Preziosa come l’oro è l’acqua

20/08/2008

di Manuela Bellomo

L’acqua vale molto più di quanto possiamo immaginare e lo sanno bene gli abitanti della penisola Sorrentina e di Capri che, in questi giorni, sono rimasti senza questo prezioso elemento, a causa di un guasto ad uno dei trasformatori dell’impianto idrico che serve la zona.

Ovviamente con il pienone dei turisti di agosto, le note località della zona con Capri in testa, sono entrate in crisi.

Ma come può una tazza di caffè valere così tanto? Ebbene bisogna considerare vari fattori. Per usare la moka serve l’acqua ma anche per far crescere i chicchi, produrli, impacchettarli e spedirli, così in men che non si dica si giunge a 140 litri di oro blu, così come ormai viene definita l’acqua.

Anthony Allan, docente del King's College London e School of Oriental and African Studies, ha elaborato la teoria dell'acqua virtuale con cui si è aggiudicato lo Stockholm Water Prize 2008, una sorta di Nobel della ricerca in materia di acqua, che verrà consegnato nel corso della Settimana mondiale dell'acqua nella capitale svedese.

Questo esimio signore ha stilato una specie di hit-parade sui popoli, definiti spreconi in fatto di acqua ed ha studiato tutti gli elementi che influiscono sul suo consumo, spaziando dall’economia alla dieta.

In testa a questa singolare lista ci sono gli americani che usano in media circa 6.800 litri di oro blu al giorno, circa il triplo di un cinese, cifra giustificata dalla mole di beni prodotti, dagli scambi commerciali, dai servizi.

Gli Europei non si piazzano poi così male con una media di 1.400 metri cubi l'anno, in particolare l'Italia consuma più acqua virtuale della Gran Bretagna per il clima e le coltivazioni agricole, soprattutto quella del riso, una coltura particolarmente idrovora.

Allan ritiene inoltre che nel calcolo dei consumi bisogna anche considerare il continuo scambio delle merci tra un Paese e l'altro, secondo questa tesi Paesi come Usa, Argentina e Brasile sono esportatori di acqua virtuale ogni anno, mentre altri come Giappone, Egitto e Italia sono più importatori.

Altro fattore fondamentale è la dieta: per un hamburger occorrono ben 2.400 litri di acqua virtuale. Il 90% dell'acqua si usa per il cibo, quindi importare acqua virtuale attraverso di esso, costituisce in buona sostanza una fonte di acqua alternativa che potrebbe agevolare, in relazione al suo utilizzo nazionale, le regioni del mondo particolarmente a secco.

"Per fortuna oggi i Paesi più popolosi, come India e soprattutto Cina, hanno un consumo di acqua virtuale decisamente basso" afferma l'esperto. Il problema è capire come la crescita dell’economia di questi paesi influenzerà il consumo dell’acqua.

Nel bilancio dell'acqua virtuale intanto i consumi di acqua straniera rimangono molto ridotti in Paesi come l'India e la Tanzania, mentre cominciano a salire in Brasile e raggiungono i livelli massimi negli Stati Uniti. Insomma i numeri dei consumi di acqua virtuale potrebbero in futuro avere non poco peso nell’economia e nella crescita dei paesi.

 

Fonte:
Italianotizie