Pil sotto l’1,5% nel 2005 e all’1,8% nel 2006
09/01/2009
I risultati in dettaglio del sondaggio congiunturale di febbraio: la ripresa si allontana ed è a rischio; la doccia fredda dei conti economici negativi di fine 2004 porta a una nuova revisione al ribasso delle stime per quest’anno. Inflazione al 2,1% nel biennio. Euro sempre forte a 1,31 contro dollaro e pressoché stabile nel medio termine; tassi d’interesse invariati o solo in lieve risalita. Borse azionarie attese in modesto rialzo.
L’economia italiana continua a mostrare prospettive sempre più incerte, dopo che i recenti timidi spunti di ripresa sono rientrati nel corso del quarto trimestre 2004, conclusosi in negativo. I segnali sul fronte della congiuntura si confermano in gran parte sfavorevoli, così come mancano elementi che possano indicare un punto di svolta. Questo zoppicante passo di marcia è pressoché in linea con le stime di consenso dei maggiori centri di previsione, nazionali e internazionali: una crescita sempre ridotta nella media di quest’anno, oggi in via di ulteriore revisione al ribasso dopo la doccia fredda inattesa dei conti economici Istat dell’ultimo quarto del 2004.
Gli operatori ed esperti interpellati nel Forum congiunturale di febbraio – il sondaggio è stato condotto nei primi quattordici giorni del mese, mentre il 15 è arrivata la sorpresa tutta in negativo dei conti del quarto trimestre – convergono, in sostanza, sulla prospettiva di una lenta uscita dalla stagnazione nell’orizzonte del 2006, uno scenario molto vicino al quadro delineato dai principali uffici studi e istituti di analisi economica: è oggi a rischio la crescita del Pil pari all’1,5% nella media di quest’anno, con un modesto recupero congiunturale nell’ultima parte, dopo un primo semestre previsto intorno all’1% tendenziale, a fronte dell’1,1% di aumento medio annuo (calcolato a parità di giorni lavorativi, il risultato grezzo è dell’1,3%) registrato nel 2004.
Si tratta di un andamento decisamente più pessimistico rispetto al dato programmatico governativo (che è pari al 2,1%, ma è anch’esso in via di significativa revisione al ribasso), indicato nella Relazione previsionale per il 2005 e nella collegata Nota di aggiornamento al Dpef 2005-2008, su cui si basa la manovra finanziaria dell’anno in corso e il conseguente possibile raggiungimento degli obiettivi aggiornati del Patto di stabilità europeo. Lo scostamento risulta, inoltre, un po’ meno rilevante nella prospettiva del 2006, quando la crescita prevista del Pil è pari all’1,8%, a fronte del 2,2% del valore programmatico.
I principali indicatori congiunturali qualitativi – dalle aspettative sulla domanda e la produzione al clima di fiducia delle imprese, così come quello delle famiglie – hanno mostrato, nell’ultima parte del 2004 e nello scorcio iniziale del 2005, una relativa stabilizzazione ma senza segnali di recupero, dopo i bassi livelli toccati in precedenza; e le attese meno sfavorevoli potrebbero trovare conferma nel corso dei prossimi mesi. Il quadro che emerge dal Forum di febbraio indica, in particolare, una sostanziale invarianza delle previsioni (aggiustate nel frattempo con i nuovi dati di contabilità nazionale) rispetto alla precedente rilevazione di ottobre; l’orientamento è sempre condizionato, peraltro, dall’incertezza legata agli scenari internazionali e, in particolare, alle elevate quotazioni del petrolio, alla perdurante sopravvalutazione dell’euro (effetto speculare della debolezza del dollaro) e all’instabilità geopolitica.
La prossima fase di lento e graduale recupero ciclico dovrebbe interessare innanzitutto, per quanto concerne la domanda interna, gli investimenti fissi lordi: dopo un 2004 in contenuta risalita con un sensibile rimbalzo nel primo trimestre dell’anno, essi faranno segnare una moderata ripresa, pari a circa 2,5-3 punti percentuali di incremento annuo nel corso del 2005. E’ prevedibile un’ulteriore modesta accelerazione, poi, nei valori tendenziali nella prima parte del prossimo anno. I consumi delle famiglie saranno, a loro volta, caratterizzati da una dinamica sempre al rallentatore nella crescita annua (intorno all’1%) durante la prima parte del 2005, confermando la fase di generale debolezza della domanda interna, che ha contrassegnato tutto il periodo 2001-2004. Un’inflazione attesa ancora superiore al 2% e una pressione fiscale che si mantiene elevata non possono, infatti, non avere conseguenze restrittive sul potere d’acquisto delle famiglie, comprimendo il reddito reale disponibile e, quindi, la spesa per consumi privati, già frenata dalla diffusa incertezza e dai timori per il futuro.
I prezzi, alla produzione e al consumo, rimarranno sostanzialmente sotto controllo, ma i primi dovrebbero continuare a scontare le tensioni all’origine ereditate dallo scorso anno; nel caso dell’inflazione al consumo è, inoltre, possibile qualche ritardato effetto legato ai rincari del petrolio registrati negli ultimi mesi. Questo scenario di tendenziale calma è, in particolare, favorito sia dall’apprezzamento dell’euro, sia dalla persistente debolezza della domanda di beni di consumo, anche se non sono escluse nuove circoscritte tensioni, a causa dei rischi di improvvise impennate nel prezzo del petrolio. Il dato strutturale di un’inflazione non superiore al 2% annuo – indicato dalla Banca centrale europea come obiettivo di stabilità dei prezzi – è venuto meno, tuttavia, negli ultimi cinque anni: 2,5%, 2,7%, 2,5%, 2,7% e 2,2%, rispettivamente, nei consuntivi dal 2000 al 2004; mentre è pari al 2,1% la previsione per il 2005. E’ indicata, più in dettaglio, una lenta discesa della dinamica tendenziale verso la soglia di “stabilità” del 2% nel corso di quest’anno, che rischia, peraltro, di non essere ancora raggiunta, a fronte di un obiettivo programmatico confermato dal Governo sotto il 2% nell’ultima Relazione previsionale di fine settembre.
Il cambio dell’euro nei confronti del dollaro è indicato, nell’orizzonte del 2006, pressoché stabile sui livelli toccati nella parte iniziale di quest’anno (le più recenti fluttuazioni non sembrano, tuttavia, recepite nel sondaggio); esso dovrebbe assestarsi, pertanto, intorno a 1,31 a partire dal secondo trimestre del 2005, confermando l’attuale quotazione e senza registrare particolari oscillazioni. Lo yen, a sua volta, è dato in leggero recupero verso una soglia di 101 contro dollaro. Per quanto concerne le prospettive dei tassi d’interesse, il titolo europeo di riferimento per il medio termine – il Bund tedesco a dieci anni, a cui si allinea il Btp italiano, con uno scarto di pochi centesimi di punto – è previsto in modesta risalita nei prossimi trimestri rispetto ai recenti valori di 3,60-3,70, con qualche rimbalzo dalla fine dell’anno. Allo stesso modo, il tasso d’intervento Bce dovrebbe restare fermo sul livello di 2,00%, fissato nella riunione del 5 giugno 2003 dal consiglio direttivo dell’Istituto di Francoforte. Nuovi ritocchi nei tassi ufficiali da parte della Bce non sembrano, pertanto, in vista prima del prossimo autunno; lo scenario oggi ritenuto più probabile prevede, infatti, tassi invariati almeno fino a tutto il terzo trimestre. Le borse azionarie europee sono, per contro, indicate in modesto recupero secondo l’indice Eurostoxx delle principali 50 società quotate.
La domanda speciale del sondaggio di febbraio ha, infine, riguardato i possibili ritocchi nei tassi d’interesse da parte della Bce nel corso del 2005. La maggioranza degli esperti e operatori interpellati tende a escludere significative correzioni nell’attuale orientamento espansivo della politica monetaria europea. I tassi dovrebbero, quindi, restare invariati o subire solo un modesto rialzo (25-50 punti base) nella parte finale di quest’anno, senza che la Bce rincorra, sia pure a distanza, la Federal Reserve americana nella sua tabella di marcia di graduali e continui aumenti.
Il Sole 24 Ore
16/2/2005