Ocse: stipendi pubblici più che adeguati
09/01/2009
«Il governo dovrebbe avere un atteggiamento più duro coi sindacati»
Rapporto sull’Italia: tagli alla tasse solo con riduzioni di spesa permanenti. “La devolution rende difficile il controllo delle uscite”
MILANO – A dare involontaria man forte all’ala più intrasigente del governo nel rinnovo del contratto degli statali arriva l’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico): in Italia, scrive in un rapporto sul nostro Paese diffuso in giornata, i salari dei dipendenti pubblici sono più che adeguati, crescono molto più rapidamente che nel settore privato e proprio nel differenziale con quest’ultimo risultano più elevati che negli altri paesi Ocse. Per questo, dice l’Organizzazione, il governo dovrebbe assumere un «atteggiamento più duro» nelle trattative con i sindacati e varare regole più trasparenti sui premi ai dirigenti.
Il blocco della assunzioni, secondo l’Ocse, si è dimostrato poco efficace e l’imminente pensionamento della generazione del baby-boom rappresenta un’opportunità per sfrondare l’ammontare complessivo degli statali. «Il non completamento delle riforme sul personale statale sembra aver ulteriormente fatto crescere i costi delle retribuzioni. Adesso ogni anno nel Bilancio viene effettuato un accantonamento per coprire i bonus destinati ai dirigenti, ma non è chiaro – dice l’Ocse – quanto siano trasparenti i criteri in base ai quali questi premi vengono concessi». «Un blocco temporaneo effettivo di tutte le assunzioni è auspicabile e – conclude l’Osce – Gli aumenti salariali nel settore pubblico dovrebbero essere moderati, in coerenza con i nuovi tetti di spesa».
RIFORME – Non solo del contratto degli statali parla il rapporto Ocse: nonostante le riforme già avviate, si legge, in particolare quella delle pensioni e del mercato del lavoro, l’ economia italiana «sta tuttora sperimentando una graduale erosione del suo dinamismo interno e della sua competitività estera». Al tempo stesso, «si rivela ancora insufficiente l’azione svolta per ricondurre la finanza pubblica su un sentiero sostenibile nel lungo termine». Per quanto riguarda i parametri di Maastricht, si scrive anche che il raggiungimento dell’«obiettivo ufficiale di un disavanzo del 2,7 per cento nel 2005 potrà richiedere ulteriori misure di consolidamento nonchè uno stretto monitoraggio dei programmi antievasione e del rispetto dei tetti di spesa».
TASSE – L’organizzazione aggiunge che il deficit del settore pubblico nel 2005 sarà superiore al 3%, mentre per il 2006 si prevede un disavanzo ancora più elevato. E Le aliquote fiscali «dovrebbero essere tagliate se e quando si sarà in grado di finanziarne la riduzione con tagli di spesa permanenti». L’Ocse fa presente anche la possibilità di allargare la base imponibile «attraverso una semplificazione della normativa e sforzi più intensi per ridurre l’ elusione e l’ evasione fiscale». Secondo il rapporto, peraltro, in Italia la pressione fiscale non è superiore alla media, anche se sussiste un problema di economia sommersa.
DEVOLUTION E DIRITTO SOCIETARIO – L’Ocse critica anche la devolution: il decentramento rende più difficile il controllo dell’andamento della spesa pubblica in Italia, in particolare per quanto riguarda il comparto della Sanità. L’Ocse fa presente che per quanto si riferisce alla Sanità, «tanto il controllo della spesa quanto l’efficienza del servizio sono complicati dal fatto che la spesa sanitaria è decentrata pur essendo finanziata essenzialmente dallo Stato». L’Ocse, con riferimento sempre alla Sanità, suggerisce inoltre «un maggior livello di compartecipazione privata». Sul fronte del diritto societario, per l’organizzazione internazionale dopo gli scandali Parmalat e Cirio sono auspicabili «ulteriori, rapidi passi avanti» anche con riferimento alla corporate governance, nella considerazione fra l’ altro che «la ripartizione delle competenze» fra le stesse autorità «necessita di aggiustamenti».
Corriere della Sera
19 maggio 2005