Ocse: crescita debole e inflazione forte

09/01/2009

L’organismo dedica un capitolo all’Italia

Secondo l’Economic Outlook l’indebitamento netto del paese si attesterebbe sul 4,2%. Nel 2006 accelerazione dell’inflazione STRUMENTIVERSIONE STAMPABILEI PIU’ LETTIINVIA QUESTO ARTICOLO
MILANO – I conti pubblici italiano mostreranno un ridotto miglioramento nei prossimi due anni, con il deficit oltre la soglia fissata dalla Ue.
Anche se le misure contenitive previste nella Finanziaria 2006 saranno efficaci dunque, nel 2006 il deficit dell’Italia scenderà solo al 4,2% del prodotto interno lordo, eludendo l’obiettivo governativo di un calo al 3,8% dal 4,3% previsto nel 2005, complice una crescita inferiore alle previsioni. Lo afferma l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) nel rapporto semestrale Economic Outlook, stimando per il prossimo anno una crescita nominale inferiore dello 0,8% a quella stimata dal governo.

Lo scarto tra le stime di governo e le previsioni dell’istituto parigino si riduce tuttavia quando si guarda al Pil reale, che Roma proietta all’1,5% il prossimo anno a fronte dell’1,1% indicato dall’Ocse. Sulla crescita nominale invece il 3,7% governativo supera ampiamente il 2,9% Ocse. Secondo l’Ocse la programmata correzione dei conti pubblici per 1,75 punti di Pil il prossimo anno, verrà neutralizzata per tre quarti di punto da maggiori uscite a sostegno di Stato sociale ed economia.

«Attuare tagli di spesa e migliorare il recupero di base imponibile per un tale importo in un solo anno costituisce una difficile sfida, tanto più che la spesa tradizionalmente aumenta prima delle elezioni politiche, previste in aprile 2006», si legge nel rapporto. A finanziare la manovra da 24 miliardi di euro prevista dalla Finanziaria 2006 è principalmente una stretta sulle spese delle amministrazioni centrali, degli enti locali e una riduzione delle uscite per la sanità. Il governo conta inoltre di trovare risorse tramite la lotta all’evasione fiscale, ricorda l’Ocse.

«In assenza di significative misure correttive nel 2007, il deficit di bilancio potrebbe arrivare al 4,75% del Pil», scrive l’Ocse. Il governo si è impegnato la scorsa estate con l’Unione europea a riportare il deficit sotto il 3% del Pil entro il 2007. «Con questi deficit, il debito pubblico è visto … raggiungere il 110% del Pil nel 2006, tenendo conto dell’effetto di previsti introiti da privatizzazione pari all’1% del Pil nell’anno in esame» prevede l’Ocse.

Il debito italiano, che quest’anno tornerà a salire per la prima volta in un decennio arrivando al 108,2%, dovrebbe arretrare al 107,4% nel 2006 in base alle stime del governo. L’Ocse avverte che l’attesa salita del debito e il rischio di sforamenti fiscali superiori a quelli preventivati potrebbero a un certo punto provocare la reazione del mercato, appesantendo il già oneroso servizio sul debito pubblico.

Nello sforzo per riportare in linea i conti italiani la crescita non aiuta secondo l’Ocse, che sottolinea come a minare la ripresa ci sia l’erosione del potere d’acquisto legata agli alti costi dell’energia e, di fondo, una competitività azzoppata da un costo del lavoro troppo elevato. Nel 2005 a una crescita negativa della produttività italiana si somma, secondo l’Ocse, una crescita reale dei salari prossima al 2%, complici aumenti generosi nel settore pubblico. Il risultato è un significativo peggioramento nel costo del lavoro unitario già in ampio deterioramento.

«La crescita dovrebbe rallentare nei prossimi trimestri, a riflesso di un indebolimento dei consumi …, un rallentamento della spesa pubblica e un raffreddamento del settore delle costruzioni», scrive l’Ocse prevedendo per quest’anno un aumento del Pil reale dello 0,2%. Una certa ripresa dell’espansione in Italia si verificherà da metà 2006 grazie all’assorbimento dello shock dei prezzi petroliferi, a una maggiore dinamicità della domanda in Europa e a condizioni monetarie ancora favorevoli. Allo stesso tempo, tuttavia, anche l’inflazione dovrebbe vivacizzarsi avvicinandosi al 3% nel terzo trimestre 2006 per attestarsi al 2,7%, su base armonizzata, nell’intero anno, rispetto al 2,1% del 2005. L’Ocse avverte dei rischi inflativi legati a una certa rigidità del mercato del lavoro italiano – legata alla progressiva uscita di coloro che vanno in pensione – e al limitato spazio di aumento dei salari reali data la debole crescita della produttività.

ECONOMIA IN CRESCITA – Allo stato attuale appare «plausibile» una «prolungata fase di espansione» dell’economia mondiale – sostiene l’Ocse – che finalmente interesserà anche la «convalescente» Europa. Al tempo stesso l’Ocse mette in guardia da potenziali rischi che potrebbero condizionare le ripresa. Fra questi il rialzo del prezzo del petrolio, il peggioramento degli squilibri delle bilance correnti, riallineamenti bruschi nei tassi di cambio e una crescita dei tassi d’interesse a lungo periodo.
COSTO DEL DENARO – L’Ocse si è pronunciata anche sulla prospettiva di un rialzo del costo del denaro in Europa, affermando che alla luce dei ritardi con cui finora si è manifestata la ripresa nel vecchio continente, sarebbe il caso di aspettare qualche altro trimestre prima di aumentare i tassi di riferimento. Contemporaneamente i governi europei dovrebbero approfittare del momento attuale per procedere al varo di riforme economiche, oltre che per cominciare seriamente a mettere mano al riassetto delle finanze pubbliche, dando priorità ai tagli di spesa piuttosto che all’aumento della tassazione.

Fonte:
Corriere della Sera
29 novembre 2005