Ulivo alla Camera Dario Franceschini e Marina Sereni.

CHITI: D’ALEMA NON CORRE DA SOLO – Al termine del vertice è Vannino Chiti, ministro dei Rapporti con il Parlamento, a rendere nota la posizione dei Ds e dell’intero esecutivo riguardo alla possibilità che il ministro degli Esteri sia il solo a rimettere il mandato: «D’Alema non fa una corsa isolata: un governo che non ha una maggioranza autosufficiente e coesa lascia, non lascia solo il ministro degli Esteri» ha sottolineato Chiti lasciando Palazzo Chigi.

DILIBERTO: NECESSARIO VOTO DI FIDUCIA – «È necessario un dibattito parlamentare e un rinnovato voto di fiducia per andare avanti» ha detto il segretario del Pdci Oliviero Diliberto dopo il voto al Senato. «È giusto convocare subito il Consiglio dei ministri- aggiunge- ed è necessario rinsaldare la coalizione. Criminale sarebbe riconsegnare il Paese alle destre o procedere verso ipotesi che tradirebbero il mandato elettorale, tipo larghe intese o ipotesi neocentriste».

ROSSI: VOTERO ‘ LA FIDUCIA – «Voterò la fiducia al governo Prodi quando la chiederà al Senato, questo è il mio governo», ha detto Fernando Rossi, l’ex senatore del Pdci, che non ha votato la mozione di politica estera del governo a Palazzo Madama. «Voterò la fiducia a Prodi – dice il senatore dissenziente a Nessuno tv -, perchè non vedo alternative. Ho solo confermato, astenendomi al Senato, che non avrei mai sostenuto un programma di politica estera che lascia inalterata la base di Vicenza e la missione in Aghanistan, ma per senso di responsabilità non vorrei causare la caduta del governo Prodi».

BINDI: «MALEDETTA LEGGE ELETTORALE» – «Maledetta legge elettorale… questo è il primo pensiero che mi viene in mente». Il ministro per la Famiglia Rosy Bindi non ha nascosto la delusione per il voto del Senato sulla politica estera. «Non c’erano i motivi e le condizioni per votare così – ha aggiunto la Bindi riferendosi ai senatori “dissidenti” della maggioranza – si sono presi una gravissima responsabilità nei confronti del Paese».

MASTELLA: LA MAGGIORANZA C’E’ – «Al Senato è successo qualcosa di più di uno scivolone, ma in quest’Aula il governo la maggioranza ce l’ha» ha ribadito nell’Aula della Camera il ministro della Giustizia Clemente Mastella rispondendo alle contestazioni di An che considerava il governo non legittimato a rispondere oggi al question time dopo che è stato battuto a Palazzo Madama. «Costituzionalmente fino a quando un governo rimane in piedi, o perchè ancora non ci sono le dimissioni o perchè opera anche solo sul piano dell’ordinaria amministrazione, ci sono comunque atti neutri», come le risposte alle interrogazioni ha precisato il ministro.

Fonte:
Corriere della Sera