Prodi al Quirinale, anche Ciampi diserterebbe il voto al Senato
09/01/2009
Roma, 24 gen (Velino) – È durato 45 minuti il nuovo incontro al Quirinale tra Romano Prodi e il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Il premier è stato accompagnato dal portavoce Silvio Sircana che sta attendendo la conclusione del colloquio.
Prima dell’incontro negli ambienti istituzionali più sensibili alla pericolosa deriva innescata dal trascinarsi di una crisi già formalizzata con la dichiarazione di voto alla Camera del rappresentante dell’Udeur, si dava per scontato che anche il senatore a vita Carlo Azeglio Ciampi non parteciperà alla votazione sulla fiducia se il premier dovesse insistere nel chiederla anche a Palazzo Madama.
Convinto che comunque le prerogative dei senatori a vita non siano diverse rispetto a quelle dei senatori eletti, tuttavia Ciampi non sarebbe insensibile all’argomento di quanti riflettono sulle ricadute negative, politiche e istituzionali, del braccio di ferro in corso. Nei giorni scorsi, del resto, proprio Ciampi aveva lanciato l’allarme per il clima di sfiducia che dilaga nella società italiana. Serve una scossa, era stato il suo monito, “per ritrovare la fiducia”.
A Palazzo Madama, qualora il presidente del Consiglio Romano Prodi persistesse nell’intenzione di sottoporsi al voto di fiducia, fissato per le 20 di questa sera, l’esito sarebbe scontato. Salvo clamorosi ripensamenti. Al momento, infatti, escludendo i senatori a vita e considerando il computo esclusivo di quelli eletti, i numeri assegnano al ‘no’ al governo Prodi una maggioranza di dieci voti (160 a 150) risultante dall’aggiunta ai 156 voti per il ‘no’ organici al centrodestra, del senatore dissidente di sinistra Franco Turigliatto, dei tre senatori dell’Udeur (anche se Nuccio Cusumano si riserva ancora di decidere) che hanno ritirato la fiducia a Prodi, e la non partecipazione al voto di Domenico Fisichella, che ha esplicitato un’intenzione che era apparsa chiara già dallo scorso dicembre, quando in occasione del voto di fiducia sulla Finanziaria aveva annunciato che si sarebbe trattato dell’ultimo ‘sì’ all’attuale esecutivo.
Sul fronte del sì, ai 157 senatori della maggioranza che aveva sostenuto Prodi fino a dicembre, vanno tolti, oltre a quelli dell’Udeur e di Fisichella, i voti di chi, come il senatore ex Margherita, non prenderà parte al voto, come i Liberaldemocratici Lamberto Dini e Giuseppe Scalera e, secondo gli ultimi boatos di Palazzo, il “senador” italoargentino Luigi Pallaro che non sembra intenzionato a rientrare in Italia per il voto. I voti per Prodi scendono dunque a 150. Per quanto riguarda i senatori a vita, i voti su cui potrebbe contare Prodi, se le indiscrezioni sull’orientamento di Ciampi saranno confermate, sono cinque: quelli di Scalfaro, Colombo, Levi-Montalcini, Andreotti e Cossiga, mentre nessuna notizia giunge da Sergio Pininfarina, che viene però dato per sicuro assente. Ne risulta che, anche se si volessero aggiungere, i voti dei senatori a vita non determinerebbero la salvezza (almeno aritmetica) del governo Prodi, portando il conto a 155 per il ‘sì’ e 160 per il ‘no’. Sempre che il senatore dell’Udeur decida alla fine di votare contro il governo Prodi. Nel caso in cui invece optasse per la fiducia i sì diventerebbero 156 e 159 i no. Quanto al quorum, con 315 senatori che prendono parte al voto di fiducia, questo si attesterebbe a quota 158.
Fonte:
Il Velino
Remo Urbino