Mercati emergenti: bene il Brasile, pericoli in Russia
09/01/2009
Milano. Per il 2005 i mercati favoriti sono Corea e Brasile. Meglio invece stare alla larga da Messico e Cina e anche dalla Russia. Attenzione a dove mettete i vostri soldi. Nel complesso, gli analisti vedono “un upside selettivo” per il 2005 sui mercati emergenti.
L’andamento brillante delle Borse di questi paesi visto negli ultimi anni non appare più sostenibile e i risparmiatori dovranno abituarsi a scegliere con più cura. “Dopo anni e anni di miglioramenti nella sostenibilità dei fondamentali macroeconomici e della profittabilità delle imprese, lo spazio per ulteriori sorprese positive appare limitato”, afferma l’analista di Morgan Stanley Deborah Fuhr.
In particolare, spiega l’esperta, i mercati emergenti generano oggi un livello record di redditività (ROE) pari al 16%, un livello mai visto prima in nessuna regione del Pianeta e che anche per questo appare insostenibile nel lungo periodo. La prova è che “se questo livello fosse considerato sostenibile, i mercati emergenti dovrebbero trattare a multipli pari o superiori rispetto agli altri mercati sviluppati, e non con uno sconto del 37% rispetto al rapporto prezzo/utili (P/E) come accade nella realtà.
La cautela su questo tipo di investimenti si registra anche nelle sottoscrizioni di fondi di questa categoria. A livello globale, la loro quota rimane sotto il picco massimo visto nel 1994. E il ritorno a tali livelli appare impensabile dal momento che implica un incremento del 25% degli attuali assets impiegati sui mercati emergenti. L’anno scorso intanto il bilancio è stato più che positivo: l’MSCI Emerging Markets ha guadagnato il 22%, contro il 9% di incremento dello S&P 500, il più rappresentativo indice del mercato azionario americano.
Gli americani investono all’estero
Con un’economia in rallentamento, utili aziendali in frenata, petrolio elevato, il dollaro in flessione e i tassi di interesse in rialzo, c’è da scommettere che gli investitori americani continueranno ad andare all’estero a cercare buone occasioni di investimento, dicono gli analisti.
Anche perché con il dollaro debole, il valore delle azioni straniere detenute da investitori residenti negli Usa è destinato ad apprezzarsi. L’anno scorso, per esempio, l’indice Kospi della Corea del Sud ha realizzato una performance positiva dell’11% in valuta locale, che tradotta in dollari porta l’incremento al 27%. Lo stesso dicasi per il Brasile: in valuta locale l’incremento della Borsa è stato dell’8,9%, tradotto in dollari, però, il progresso visto nel 2004 sale al 29%. “I mercati emergenti dovrebbero sovraperformare anche quest’anno Wall Street, dal momento che gli utili appaiono positivi e le azioni sono ancora sottovalutate”, conferma Phillip Ehrmann, di Gartmore Investment. Attenzione però a dove puntare i fari.
Chi evitare, chi preferire
Tra i singoli paesi, una menzione a parte merita la Russia, considerato un mercato altamente a rischio. Byron Wien, altro analista di Morgan Stanley, parla addirittura di “una seconda rivoluzione russa” e assegna un 50% di probabilità alle dimissioni entro l’anno del presidente Vladimir Putin. Per Mosca l’analista avanza l’ipotesi di una caduta dell’azionario addirittura del 25%.
Ma nel complesso l’Europa dell’Est resta un’area interessante. Soeren Rytoft, capo strategist di Metzler/Payden, si attende rendimenti tra il 15 e il 20% da paesi come Polonia, Ungheria e Romani a fronte di economie che quest’anno dovrebbero mostrare una crescita tra il 4,5% e il 5,5%. I titoli preferiti in quest’area sono Bank Pekao, seconda maggiore banca polacca per gli asset gestiti, e Mol, la maggiore compagnia petrolifera dell’Ungheria.
Metzler conferma l’intenzione di investire di più in Asia (escluso il Giappone) e nell’Europa dell’Est, in aree cioè dove quest’anno l’economia potrebbe crescere più che negli Stati Uniti e dove anche le valute sono attese in rafforzamento. “Sui mercati asiatici il rendimento potrebbe essere del 20% sfruttando anche la spinta che arriva dall’apprezzamento delle valute locali contro il dollaro” afferma Rytoft. Gli analisti sono infatti concordi nel ritenere che ci sia spazio per un ulteriore ridimensionamento del dollaro nel corso del 2005.
Anche Chris Walker, capo degli investimenti di Scottish Widows, punta sull’appeal del Brasile, e in particolare sulle azioni di Banco Itau, la banca a maggiore capitalizzazione del paese i cui titoli nel 2’’4 sono saliti del 39%, e su Petroleo Brasileiro, la compagnia petrolifera statale le cui azioni l’anno scorso hanno registrato un progresso del 27%. Il Brasile è la più grande economica sudamericana e quest’anno dovrebbe crescere ad un tasso del 4% in vista di un ulteriore rafforzamento nel 2006 al 4,5% in base alle stime fornite da Citigroup.
La Repubblica
13/1/2005