Nel Carbonara Day, Gerardo Landulfo svela curiosità sul piatto italiano più amato e controverso al mondo

06/04/2021





Oggi, 6 aprile, è il Carbonara Day!

Cinque anni fa l’Unione Italiana Food e l’International Pasta Organisation hanno istituito la data, in onore di uno dei piatti più amati dagli italiani, soprattutto dai romani.

Tuttavia, è anche uno dei più controversi per quanto riguarda l’origine della ricetta, con le sue numerose varianti in tutto il mondo.

Per spiegare le ragioni che hanno creato tante polemiche intorno alla preparazione della carbonara, Gerardo Landulfo, Delegato dell’Accademia Italiana della Cucina di San Paolo e Direttore Esecutivo della Camera di Commercio, Industria e Agricoltura Italo Brasiliana di San Paolo (ITALCAM) , riporta un po ‘della storia del piatto.

Ma prima garantisce: la ricetta tradizionale dei romani prevede guanciale, tuorli d’uovo, pecorino romano e pepe nero macinato. Come pasta si consigliano gli spaghetti di grano duro, ma sono ammessi rigatoni o penne.

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Carbonara: romanesco o romagnolo?

Molte sono infatti le leggende sull’origine della carbonara, che probabilmente divenne il piatto preferito dagli americani alla fine della seconda guerra mondiale, anche se non a caso fu creata a Roma.

Una delle versioni di questa storia afferma che la ricetta è nata a Riccione (costa dell’Emilia Romagna), preparata da un cuoco bolognese di nome Renato Gualandi. L’evento sarebbe avvenuto il 22 settembre 1944, durante un pranzo per ufficiali dell’8a Marina inglese e della 5a americana, in occasione della liberazione della città italiana.

Gualandi avrebbe usato bacon, panna, formaggio, tuorlo d’uovo in polvere (dalla scorta dei soldati) pepe nero e, ovviamente, la pasta.

Il successo del piatto valse l’assunzione di Gualandi come capocuoco delle truppe alleate a Roma fino all’aprile 1945, tempo sufficiente per iniziare a utilizzare i prodotti dell’attuale ricetta e rendere popolare il piatto nella capitale italiana.

Guanciale di Amatrice: ingrediente tradizionale

Ricette simili sono già apparse in libri antichi come “Il Principe dei Cuochi” del napoletano Francesco Palma, pubblicato nel 1881, che prevedeva la ricetta dei maccheroni con cacio e uova, preparati con formaggio, uova e strutto.

Dato che cacio e uova è un abbinamento molto diffuso anche in Abruzzo, così come all’amatriciana, la carbonara sarebbe arrivata a Roma tramite un cuoco proveniente da quella regione.

Il Guanciale di Amatrice (città entrata a far parte del Lazio solo nel 1927) è oggi l’ingrediente più consigliato per entrambe le ricette.

Perché il nome “carbonara”?

Il nome carbonara, probabilmente è nato al confine tra Abruzzo e Lazio, in quanto questo sarebbe il piatto dei “carbonai” (carbonari, in dialetto romano), uomini che producevano carbone vegetale sulle montagne che separano le due regioni.

Questa versione racconta che i maccheroni cacio e uova venivano preparati il ​​giorno prima con guanciale al posto dell’olio d’oliva (per insaporire) e pepe nero, usato per conservare meglio la pasta, che veniva mangiata fredda e con le mani.

Un altro racconto simile sostiene che il piatto sia stato portato a Roma da un cuoco umbro, ispirato dal pasto dei carbonai della sua regione.

E per te, Gerardo Landulfo?

Per me la carbonara è italianissima! È uno dei massimi esempi del successo delle nostre ricette che si basano sull’accostamento di pochi ingredienti, al fine di esaltarne la qualità.

Oppure sarebbe meglio la carbonara all´americana con bacon e tuorlo d’uovo in polvere? O quello preparato da Gordon Ramsey con salame e crema di uova?

Mamma mia!