Papa, niente Sapienza. Ruini: domenica tutti in piazza San Pietro

09/01/2009

L’annullamento della visita di Benedetto XVI all’università romana diventa la notizia del giorno, in una pioggia di commenti e reazioni. Il capo dello Stato, in una lettera al papa: ”inammissibile manifestazione di intolleranza”.

ROMA – Una decisione sofferta, arrivata dopo molte consultazioni interne e infine condivisa anche dal papa, sia pure con evidente dispiacere: poche righe di comunicato vaticano ieri pomeriggio per spiegare che si riteneva “opportuno soprassedere all’evento” e annullare così la prevista visita di Benedetto XVI all’Università di Roma La Sapienza. Si sono tenuti disordini in città, disordini che mettessero a repentaglio non tanto l’incolumità fisica del papa, che era e sarebbe stata garantita, ma l’incolumità dei cittadini. ”Se si riceve un invito da parte di una famiglia, ma poi quella famiglia comincia a dividersi, e accade quello che è successo in questi giorni, non è più il caso di accettare”, hanno spiegato ieri pomeriggio non meglio precisate “fonti vaticane” alle diverse agenzie di stampa. Insieme a questo, naturalmente, si è preferito evitare che la visita del papa si trasformasse in una occasione per una contestazione vibrante e forse anche offensiva, quale quella che si preparava all’orizzonte.

Una vicenda nata male e finita peggio, intorno alla quale si è immediatamente scatenata la polemica, con la notizia pronta ad essere rilanciata dai mezzi di comunicazione stranieri. Immediate le reazioni, ad iniziare da quella del Senato accademico della Sapienza, che ha sospeso i lavori della riunione ordinaria in corso quando è arrivata la notizia dell’annullamento della visita. “Il Senato accademico esprime grande rammarico per la perdita di una occasione di dialogo e riflessione culturale e civile che la comunità accademica aveva voluto percorrere secondo una tradizione consolidata di ascolto e rispetto”, si legge nel comunicato diffuso. “Le manifestazioni di intolleranza, limitate per altro ad una esigua minoranza, sono contrarie allo spirito di libertà e di ricerca – conclude la nota – che costituiscono la ragion d’essere dell’Università”. Di un papa “oggetto di un gravissimo rifiuto che manifesta intolleranza antidemocratica e chiusura culturale” parla una nota della presidenza della Cei (Conferenza episcopale italiana), tanto più considerando “che la visita del Santo Padre era una cordiale risposta a un invito espresso dagli organi responsabili dell’università, ma reso inefficace dalla violenza ideologica e rissosa di pochi”.

Ed è proprio dall’ex presidente della Cei che arriva una proposta concreta di solidarietà al papa. Il cardinale Camillo Ruini esprime a nome della diocesi di Roma “filiale e totale vicinanza al proprio vescovo” e invita “tutti i fedeli ma anche tutti i romani a manifestare questi sentimenti” partecipando domenica prossima in Piazza San Pietro alla recita dell’Angelus.

REAZIONI – “Condanno chi ha provocato tensioni inaccettabili e provo profondo rammarico per la decisione del pontefice”, ha commentato il premier Prodi ricordando che “è inammissibile che il papa non possa parlare all’università, che è la sede del dialogo e dell’apertura”. Nella tarda serata di ieri anche il presidente della Repubblica Napolitano ha inviato una lettera personale al papa in relazione alla vicenda. I chiarimenti sul contenuto sono affidati ad una nota diffusa stamani dal Quirinale, che precisa come il presidente abbia voluto “esprimere il suo sincero, vivo rammarico, considerando inammissibili manifestazioni di intolleranza e preannunci offensivi che hanno determinato un clima incompatibile con le ragioni di un libero e sereno confronto”. ”Il presidente Napolitano – si legge – ha altresi richiamato i temi della conversazione telefonica dello scorso 24 dicembre con il Pontefice, nell’auspicio di ogni possibile continuazione del dialogo tra l’Italia e la Santa Sede”.

Da parte sua, anche il leader dell’opposizione Silvio Berlusconi ha espresso preoccupazione: “La rinuncia a cui è stato costretto il papa in nome di una presunta laicità della conoscenza è il segno dell’intolleranza e di un certo fanatismo che nulla hanno di autenticamente laico”. Parole di condanna dal sindaco Veltroni: “La mancata partecipazione di Benedetto XVI alla cerimonia prevista per il 17 gennaio all’Universita’ di Roma La Sapienza rappresenta una sconfitta della cultura liberale e di quel principio fondamentale che è il confronto delle idee e il rispetto delle istituzioni”. L’appuntamento di giovedi’ per il leader del Pd “avrebbe rappresentato una nuova, alta occasione per la città di Roma per confermare al mondo la sua vocazione di grande capitale di dialogo e civiltà, levando ancora la sua voce contro la barbarie della pena di morte”. “Mentre ogni critica è legittima e il confronto delle opinioni è l’ossigeno della nostra convivenza- conclude il sindaco di Roma- ogni atteggiamento di intolleranza, come quelli che si sono manifestati in questi giorni verso il pontefice, fa male alla democrazia e alla liberta’”. E l’editoriale in prima pagina sul Foglio di oggi, il quotidiano diretto da Giuliano Ferrara, inizia così: “La vergogna è un sentimento laico, oggi. Vergogna per il fatto che una minoranza laicista ignorante, intollerante, violenta è riuscita a togliere il diritto di parola a un filosofo e teologo accolto a braccia aperte nelle principali università di tutto il mondo, prima e dopo la sua elezione a papa”.

LA CONDANNA DEL MONDO ECCLESIALE – Secca la posizione anche dei movimenti e delle realtà ecclesiali. L’Azione Cattolica parla di vicenda “incredibile e inquietante”, mentre Comunione e Liberazione ricorda che “i papi hanno potuto parlare ovunque nel mondo: l’unico posto dove il papa non può parlare è La Sapienza, un’università fondata, tra l’altro, proprio da un pontefice”. Cl mette in evidenza anche ”la fatiscenza culturale dell’università italiana, per cui un ateneo come La Sapienza rischia di trasformarsi in una discarica ideologica”. Da parte loro, gli universitari cattolici della Fuci esternano “profonda tristezza e preoccupazione” e bollando l’episodio come “un grave e illegittimo atto di intolleranza che macchia la coscienza profonda dell’università italiana”. Stesso ragionamento del Rinnovamento nello Spirito che, attraverso il presidente Salvatore Martinez, punta il dito contro “organismi oscurantisti volutamente anticlericali”.

IL RAPPRESENTANTE DEGLI STUDENTI – E’ indignato Gianluca Senatore, uno dei due rappresentanti degli studenti, di cui era previsto l’intervento il giorno dell’inaugurazione dell’Anno accademico. Il giovane ha fatto notare che ”la Rete di autoformazione” che ha occupato il rettorato rappresenta un’esigua minoranza e che invece la maggioranza delle liste degli studenti rappresentate negli organi centrali dell’Università consideravano la visita del Papa una grande occasione per l’ateneo. ”Saremmo pronti a raccogliere almeno 130 mila firme di studenti favorevoli alla visita del Papa se questo potesse far cambiare idea al Pontefice perché il rammarico è troppo per il fatto che il Papa ha rinunciato a venire a causa delle contestazioni. Abbiamo perso un’occasione unica – ha proseguito Gianluca – di concentrare l’attenzione sui problemi reali dell’Universita’ e sul finanziamento della ricerca. Tutte le liste e le associazioni degli studenti (Sapienza in movimento, Sinistra universitaria, Vento di cambiamento, Studenti di centro, Cl) tranne quella dei collettivi sono d’accordo su questo. Siamo talmente convinti della nostra laicità che non abbiamo nessun problema al confronto con la Chiesa”.

LA STORIA – Erano stati 67 docenti a definito come «evento incongruo» la visita di Ratzinger alla Sapienza. Una storia iniziata il 14 novembre 2007 quando il professor Marcello Cini, docente emerito dell’ateneo, inviò una lettera aperta al rettore, pubblicata dal Manifesto. La lettera esprimeva il disappunto per la decisione del rettore di invitare Benedetto XVI a tenere la lectio magistralis di apertura dell’anno accademico. Il 22 novembre alcuni docenti della Sapienza che condividevano le opinioni di Marcello Cini, appoggiavano l’iniziativa inviando una seconda lettera al rettore Guarini nella quale si chiedeva di rinunciare a questo invito. In queste due lettere, spiegavano ieri i docenti, “non c’era alcun intento censorio nei confronti del papa, bensì il desiderio di una parte della comunità accademica di esprimere la propria opinione in merito alla decisione del rettore». Ma in realtà la protesta, appoggiata da una parte degli studenti, ha poi ricercato proprio questa conclusione, raggiunta al termine di una giornata che aveva visto anche l’occupazione del Rettorato. “Fuori il Papa dall’università”, lo slogan che pendeva dalla finestra del Rettorato occupato, e poi ripetuta dai ragazzi al momento dell’annuncio dell’annullamento della visita, quando parlano di “vittoria della laicità e della libertà di studio” e di “una giornata che potrebbe essere una indicazione politica per il paese contro le ingerenze della Chiesa cattolica in uno spazio pubblico dove devono dominare la ragione e il dialogo”. Già, la ragione e il dialogo… “E’ una vergogna non per la Chiesa ma per una certa sedicente cultura” – commenta lo scrittore Vittorio Messori: “C’è da chiedersi: da che parte starebbe oggi Galileo Galilei?”.

Fonte:
www.korazym.org