Procedura Ue contro l’Italia. Siniscalco spera in Brown
09/01/2009
Per sforamento dei vincoli del patto di stabilità, la Commissione Europea dà il via al procedimento. Che non scatterà immediatamente poiché dovrà essere ratificata dall’Ecofin del 12 luglio, all’inizio del semestre di presidenza britannica, in un contesto cioè potenzialmente favorevole all’Italia. Anche perché lo scontro Almunia-Siniscalco è sull’interpretazione dei dati
La Commissione di Bruxelles ha approvato la proposta di procedura d’infrazione contro l’Italia per deficit eccessivo presentata da Joaquim Almunia, commissario agli Affari economici.
L’organismo presieduto dal portoghese Barroso ha dunque optato per la scelta più drastica; l’alternativa era di prendersi qualche giorno di riflessione, come si era augurato ieri il ministro dell’Economia, Domenico Siniscalco, per giungere a una “soluzione condivisa”.
Magari in attesa che da Roma, con il Documento di programmazione, giungesse qualche buon impegno italiano.
IN ZONA BROWN
Comunque la procedura non scatterà immediatamente poiché dovrà essere ratificata dall’Ecofin – il consiglio dei ministri economici – del 12 luglio, all’inizio del semestre di presidenza britannica.
In quella sede la valutazione si trasformerà da tecnica in politica; a presiedere l’Ecofin sarà il Cancelliere dello Scacchiere Gordon Brown, non precisamente un euroentusiasta; e il governo di Londra ha appena deciso di congelare il referendum di ratifica della Costituzione europea, dopo i no di francesi e olandesi, e nonostante le pressioni di Parigi e Berlino.
Insomma, il giudizio finale si svolgerà in un contesto potenzialmente favorevole all’Italia, o meglio in una situazione nella quale il caso del deficit italiano non sarà certo la priorità per i governi.
Ma c’è un risvolto negativo della medaglia.
Nell’attuale panorama disastrato dell’Europa, difficilmente i governi possono permettersi un litigio plateale con la Commissione, come per esempio accadde due anni fa, quando il presidente di turno dell’Ecofin, l’italiano Giulio Tremonti, respinse la richiesta di procedura contro Francia e Germania.
COME AI TEMPI DI TREMONTI?
Allora la Commissione fece addirittura ricorso alle vie legali. Oggi sia i governi sia i commissari rappresentano poteri deboli e screditati. Un braccio di ferro li indebolirebbe ulteriormente.
Dunque?
La soluzione più probabile è che la procedura venga avviata concedendo però all’Italia un periodo di un paio d’anni per poterla revocare.
Le fonti di Bruxelles e Londra pensano che il periodo di osservazione possa durare dal 2006 al 2008, a condizione che il governo di Roma si impegni a rientrare nel tetto del 3% di deficit.
Attualmente Almunia contesta al governo italiano di aver sforato i limiti già nel 2003-2004, con deficit al 3,2%, e che possa bucarlo ulteriormente nel 2005 (3,6%) e nel 2006 (4,6).
Nel colloquio che si è svolto ieri sera in Lussemburgo, Almunia e Siniscalco hanno dichiarato che il 90 per cento dei contrasti sono stati appianati e che il restante 10 per cento riguarda i criteri di lettura delle cifre.
Per esempio Siniscalco afferma che nel 2004 è stato fatto un aggiustamento dello 0,8 del Pil, che dunque riporterebbe il deficit ampiamente in zona sicurezza. Mentre riguardo al presente e al futuro, si riserva di presentare le misure nel Dpef e poi nella legge Finanziaria.
CRITERI EUROPEI
Il commissario spagnolo oppone i criteri contabili adottati dall’Europa, che darebbero torto all’Italia.
E soprattutto non prende in considerazione l’avvio di riforme strutturali quali quelle sulle pensioni e sul mercato del lavoro.
Queste ultime però potrebbero essere apprezzate dalla presidenza inglese, che proprio su lavoro e previdenza ha sottoscritto vari accordi, da Lisbona in poi, assieme al governo di Roma; spingendo a fare altrettanto paesi come la Germania, che su questo terreno sono ancora indietro.
Quello che è certo è che i conti dell’Italia saranno d’ora in poi i sorvegliati speciali, e dunque con le prossime leggi Finanziarie ci sarà ben poco da distribuire.
Oggi il premier Silvio Berlusconi ha ripetuto che non ci saranno nuove tasse sulle rendite finanziarie, e di non essere preoccupato dal deficit. Insomma, è probabile che si dovrà agire con una nuova stretta sulle spese.
Ma è altrettanto vero che tutto ciò accade mentre le questioni contabili perdono rilevanza rispetto ai ben più gravi problemi politici che si sono abbattuti sulle istituzioni dell’Europa.
Panorama.it