Per l’Italia nessun «early warning»
09/01/2009
Anticipata in sede Eurogruppo la decisione formale sul rischio deficit eccessivo. Impegno personale di Berlusconi per una manovra di 7,5 miliardi di euro
di Piero Fornara
I ministri delle Finanze di Eurolandia, riuniti stamattina a Bruxelles, hanno deciso di non accogliere la proposta della Commissione Ue per un avvertimento preventivo per rischio deficit eccessivo nei confronti dell’Italia, prendendo atto delle misure aggiuntive di bilancio presentate dal presidente del Consiglio e ministro ad interim all’Economia Silvio Berlusconi. La decisione formale sarà presa nel pomeriggio dall’Ecofin.
«È incoraggiante che Berlusconi si sia impegnato personalmente ad attuare le misure contro il rischio di deficit eccessivo»: lo ha detto il ministro olandese delle Finanze Gerrit Zalm, presidente di turno del Consiglio. Zalm ha detto che l’Italia ha presentato una manovra complessiva di 7,5 miliardi di euro tenendo così fede «a quanto promesso in maggio».
Era cominciata presto questa mattina la giornata di lavoro: alle otto c’è stata una riunione degli “sherpa” dei ministri dell’Economia, seguita alle dieci dall’Eurogruppo (i dodici Paesi della zona euro). L’Ecofin vero e proprio, formato da tutti i 25 ministri dell’Economia e Finanze della Ue allargata si svolgerà nel pomeriggio a partire dalle ore 15. Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi è arrivato in mattinata a Bruxelles: fonti comunitarie concordanti hanno subito rilevato che l’Italia non avrebbe dovuto avere difficoltà: il clima è «molto positivo» e «in principio non ci saranno difficoltà per l’Italia».
Le prime dichiarazioni dei ministri sono apparse favorevoli: «Non credo ci sarà bisogno di lanciare un early warning», ha detto Hans-Keinz Grasser, ministro austriaco delle Finanze. «Sono molto fiducioso sul fatto che il Governo italiano stia prendendo molto seriamente gli sviluppi di bilancio». Anche Pedro Solbes, ministro delle finanze spagnolo, e “padre” della proposta di early warning in quanto ex commissario Ue agli Affari monetari ed economici, è parso disponibile a dare credito agli impegni del Governo italiano.«Oggi verrà presa una decisione che non danneggerà l’Italia», ha osservato Jean-Claude Junker, primo ministro e ministro delle Finanze lussemburghese, al termine della riunione dell’Eurogruppo a Bruxelles, rispondendo ai giornalisti.
La presidenza olandese ha assicurato che intende seguire il “metodo del 2002”: allora i governi tedesco e portoghese convinsero le altre capitali della bontà dei loro impegni guadagnando la sospensione della proposta di “early warning”. Il ministro delle Finanze olandese Gerrit Zalm, presidente di turno, ha dichiarato che mantenere il “cartellino giallo” o meno all’Italia «dipenderà da quanto indicherà» Berlusconi sulle misure per mantenere il deficit/pil sotto il 3 per cento.
L’Olanda ha escluso l’ipotesi di un rinvio della decisione: «Siamo in luglio e discutiamo di un early warning, se rimandiamo la discussione ad ottobre diventa un late warning», ha detto ieri Zalm in un breve incontro stampa a Bruxelles. Anche il commissario Ue agli Affari monetari ed economici Jaquin Almunia ritiene che la decisione su un eventuale early warning all’Italia non possa essere ritardata: «Berlusconi spiegherà al consiglio quali misure saranno adottate nei prossimi giorni», ha detto Almunia al suo arrivo alla riunione dell’Eurogruppo.
Alla vigilia della decisione la Commissione europea ha indicato che non sono sufficienti tagli di spesa 5,5 miliardi di euro, ma ne occorrono per 7 miliardi, pari allo 0,5% del Pil. Per Bruxelles questi interventi devono essere «strutturali», cioè misure di carattere permanente. Il segnale sembra avere avuto il suo effetto, dal momento che adesso si parla di tagli e nuove imposte per 7,5 miliardi compreso l’intervento taglia-spese che, per Bruxelles, non costituisce una misura «permanente». La presidenza olandese preferisce comunque non arrivare al voto, peché per lanciare un “early warning” è necessaria la maggioranza qualificata. Basterebbe una minoranza di tre grandi Paesi e un paio di piccoli per fermare l’avviso, per cui Zalm non sembra intenzionato a forzare le cose.
Martedì 13 luglio sarà invece la Corte europea di Giustizia a intervenire sul congelamento delle raccomandazioni contro Francia e Germania. La presidenza olandese di turno della Ue, che ha fatto dell’applicazione del Patto di stabilità uno dei punti-chiave del suo semestre iniziato il 1° luglio, attenderà le due decisioni prima di sviluppare il dibattito sulla riforma del Patto.
Anche l’Olanda, che aveva sempre avuto un’impostazione “rigorista” del bilancio, ha sforato nel 2003 il tetto del rapporto deficit-Pil previsto dal Patto, con un disavanzo del 3,2 per cento. La Commissione ha proposto una procedura per far rientrare il deficit sotto il 3% già nel 2004. La proposta è stata approvata dall’Ecofin con il consenso dello stesso ministro olandese Gerrit Zalm, che ha riconosciuto «appropriata» la raccomandazione.
La Commissione: misure per 7 miliardi di euro
A chiedere ai Paesi membri della Ue di approvare l’invio del “cartellino giallo” sui conti pubblici italiani è stata la Commissione europea lo scorso 28 aprile, sulla base delle sue previsioni che – a politiche invariate – stimano un rapporto deficit-pil del 3,2% nel 2004 (0,2 punti percentuali sopra il criterio fissato da Maastricht per la stabilità dell’euro), e del 4% l’anno successivo.
La richiesta è stata respinta dall’Ecofin l’11 maggio, quando i venticinque ministri economico-finanziari della Ue – con le uniche riserve di Austria e Svezia e l’aperta opposizione della Spagna – hanno deciso di rinviare al 5 luglio la decisione. Nell’annunciare il rinvio, l’allora presidente di turno dell’Ecofin, il ministro delle Finanze irlandese Charlie McCreevy, aveva sottolineato che «il Governo italiano si è fermamente impegnato a tenere il proprio deficit sotto il 3% con misure tempestive ed immediate. C’è stato quindi un consenso per posticipare a luglio la decisione, dopo la verifica degli interventi aggiuntivi».
La Commissione ha poi chiarito le misure da adottare da parte dell’Italia per mettersi al riparo dal rischio di sfondare il criterio del Patto di stabilità. Condizioni ribadite a fine giugno nel rapporto di Bruxelles sulle Finanze pubbliche nel senso di «misure addizionali di natura permanente per almeno sette miliardi di euro (0,5% del Pil) nel 2004». Solo una manovra correttiva simile, secondo Bruxelles, «dovrebbe contenere il deterioramento dell’aggiustamento ciclico del bilancio e dovrebbe provvedere un margine sufficiente per portare il deficit sotto la soglia del 3% del Pil».
Il Sole 24Ore