Ocse alza le stime di crescita dell’Italia, taglia Cina e Brasile
18/03/2015
Migliorano le stime di crescita per i Paesi dell'Unione Europea, mentre peggiorano le prospettive economiche di Cina e Brasile, laddove si conferma la solida ripresa degli Stati Uniti. E' il quadro dipinto dall'interim economic assessment dell'Ocse, che prevede per l'Eurozona una crescita dell'1,4% quest'anno, in accelerazione rispetto al +0,9% del 2014
Revisione al rialzo anche per la Francia che, dopo essere cresciuta dello 0,4% nel 2014, segnerà, secondo l'Ocse, incrementi del pil pari all'1,1% quest'anno e all'1,7% il prossimo (+0,8% e +1,5% secondo l'Economic Outlook scorso), mentre subisce una lieve correzione al ribasso (-0,1%) il dato sul Regno Unito (+2,6% nel 2015, lo stesso dato del 2014).
Migliorano le stime di crescita anche per l'economia italiana. Mentre si conferma che il 2014 si è chiuso in recessione (-0,4%), per quest'anno è prevista una crescita del pil dello 0,6%, in miglioramento di 0,4 punti rispetto all'outlook di novembre (+0,2%). Per il 2016 si prevede un +1,3% contro l'1% di novembre, con un miglioramento quindi di 0,3 punti.
"I bassi prezzi del petrolio e gli effetti del quantitative easing da parte della Bce costituiscono dei nuovi, importanti e positivi fattori di crescita per spiegare la revisione al rialzo delle stime sulla crescita economica dell'area euro", spiega l'Ocse, precisando che questo fornisce un'opportunità per l'area euro di evitare un prolungato periodo di stagnazione, mercati del lavoro deboli e inflazione troppo bassa.
Detto questo, l'Ocse esorta a incrementare gli investimenti per accelerare la ripresa nell'area euro e i governi devono sostenere questo piano. In quest'ottica il piano Juncker offre un'importante occasione per catalizzare investimenti privati con il sostegno pubblico entro i vincoli di bilancio attuali. "Agendo insieme i Paese dell'Ue possono avere un impatto maggiore della domanda e portare avanti progetti di investimento con rendimenti elevati".
Il piano però ha bisogno del sostegno e dei contributi dei governi nazionali per ottenere l'effettiva attuazione. E la sua efficacia richiede riforme normative di mercato e quadri normativi transfrontalieri per garantire la redditività degli investimenti. Questo potrebbe contribuire ad affrontare la grande dispersione dei prezzi all'interno del mercato unico in settori come quello dell'elettricità.
Male, invece, il Brasile la cui economia, dopo la crescita zero del 2014, è prevista in contrazione dello 0,5% quest'anno, una drastica revisione al ribasso rispetto al +1,5% previsto nell'outlook. Revisione al ribasso dello 0,1% anche per la Cina (+7% nel 2015, in frenata rispetto al +7,4% del 2014, e +6,9% nel 2016), mentre migliorano le prospettive del Giappone (dopo una crescita zero nel 2014 +1% nel 2015 e +1,4% nel 2016 da confrontare con il +0,8% e il +1% calcolati a novembre) e dell'India (+7,7% nel 2015, con una revisione al rialzo di ben 1,3 punti, e +8% nel 2016, con una revisione al rialzo di 1,4 punti, dopo il +7,3% segnato nel 2014).
Le prospettive di crescita delle maggiori economie avanzate appaiono in "leggero miglioramento" ma le stime puntano comunque su un'espansione "moderata piuttosto che rapida" del pil mondiale, soggetta peraltro a rischi relativi alla stabilità finanziaria, avverte l'organizzazione di Parigi. Comunque, i bassi prezzi del petrolio stimoleranno la domanda globale e hanno creato le condizioni perché molte Banche centrali abbassassero i tassi di interesse.
"I venti favorevoli creano un'opportunità per l'area euro e per il Giappone di tornare a tassi di crescita in qualche modo più forti e, in generale, i più recenti indicatori sono incoraggianti", prosegue l'Ocse, segnalando la ripresa ciclica in corso negli Usa e una Cina dove la crescita sta rallentando, tanto che l'India appare destinata a crescere più velocemente di Pechino nei prossimi due anni. Prospettive più deboli, infine, per gli esportatori di petrolio e di materie prime.
Ad ogni modo, avverte, l'inflazione e i tassi di interesse straordinariamente bassi creano un crescente rischio di instabilità con una propensione al rischio e all'indebitamento guidata più dalla liquidità che dai fondamentali. "Inoltre, i tassi di crescita previsti restano troppo bassi per ricostruire e riattivare i mercati del lavoro", aggiunge, invitando i governi ad attuare riforme strutturali che diano sostegno sinergico alla politica monetaria in quanto, seppure le banche centrali restino il fulcro della ripresa, "bisogna evitare di affidarsi esclusivamente alla politica monetaria per gestire la domanda" allo scopo di mitigare i rischi per la stabilità.
Milano Finanza