PITTORESCA – “Immigrati d’eccezione”, gli italiani hanno mostrato il Brasile ai brasiliani nel fiorire della fotografia nel Paese

31/03/2023

Il libro “Italiani Dietro la Fotocamera” raccoglie materiale bibliografico inedito sul contributo di queste opere nel territorio nazionale, pur mostrando uno scarso interesse accademico per la materia in relazione ad altri settori di ricerca del patrimonio italiano

Partendo dal presupposto che esiste un’enorme discrepanza nell’approccio all’influenza italiana in Brasile in alcuni segmenti artistici e culturali – come le arti visive, l’architettura e la musica – rispetto ad altri – in questo caso la fotografia – , il libro Italiani Dietro la Fotocamera – Traiettorie e sguardi sorprendenti sulla fioritura della fotografia in Brasile cercano di colmare questa lacuna.

L’opera, recentemente pubblicata dalla casa editrice Unesp e curata dai ricercatori Joaquim Marçal Andrade e Livia Raponi, raccoglie materiale bibliografico inedito sull’apporto italiano nel Paese attraverso l’arte dell’ottava tra la metà dell’Ottocento e l’inizio del Novecento – un periodo in cui il Brasile visse numerose trasformazioni urbanistiche, architettoniche e culturali.

Virgilio Calegari: regate a Porto Alegre, 1900 / Collezione del Museo di Porto Alegre Joaquim Felizardo

Il volume presenta nove nomi di fotografi italiani che, mossi dagli interessi più diversi, si sono addentrati nel territorio nazionale alla scoperta delle sue diversità paesaggistiche, etniche, culturali e urbane. Spesso considerati “immigrati eccezionali” perché sbarcati da soli in Brasile, il lavoro di queste persone è stato fondamentale per mostrare il Brasile ai brasiliani, che fino ad allora non avevano avuto accesso alle tante realtà di questo Paese continentale.

In questo processo, l’eredità lasciata dai fotografi italiani in terra brasiliana viene suddivisa per temi e, altre volte, per tecniche. Documenti etnografici e antropologici, paesaggistici e urbani, ritratti e persino immagini che mescolano l’estetica della fotografia e della pittura sono alcuni esempi degli stili praticati da questi immigrati da nord a sud.

Guido Boggiani: Indigena Mbaya presso il fiume Nabileque nel Mato Grosso do Sul. / Sistema museale dell’università

degli studio di Firenze

Nel registro delle popolazioni indigene dell’estremo nord e centro-ovest del Brasile, è impossibile non citare Ermanno Stradelli (1852-1926) e Guido Boggiani (1861-1902). Il primo, nobile dell’Emilia Romagna, e il secondo, buon frequentatore dell’élite romana, entrambi con numerosi contributi alla Società Geografica Italiana, nonché in altri settori che vanno oltre la fotografia, distinguono i loro approcci da altri connazionali italiani e gli europei non esercitando uno sguardo di superiorità eurocentrica sui nativi.

Anche il peso dell’attrezzatura in quei giorni non impediva la presenza di fotografi itineranti nell’interno del paese. L’artista genovese João Firmo (1839 –1889) e Nicola Maria Parente (1846 –1911), lucani, attraversarono diversi stati brasiliani nel nord-est, nord e sud-est, realizzando ritratti individuali o di gruppo. Nel caso di Parente va oltre: è uno dei pionieri sul territorio nazionale a realizzare immagini cinematografiche locali e mostrarle alla popolazione in riprese cinematografiche.

Vincenzo Pastore: lustrascarpe in Largo São Bento, a San Paolo, 1910. /Instituto Moreira Salles

Sempre nel campo dei ritratti, il pugliese Vincenzo Pastore (1865-1918) è uno dei grandi riferimenti del periodo. Sbarcò in Brasile come fotografo professionista nel 1894, essendo uno dei primi a registrare le strade di San Paolo nella sua vita quotidiana. Oltre a fotografare operai e venditori ambulanti in giro per la città, Pastore era anche consapevole dell’influenza della pittura sulla composizione delle scene fotografiche. Così, ha esplorato le immagini realizzate con una macchina fotografica attraverso esposizioni multiple e monocromatiche, oltre a fare uso della fotopittura, che riunisce le due arti.

Camillo Vedani: Farol da Barra, Salvador, 1865. / Instituto Moreira Salles

Con il suo aspetto “geometrico”, l’ingegnere Camillo Vedani (18?–1888) si distinse nella documentazione fotografica urbana nazionale. Oltre ai paesaggi di Rio de Janeiro e Salvador a metà Ottocento, Vedani ha fotografato lavori in corso, come la stazione Central do Brasil, nella capitale di Rio de Janeiro, o già completati, come il Teatro São João , a Bahia, lasciando un’importante testimonianza storica sulle scene municipali dell’epoca.

Nel sud del paese, uno dei più grandi nomi degli albori della fotografia è Virgilio Calegari (1868-1937). Lombardo di nascita, è arrivato in Brasile a 13 anni. Giovanissimo, a Porto Alegre, impara il mestiere di fotografo con lo spagnolo João Antonio Iglesias e il tedesco Otto Schönwald. Era il principale ritrattista della capitale del Rio Grande do Sul del suo tempo. Nel suo studio, per distrarre i clienti in attesa di assistenza, Calegari creò una stanza ricca di documenti fotografici, che dimostra originalità nell’erogazione dei suoi servizi.

Immagine di copertina: Ermanno Stradelli: Piazza Imperatriz, a Manaus, 1884 / Archivio Società Geografica Italiana

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BRUNA GALVÃO è una giornalista specializzata in Italia / pittoresca@pittoresca.com.br