Ocse: Pil italiano in calo del 5,3% nel 2009

17/06/2009

La disoccupazione potrebbe salire al 10%, deficit al 6% e debito pubblico oltre il 115%. «Serviranno prestiti per 80 miliardi»

MILANO – L'Ocse rivede le previsioni sull'economia italiana, in peggio per il 2009 e in meglio per il 2010. Per quest'anno l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico prevede un calo del Pil del 5,3%, seguito da una ripresa pari a +0,4% nei dodici mesi successivi. Nel rapporto si legge che «la recessione italiana ha sorpreso per la sua ampiezza» e che l'economia si riprenderà molto lentamente, ma «grazie alla relativa solidità dei bilanci delle famiglie e delle imprese, la ripresa potrebbe essere più robusta che altrove». I numeri però sono preoccupanti: la disoccupazione potrebbe toccare il 10% alla fine del 2009 e continuare a salire in seguito, il deficit pubblico è prospettato al 6% del Pil e il debito pubblico oltre il 115%, vicino al 120% entro la fine dell'anno prossimo.

«DEBITO TROPPO ALTO» – «Il debito italiano è semplicemente troppo alto per permettere al governo di fare di più» per sostenere la domanda interna, scrive l'Ocse, apprezzando la cautela delle autorità. «Circa 300 miliardi di euro del debito pubblico italiano maturano nel 2009 e un simile ammontare nel 2010, il deficit di bilancio necessiterà di nuovi prestiti per 80 miliardi di euro». L'Ocse vede con favore le misure anti crisi che, «nonostante il limitato spazio di manovra», sono state introdotte dal governo italiano, ma raccomanda che «nel lungo periodo la performance economica può essere migliorata con riforme macroeconomiche e strutturali».

PENSIONI E SANITÀ – In particolare l'Ocse ritiene utili le iniziative che vanno a sostegno dei nuovi disoccupati che mettono in luce «una certa debolezza nel sistema italiano di welfare», molto sbilanciato nella spesa pensionistica. Pensioni e sanità sono le due aree su cui l'intervento del governo è ritenuto prioritario. L'Organizzazione rinnova invece le proprie perplessità nei confronti delle misure di sostegno all'industria dell'auto, che «rischiano di falsare l'allocazione delle risorse». Il settore auto – notano gli esperti – non riveste importanza sistemica e anche se le misure adottate hanno stimolato le vendite di auto a breve termine, è poco probabile che un tale sostegno costituisca il miglior utilizzo delle risorse pubbliche.

RECESSIONE PIÙ PESANTE – L'Ocse prevede dunque una recessione più pronunciata quest'anno, ma vede la ripresa – per quanto timida – già il prossimo. Nell'Outlook di fine marzo l'organizzazione prevedeva un calo del Pil italiano del 4,3% nel 2009 e un segno negativo anche per il 2010 (-0,4%). La disoccupazione era prospettata al 9,2% nel 2009 e il debito pubblico veniva proiettato al 127,2% nel 2010. Il prossimo Outlook semestrale (che conterrà le previsioni dettagliate per tutte le maggiori economie mondiali) sarà pubblicato il 24 giugno. Nel caso dell'Italia, «un decennio di bassa crescita della produttività e di graduale peggioramento della competitività hanno fatto sì che la crisi finanziaria colpisse un'economia indebolita».

LENTA INVERSIONE DI TENDENZA – La contrazione continuerà fino alla fine del 2009 con un ritorno «molto lento» alla crescita positiva durante il 2010. Il peso delle turbolenze dei mercati finanziari continuerà a farsi sentire, sebbene con un'intensità calante nel corso dell'anno. Famiglie e imprese continueranno a restare cauti nelle spese quest'anno e non ci sarà sostegno dai mercati esteri. Dopo «una recessione così pronunciata, la posizione relativamente buona del settore bancario, una volta che i mercati finanziari torneranno alla normalità, potrebbe permettere un forte rimbalzo dell'attività nel 2010», tuttavia il peggioramento della disoccupazione che proseguirà nel 2010 e i timori per il livello del deficit di bilancio indurranno consumatori e produttori a mantenersi cauti, il che terrà bassa la domanda interna.

RICAPITALIZZAZIONE – Per quanto riguarda il sistema bancario, l'Ocse sottolinea che «le caratteristiche che hanno protetto le nostre banche sono le stesse che ora possono esporle alle conseguenze della recensione». E avverte che «gli sforzi di ricapitalizzazione devono continuare, preferibilmente attraverso interventi privati, nazionali ed esteri, ma senza escludere il ricorso al capitale pubblico, anche se c'è una comprensibile riluttanza di fronte a una proprietà pubblica anche solo parziale». L'Ocse chiede inoltre di rilanciare le liberalizzazioni, estendendo quelle già compiute ad altri settori (come trasporti e servizi locali), aumentare la concorrenza e migliorare l’efficienza della pubblica amministrazione. Infine un capitolo è dedicato al federalismo fiscale, che «potrebbe essere difficile da perseguire». «È importante che abbia un forte sostegno politico e regionale», indica l'Organizzazione, dando comunque atto che «le linee basi della legge, in particolare il finanziamento della spesa essenziale da parte delle entrate centrali su una base standard dei costi e un trasparente meccanismo di suddivisione delle entrate basato sull'Iva e sulla capacità di introito fiscale, sono sane». Secondo l'Ocse, inoltre, «una nuova tassa locale, in parte basata sul valore delle proprietà di case, sarebbe altamente desiderabile dal punto di vista del federalismo fiscale».

Fonte:
Corriere della Sera