Ong su Lula: «Promesse non mantenute»
09/01/2009
Il fallimento del piano di riforma agraria e l’assenza dello Stato sia nelle metropoli che nelle zone rurali. Il presidente brasiliano al centro del “Rapporto 2005 sui diritti umani” della Rete sociale di giustizia. La risposta: «Critiche irragionevoli»
Molte delle promesse che il presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva aveva inserito nel suo programma elettorale (lotta alla fame, riforma agraria, aumento dell’occupazione, alfabetizzazione, sviluppo delle popolazioni indigene, emergenza Amazzonia e ambientale in generale) non sono state rispettate dal governo.
Nel “Rapporto 2005 sui diritti umani in Brasile”, redatto dalla Rete sociale di giustizia, viene evidenziato che «non c’è più tempo per i cambiamenti: l’eredità lasciata per il 2007 sarà esplosiva per qualsiasi prossimo governo, sia di sinistra che di destra». Contesta i contenuti del rapporto il segretario esecutivo del ministero dello sviluppo agrario, Guilherme Cassel: «Non è ragionevole affermare – sostiene – che il governo non stia realizzando gli obiettivi del Piano nazionale di Riforma agraria. Dall’inizio del governo sono state interessate 200.000 famiglie, alle quali se ne aggiungeranno altre 200.000 entro la fine del 2006».
Ma le Ong brasiliane, che salvano dal bilancio negativo la sola lotta al lavoro in schiavitù, insistono che l’obiettivo contenuto per il periodo 2003-2006 nel Piano nazionale di riforma agraria, in base al quale 400.000 nuove famiglie avrebbero ricevuto terre, non è più raggiungibile. In particolare, sottolinea il documento, la meta di assegnare terre a 115.000 famiglie entro il 2005 non supererà la soglia di 60 mila. «La situazione può solo peggiorare – dice Maria Luisa Mendonca, una delle redattrici del rapporto – ed il governo Lula, eletto per cambiare lo stato delle cose, non è riuscito nemmeno a combattere la fame o l’analfabetismo. Questa inerzia può addirittura favorire l’azione futura della destra al potere». Drammatico anche il capitolo riguardante l’ordine pubblico e la violenza dell’azione della polizia che flagella le grandi metropoli con cifre allarmanti. Il totale di 50.000 morti (nel rapporto 2004 erano 40.000) per la violenza urbana in Brasile, ha sottolineato Mendonca, «è superiore a quello dei paesi che vivono in uno stato di guerra civile».
Al coro di critiche, in particolare per l’assenza dello Stato in Amazzonia, si associa anche suor Jane Dwyer, che lavorava a fianco della missionaria americana Dorothy Stang, assassinata il 12 febbraio scorso per la sua attività in favore dei senza terra. «I piccoli – dice suor Jane – continuano ad essere forzati all’obbedienza nei confronti dei grandi, e i grandi fanno ancora quello che vogliono, con il sostegno della polizia e delle autorità».
Fonte:
la nuova ecologia
8 dicembre 2006