PPTIE. PIÙ DI UNA SIGLA

09/01/2009

Il Primo Convegno Nazionale del Programma di Partenariato Territoriale con gli Italiani all’Estero illustra gli accordi raggiunti e apre la strada alla loro attuazione pratica

Roma – Si è svolto oggi a Roma il Primo Convegno Nazionale del Programma di Partenariato Territoriale con gli Italiani all’Estero (PPTIE). Promosso dal Ministero degli Affari Esteri – Direzione Generale per gli Italiani all’Estero e le Politiche Migratorie (MAE-DGIEPM), di concerto con le Regioni Basilicata, Calabria, Campania, Puglia, Sardegna e Sicilia – le sei Regioni del Sud, dell’Obiettivo 1 – il programma è co-finanziato dal Fondo Sociale Europeo e realizzato dal Centro Internazionale di Formazione dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (Cif-OIL).

Obiettivo del PPTIE è sostenere la cooperazione economica tra le comunità degli italiani all’estero e le regioni del Sud Italia, attraverso strategie di collaborazione mirate. Come i progetti di partenariato.

Apre i lavori e introduce il tema Adriano Benedetti, direttore generale del MAE-DGIEPM, che legge dapprima il testo di Franco Frattini, atteso ma impegnato fuori sede, svolte il ruolo di moderatore della mattinata e interviene poi con un suo contributo.

L’intervento di Frattini pone l’accento sul nuovo ruolo del MAE: “E’ tempo che le risorse e l’esperienza del MAE vengano impegnate per creare nuovi progetti e nuove convergenze strutturali, salvaguardando l’autonomia degli enti”. Un MAE “meno esecutore e più creativo e propositivo”. E pone poi l’accento sugli interlocutori del progetto – gli italiani all’estero –, sulla nuova immagine degli italiani all’estero – “agenti di sviluppo dei nostri territori” – e sulla nuova immagine dell’Italia – “un grande network che unisce gli italiani attorno all’idea-sentimento del territorio d’origine”.

Un ruolo nuovo e centrale è svolto dalle Regioni. Lo ricorda Italo Masala, Presidente della Regione Sardegna e rappresentante della Conferenza dei Presidenti delle Regioni e Province Autonome. Masala ricorda a proposito la modifica del Titolo V della Costituzione e il conseguente “potere estero” regionale in materie nuove e importanti. “Nuove forme di relazioni internazionali” dice Masala e cita l’esempio della propria Regione che, con la Legge 37/98, ha previsto la realizzazione di reti di partenariato imprenditoriale con emigrati-imprenditori sardi.

Anche per David Costa, che rappresenta la Regione Sicilia e il suo Presidente, i partenariati sono “nuove forme di collaborazione più efficaci”. E per Franco Narducci, segretario generale del CGIE (Consiglio Generale degli Italiani all’Estero), le Regioni hanno “la capacità più incisiva di promuovere rapporti con l’estero”. E nelle Regioni soprattutto le PMI, nei settori del turismo e del turismo di ritorno, in special modo.

Se con la riforma del Titolo V della Costituzione le regioni hanno più spazio, hanno anche maggiori responsabilità. Per questo sono loro utili le nuove tecnologie – per fare business in rete – la nuova mobilità – un potenziale da considerare in positivo – la formazione professionale, “prioritaria per i processi di internazionalizzazione delle imprese”, conclude il segretario generale. Sia Narducci sia Paolo Casardi, capo gabinetto dell’Ufficio di Mirko Tremaglia, Ministro degli Italiani nel Mondo, ricordano i momenti fondamentali della storia degli italiani nel mondo e tra questi il ‘Convegno degli Imprenditori Italiani nel Mondo’, dello scorso ottobre.

Il Progetto, infatti, si è articolato in una serie di seminari formativi e workshop internazionali, tenutisi dal 24 al 26 gennaio scorso in ciascuna Regione coinvolta nel programma. E in ogni workshop erano presenti emigrati italiani ora imprenditori di successo, da un lato e imprenditori italiani e rappresentanti di enti locali del Sud, dall’altro. Chiaro, quindi, il concetto di comunità italiana all’estero come risorsa. “Risorsa da valorizzare per lo sviluppo dei nostri territori” afferma Benedetti, che nel suo intervento sottolinea ancora scopo e intenti del PPTIE: sostenere le capacità delle istituzioni locali di negoziare e promuovere iniziative economiche e culturali del territorio.

Il territorio è quello delle regioni del Sud interessate nel Progetto, che per posizione geografica e natura, hanno facilità a intraprendere rapporti con i paesi del Mediterraneo, diversi tra loro, e con i Balcani e il Medioriente.

A fronte dei nuovi blocchi, dei processi di internazionalizzazione e dell’allargamento dell’Unione europea, infatti, è richiesta una maggiore coesione tra i paesi europei. Lo sostiene Daniele Perico, capo ufficio II DGIEPM, del MAE. E si preparano i tavoli di concertazione nel mese di marzo. 771 domande di partecipazione, 362 accordi firmati, 451 progetti avviati, 1.101 contatti per 2.096 presenza registrate.

Questi alcuni numeri che emergono anche dalla relazione di Luca Azzoni, del Centro Internazionale di Formazione dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro. Ente esecutore del Programma di partenariato è il Centro Internazionale di Formazione dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (Cif-OIL), per cui parla il direttore, Francois Trémeaud. Al centro del suo intervento sta sia il quadro generale –l’ONU di cui l’OIL è Agenzia specializzata – sia l’uomo lavoratore. “Creare lavoro decente, opportunità di occupazione adeguate”. E si augura che la mobilità lavorativa sia inscritta in un quadro di regole internazionali.

Se il successo della prima fase è la stipula degli accordi di partenariato, cui il Convegno fa il bilancio e dà visibilità, il successo della fase successiva passa per l’attuazione pratica di tali accordi.

Alessia Rapone/News ITALIA PRESS