Petrolio, prezzi +116% in 5 anni: Italia rischia stangata da 25 mld nel 2006

09/01/2009

Audizione oggi alla Camera del presidente dell’Unione Petrolifera, Pasquale De Vita: ”Forse più di altri Paesi abbiamo risentito delle turbolenze dei mercati internazionali”
Roma, 17 gen. (Adnkronos/Ign) – In cinque anni il prezzo del petrolio importato in Italia è aumentato del 116% con un effetto boomerang sulle bollette. Dopo il record di 21,8 miliardi toccato nel 2005, per quest’anno il rischio è di arrivare ad oltre 25 miliardi di euro. ”L’Italia forse più di altri Paesi ha risentito delle turbolenze dei mercati internazionali i cui effetti si sono scaricati per intero sul nostro sistema” ha denunciato in un’audizione oggi alla Camera il presidente dell’Unione Petrolifera, Pasquale De Vita.

”Nel solo 2005 il prezzo medio del greggio importato nei paesi Ocse è cresciuto di circa il 39%, da 36,4 a 50,5 dollari al barile, che si traduce in un aumento di circa l’80% rispetto al 2000 e del 114% rispetto al 2001. Per l’Italia – ha sottolineato ancora De Vita – il conto è stato ancor più salato”. Infatti il costo del greggio importato è progredito ”in media” del 41%, passando da 36,5 a 51,4 dollari al barile, ”con un aumento rispetto al 2000 dell’85% e rispetto al 2001 del 116%”.

Intanto, scattano le prime procedure di emergenza per scongiurare una crisi del gas. Il ministro delle Attività produttive, Claudio Scajola, ha infatti attivato le prime due fasi previste nelle procedure di emergenza, sospendendo ”nei modi contrattuali” il consumo di gas ai clienti industriali che hanno un contratto di fornitura ‘interrompibile’. Scajola ha anche dato il via libera all’attivazione degli impianti, termoelettrici e industriali, che possono utilizzare olio combustibile compatibile con le attuali normative ambientali. Queste decisioni, spiega una nota, sono scaturite al termine del Comitato tecnico di emergenza e monitoraggio del sistema del gas naturale convocato dallo stesso ministro questa mattina.

Scajola annuncia anche ”ulteriori misure per il contenimento della domanda di gas, da attuare sia mediante attivazione di misure di interrompibilità dei consumi remunerata a valere sull’apposito fondo istituito dall’Autorità per l’energia elettrica e il gas, sia mediante interventi sul sistema elettrico, tendenti a ridurre i prelievi di gas”. Queste decisioni, spiegano al Map, ”sono motivate dall’incremento dei consumi di gas nel settore termoelettrico, dovuto sia alla domanda degli usi civili attivata dalle condizioni climatiche, sia al forte aumento delle esportazioni di energia elettrica dovuto alla competitività dei prezzi registrati nella borsa italiana rispetto al mercato europeo”.

Fonte:
IGN Economia